Stampa
0
0
0
s2sdefault
powered by social2s

Caro Fini, proprio mentre Obama chiede alla Nato e ai Paesi europei un maggior impegno in Afghanistan, l’ho sentita, in un’intervista radiofonica, fare una difesa a spada tratta dei talebani. Va bene essere «bastian contrario», ma pretendere di avere ragione contro il mondo intero non le pare un po’ presuntuoso?
Giorgio Spini

Ho fatto solo delle constatazioni.1) Nell’Afghanistan «liberato» la disoccupazione viaggia fra il 40 e il 50%. ell’Afghanistan talebano non c’era disoccupazione, perché, come in ogni realtà tradizionale, ciascuno, contadino o artigiano che fosse, viveva sul suo e del suo. L’intrusione del nostro modello ha distrutto l’economia e la socialità. 2) Nell’Afghanistan «liberato» c’è una corruzione spaventosa, nel governo, nell’amministrazione, nella polizia. Nell’Afghanistan talebano la corruzione non c’era, per la semplice ragione che i talebani facevano impiccare corrotti e corruttori nello stadio di Kabul (cosa che ha sempre orripilato gli occidentali). 3) Nell’Afghanistan «liberato» hanno ripreso a spadroneggiare i «signori della guerra»: taglieggiano, derubano, ammazzano e stuprano. Nell’Afghanistan talebano i «signori della guerra» erano stati cacciati oltreconfine. 4) L’Afghanistan «liberato» è il posto più insicuro del mondo. Nell’Afghanistan talebano, come mi ha raccontato Gino Strada che vi ha vissuto, si poteva viaggiare, in tutta tranquillità, anche di notte. 5) L’Afghanistan «liberato» produce il 93% dell’oppio mondiale. Nel 2001 il Mullah Omar proibì la coltivazione del papavero e nel 2002 (anno in cui rileva la decisione presa in quello precedente) la produzione di oppio era crollata quasi a zero. Questi sono fatti, inoppugnabili. E questi ho ricordato.