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Che cosa direbbe l'opinione pubblica occidentale se in un Paese, poniamo musulmano, un cittadino venisse condannato ad un anno di galera per aver tradotto e diffuso un libro poco gradito alle autorità? Direbbe che è un'ignominia, una vergogna, un atto liberticida, un attentato alla libertà della manifestazione del pensiero. Direbbe che quel Paese dimostra una preoccupante tendenza all'integralismo e al khomeinismo. In Germania un certo Guenter Deckert è stato condannato ad un anno con la condizionale per aver tradotto e diffuso un saggio dell' americano Fred Leuchter: Ed in effetti la reazione dell' opinione pubblica occidentale è stata sdegnata e scandalizzata: ma perché la sentenza era troppo mite. Leuchter infatti nel suo saggio mette in dubbio la credibilità dei massacri di Auschwitz sostenendo che non era tecnicamente possibile uccidere tante persone con il gas. Guenter Verheugen, dirigente del Partito socialdemocratico, ha definito la sentenza «il più incredibile scandalo giudiziario dell'ultimo decennio». E su questo tono si sono espresse moltissime personalità, tedesche ed internazionali, a cominciare, naturalmente, dai rappresentanti delle comunità ebraiche. Non entro nemmeno nel merito delle tesi di Leuchter e Guenter Deckert, che è presidente del partito neonazista tedesco, ha fatto proprie traducendole e diffondendole. Le do per false. Ma è il principio ad essere inaccettabile. È inaccettabile che uno non possa mettere in dubbio, pena la galera, verità storiche o scientifiche o di qualsiasi altro tipo. Questi sono modi e mentalità da Santa Inquisizione che condannava Galileo perché sosteneva che la Terra gira intorno al Sole. Certo Galileo, con 99,99 probabilità su cento, era nel giusto, mentre Leuchter e Deckert, con 99,99 probabilità su cento, sono nel torto. Ma nel campo della manifestazione del pensiero si ha anche il diritto di avere torto. Guai se venisse meno questo diritto, perché vorrebbe dire che la ricerca storica o scientifica o filosofica, o di qualunque altro tipo, si dovrebbe sempre fermare di fronte a verità immutabili, eterne, aristoteliche. E sarebbe la fine della storia del pensiero e del pensiero stesso. Perché ci può essere una probabilità su mille che anche le verità più acclarate non siano tali e l'uomo ha diritto di esplorare anche quest'unica probabilità. Con ciò non dico affatto che questo sia il caso di Leuchter e del suo compare Deckert. Personalmente penso che i due siano in torto marcio e del resto non vedo che differenza faccia, dal punto di vista morale e anche storico, se i nazisti trucidarono sei milioni di ebrei o “solo”, per ipotesi, quattro milioni. Ma affermo un principio che, come tutti i principi, è indivisibile: ognuno ha diritto di fare le ricerche che vuole, di avere le idee che vuole e diffonderle come vuole (purché in modo non violento) per quanto aberranti queste idee ci possano apparire. lo ho il diritto di dire che il Sole gira intorno alla Terra, che Napoleone ha vinto a Waterloo e, anche, che l'Olocausto non è mai esistito. Le idee aberranti si combattono con altre idee, non aberranti. Le menzogne con i fatti. Le falsità con le verità. Ma una verità che per affermarsi o ribadirsi ha bisogno di farsi strada con le manette mi fa orrore. Le manette hanno poco a che fare con la verità e assolutamente nulla con la libertà.