0
0
0
s2sdefault
powered by social2s

pubblicato su Il Fatto del 22 gennaio 2011

Non mi convince per nulla la parte dell'inchiesta della Procura di Milano che riguarda i risvolti sessuali della vicenda Berlusconi. La prostituzione è reato in Italia? No.

Se quindi uno si porta in casa ragazze attratte dal "denaro facile" e dopo cena lui e i suoi ospiti ci vanno a letto a pagamento, sono fatti loro. C'è il caso di Ruby, minorenne, diciassettenne. E la prostituzione minorile è reato (del cliente, non del minore). Ma a parte che oggi una ragazza di diciassette anni è minorenne per l'anagrafe, ma non di fatto (e sarebbe bene, per i reati sessuali, abbassare la soglia della minore età, perché in giro circolano delle vere "mine vaganti"), in questo caso Berlusconi più che carnefice potrebbe essere stato vittima, oltre che della sua imprudenza, della ragazza. È plausibile che nei primi incontri il premier ignorasse la vera età di Ruby e che in seguito costei l'abbia ricattato come risulterebbe dalle carte della Procura. D'altronde non è che uno prima di andare a letto con una ragazza - sempre ammesso che Berlusconi ci sia andato - le può chiedere la carta d'identità.

Non è reato nemmeno fare in casa propria festini dove le ragazze siedono a cena, orrore, con i seni al vento. Mi pare che qui venga fuori tutto l'ipocrita moralismo cattolico. E infatti per queste cose si sono mossi Vaticano, cardinali, vescovi e preti che non avevano alzato ciglio per fatti ben peggiori commessi da Berlusconi (corruzione di testimone in giudizio per esempio - caso Mills).

Dico questo perché mi sembra che tutta questa focalizzazione sugli aspetti sessuali della vicenda distolga l'attenzione da un fatto ben più grave che non è avvenuto nelle privatissime e sacrali stanze della propria casa (che è la difesa del Cavaliere), ma è pubblico e certo, che lo stesso Berlusconi ha ammesso. Mi riferisco alle due telefonate fatte alla Questura di Milano per influenzare le decisioni della polizia sul destino di Ruby. Questo è un reato gravissimo, si chiama concussione e prevede una pena da 4 a 12 anni ed è la ragione per cui la competenza su tutta la vicenda non è della Procura di Monza ma di quella di Milano (il reato maggiore assorbe il minore). Recita l'articolo 317 c.p. : «Il pubblico ufficiale che, abusando della sua qualità o delle sue funzioni, costringe o influenza taluno a  dare o a promettere indebitamente, a lui o a un terzo, denaro o altra utilità è punito…». Le telefonate del premier sono "in re ipsa" concussione, anche se la Questura non si fosse fatta influenzare dai "desiderata" di Berlusconi come poi invece ha fatto. Berlusconi inoltre ha ingannato la polizia quando ha indicato la Minetti come affidataria. Si è infatti trattato di un affido "pro forma", allo scopo di sottrarre Ruby agli interrogatori e impedirle di rivelare particolari scottanti sui festini di Arcore. Tant'è che la Minetti non l'ha tenuta presso di sé nemmeno quella notte, ma l'ha sbolognata a una prostituta brasiliana, che era l'ultimo posto dove la ragazza doveva finire. E infatti Ruby poco dopo si è messa di nuovo nei guai. E se proprio vogliamo parlare di morale è qui che viene fuori tutta la spietatezza e il ributtante cinismo dell'uomo (altro che la generosità di cui va cianciando) perché dopo aver abusato del proprio ruolo per sottrarla a interrogatori per lui imbarazzanti si è completamente disinteressato del suo destino facendola finire da un casino a un altro.

Anch'io, come tutti, non vedo l'ora che questo energumeno si tolga dai piedi, ma vorrei che fosse costretto a farlo perché ha commesso dei reati certi e gravi e non per delle dubbie infrazioni alla morale sessuale.

Massimo Fini