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In un editoriale sul Corriere della Sera il professor Giovanni Sartori mi sbertuccia, definendomi «il povero Fini» perché ho osato affermare che la causa principale dell'inquinamento mondiale non è la sovrappopolazione, com'egli sostiene, ma il modello di sviluppo del mondo industrializzato. Ma Sartori difende la sua tesi in modo così balordo da avvalorare la mia. Ammette infatti che americani ed europei, un sesto della popolazione mondiale, producono quasi la stessa quantità di anidride carbonica dei restanti 5/6. Ora, se ci sono sei persone e una inquina quanto tutte le altre cinque messe insieme il problema, a meno che non si voglia entrare in un'ottica nazi, non è di eliminare le cinque, ma di ridurre i consumi di quell'una. «AI povero Fini» replica Sartori «sfugge che per quest'impresa ci vorrebbe uno Stalin». Può darsi che gli uomini dei Paesi industrializzati preferiscano affogare e crepare nella grascia del benessere e dei telefonini piuttosto che vivere in modo più contenuto. Ma alcune cifrette sembrano dire il contrario. Negli Stati Uniti 600 abitanti su mille fanno uso abituale di psicofarmaci. Ciò significa che nel Paese più ricco, più abbiente, più affluente del mondo, punta di lancia dell'attuale modello di sviluppo, una persona su due non sta bene nella propria pelle. E in Europa i suicidi sono passati da 2,6 per 100mila abitanti della metà del Seicento all'attuale 20 per 100mila abitanti, sono quindi decuplicati. La modernità è riuscita nell'impresa di far star male anche chi sta bene, cioè i ricchi. In quanto ai poveri del Terzo Mondo sono diventati dei miserabili e dei morenti di fame. Perche «il cibo non va dove ce n'è bisogno ma dove c'è il denaro per comprarlo».  II Sartori si aggrappa a questa mia frase per farmi far la parte del poeta e magari del criptomarxista: «II povero Fini... dovrebbe anche scoprire come si fa a produrre cibo senza costo da regalare a chi non lo può pagare». lo sostengo esattamente il contrario: che dobbiamo smetterla di aiutare le popolazioni del Terzo Mondo portandovi il nostro sviluppo. L'esempio è l'Africa. L 'Africa stava molto meglio quando si aiutava da sola. Era alimentarmente autosufficiente agli inizi del '900, lo era ancora al 98% nel 1961, al 89% nel 1971, al 78% nel 1981 (dati Fao) e via degradando. E' lo sviluppo che portiamo noi che affama queste popolazioni che abbandonano le economie di sussistenza su cui hanno vissuto per secoli e sono costrette, in virtù del meccanismo del denaro, a integrarsi nel mercato mondiale. Adesso esportano, cosa che prima non facevano, ma il ricavato non è sufficiente a compensare il deficit alimentare che si è così venuto a creare. Il modello industriale rende infelici i ricchi, affama i poveri e, complessivamente, ci ha fatto imboccare una strada al fondo della quale, mentre già soffochiamo in mezzo a ogni sorta di polveri, c'è la rovina. Sartori, e tutti i Sartori della Terra, stan segando il ramo dell'albero su cui son seduti. Davanti a questo spettacolo grottesco e penoso mi sbellicherei dalle risa. Se su quel ramo non fossi seduto anch'io.