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C'è una contraddizione in termini nell'atteggiamento degli Stati Uniti e della Gran Bretagna in questa vicenda dei proiettili all'uranio impoverito. Da una parte, in sede Nato, a Bruxelles, Stati Uniti e Gran Bretagna respingono la proposta italiana di sancire una moratoria per queste armi, perché, sostengono,  " non sono pericolose ". Dall'altra parte per respingere l'accusa di non aver avvertito gli alleati sull'uso dei proiettili all'uranio e sui loro effetti, gli Stati Uniti fanno uscire sul New York Times un documento del Pentagono, dei primi di luglio del 1999, che informa i comandi militari europei che gli americani hanno usato in Kosovo proiettili all'uranio impoverito, definito " materiale che può provocare danni alla salute ", e li esorta a prendere le seguenti precauzioni: "1) militari e civili non devono toccare munizioni e altro materiale contaminato; 2) il personale che viene in contatto con le testate delle bombe anticarro o è costretto ad accedere ai carri armati bombardati  deve essere preventivamente munito di speciali tute e maschere protettive che coprono completamente la pelle  ". Più espliciti di così... Questo documento del Pentagono non mette però solo in contraddizione gli americani con se stessi, mette in imbarazzo e in una posizione ambigua il governo italiano. E' vero che gli Stati Uniti informano dell'uso dei proiettili all'uranio e della loro evidente pericolosità solo dopo la fine della guerra, però queste cose il nostro governo le sapeva dal luglio del 1999, perché si é messo ad indignarsi solo dopo un anno e mezzo e in seguito a notizie giornalistiche? E se invece non ne sapeva niente vuol dire che i nostri comandi non l'hanno informato e allora devono saltare le teste dei militari. La chiarezza che il governo italiano chiede agli americani deve farla soprattutto in casa propria. Detto questo le questioni di fondo sono altre. Una riguarda  il concetto stesso di " intervento umanitario". Non può essere considerato tale, come sembrava invece credere Sergio Romano sul Corriere della Sera, se ha lo scopo di abbattere una dittatura per mettervi al suo posto una democrazia, come è successo in Jugoslavia. Questo non sarebbe un "intervento umanitario" ma una guerra ideologica non diversamente da quella che le democrazie combatterono contro il nazifascismo e da quelle che si facevano cristiani e musulmani in Terrasanta. Se ha mai un senso l' "intervento umanitario" è quello di preservare le popolazioni civili. Per la verità gli americani si sarebbero assai stupiti  se qualche entità superiore  gli avesse posto questa istanza "umanitaria" nel 1944-45, quando bombardavano a tappeto Dresda, Lipsia, Berlino, facendo milioni di morti, proprio con l'intento di colpire la popolazione civile " per fiaccare la resistenza del popolo tedesco ". Sia come sia gli " interventi umanitari " hanno ottenuto un risultato opposto al fine dichiarato, tanto in Bosnia che in Kosovo. E questo per il modo in cui la Nato conduce i suoi "interventi umanitari". Gli occidentali non sono disposti a perdere nemmeno un uomo. Ce lo dicono proprio le accese polemiche di questi giorni. Nove dei nostri soldati sono morti probabilmente per le radiazioni dell'uranio impoverito. Cosa sono nove morti rispetto ai 5 mila, nella stragrande maggioranza civili, provocati dai bombardamenti Nato in Serbia e Kosovo? In altri tempi una tale sproporzione sarebbe stata considerata un bilancio non dico positivo ma trionfale. Invece noi italiani siamo turbatissimi da queste nove morti. E durante la missione in Kosovo gli americani impegnarono metà del loro esercito, o quasi, per salvare il pilota disperso dell'unico aereo abbattuto dalla contraerea jugoslava. Noi occidentali diamo un valore superlativo alla vita, quando è nostra. È altissimo  il prezzo che facciamo pagare per la nostra "umanità". E qui viene in discussione un altro punto. I popoli che non appartengono all'area dell'occidente hanno perduto il diritto di farsi la guerra che noi invece ci riserviamo chiamandola "intervento umanitario"? I popoli non hanno più diritto di risolversi le proprie questioni, anche con la guerra, senza supervisioni pelose, senza che ci siano entità superiori quasi sovrumane, che decidono chi deve vincere e chi perdere? Da quando? E perché? E anche ammesso che i popoli abbiano perso  questo elementare diritto che senso ha impedire le loro guerre facendone altre ancora più devastanti? Le guerre locali sono fatte con armi convenzionali, in esse c'è il sangue e il corpo a corpo, sono ancora qualcosa di umano benché feroce, nelle "missioni umanitarie" non c'è solo l'orrore asettico di macchine che uccidono uomini che non si possono difendere, che non sanno e non possono distinguere fra un militare e un bambino ma queste missioni a causa dell'armamentario chimico implicano oltre alle attuali generazioni anche quelle future. Le "guerre umanitarie" sono particolarmente disumane. La seconda questione riguarda la Nato. E  una alleanza difensiva  che si è surrettiziamente trasformata in offensiva. Se si va a ben guardare le sole guerre di aggressione non locali di questi ultimi dieci anni, le ha fatte proprio la Nato: Golfo, Somalia, Bosnia, Kosovo. Tale trasformazione è avvenuta senza che i Parlamenti dei paesi membri si siano pronunciati su un punto tanto essenziale. È accettabile tutto ciò? E lo è in particolare per il nostro Paese che ha una costituzione che afferma che "l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali" (art. II)? O non è il caso di rivedere questo trattato, stipulato più di mezzo secolo fa, in condizioni tanto diverse, con un Europa che, se si esclude la Gran Bretagna,  usciva sconfitta da un colossale conflitto mondiale? Di ridefinire i limiti, le funzioni, gli scopi? Di stabilire un più equo rapporto fra Stati Uniti e alleati europei che, se si escludono gli inglesi, sono stati trattati fin qui come domestici? Per quanti secoli ancora dovremo pagare, militarmente, politicamente, economicamente, attraverso questa Nato, il debito contratto con gli americani per averci riscattato in libertà? Quando i debiti vengono pagati troppo a lungo rischiano di trasformarsi in crediti. E se si ritiene che la Nato, persa quasi ogni ragione difensiva con il tracollo dell' Unione Sovietica debba trasformarsi, senza che nessuno glielo abbia chiesto, nel " poliziotto del mondo ", che decide per tutti, che stabilisce che la Jugoslavia di Milosevic è un paese criminale e che la Turchia dei generali tagliagola, che usano le armi chimiche contro la popolazione curda,  è invece un cittadino internazionale irreprensibile, che in Israele e in Cecenia si possa fare sulla popolazione civile  scempi in confronto ai quali le nefandezze compiute dai paramilitari serbi in Kosovo sembrano carezze, che consente che Israele se ne infischi, da trent'anni, di una dozzina di risoluzioni ONU, ma diventa inflessibile se uno Stato, la Jugoslavia, difende, certamente anche con ferocia, con stragi che disonorano  il suo esercito,  un proprio territorio occupato da 30 mila guerriglieri in armi, si vorrà avere almeno la buona creanza democratica di consultare su una questione tanto importante i cittadini? O anche la democrazia, come la guerra camuffata da "intervento umanitario", è diventata una parodia?