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All'indomani degli arresti per lo scandalo dell'Expo e di quello di Claudio Scajola i giornalisti berlusconiani e i berlusconiani propriamente detti sono riusciti a dare il meglio di sè. «Manette grilline» titolava Libero di Maurizio Belpietro, l'insolvente (perché non paga i debiti e nemmeno se ne scusa, il gentiluomo). E Sallusti di rincalzo: «Pareva strano che il partito dei giudici si astenesse dal partecipare a questa campagna elettorale». E Toti, questo fantasma inventato da Berlusconi: «Giustizia a orologeria». Insomma poiché le inchieste hanno colpito bipartisan, i giudici non sono più comunisti: sono diventati grillini. Una cosa talmente comica che non meriterebbe nemmeno un commento ma uno di quegli irridenti 'billet' di dieci righe che scriveva Indro Montanelli sul Giornale quando era ancora un giornale.

Alcuni berluscones sostengono che le inchieste sono state attivate ad arte per coprire le fratture che si sono create all'interno della Procura milanese. E' stato facile per Ilda Boccassini replicare: «Le richieste risalgono a quattro mesi fa». Sarebbe più convincente sostenere che il grande risalto dato alle fratture nella Procura milanese serve per coprire l'enormità e la gravità di uno scandalo come quello dell'Expo che coinvolge tutti i partiti ad eccezione del temutissimo 5Stelle. Ma poi è così pretestuosa l'inchiesta sull'Expo che alcuni dei principali indagati, da Angelo Paris, Direttore della pianificazione acquisti (ora ex) all'imprenditore Enrico Maltauro, stanno già confessando.

L'insolvente Belpietro irride Mani Pulite. «Eh sì, sembra proprio di essere ritornati ai bei tempi di Mani Pulite, quando le retate preventive a ridosso delle elezioni erano la regola». Eh sì, peccato che a quelle 'retate preventive' Belpietro e il suo direttore, Vittorio Feltri, inneggiassero con gioia e «summo cum gaudio» trasformando delle inchieste giudiziarie in una caccia sadica (Carra sbattuto in prima pagina in manette, «il cinghialone», eccetera). Se c'è stato un giornale forcaiolo è L'Indipendente di Feltri e Belpietro. Io c'ero, all'Indipendente, e quei due non possono prendermi in giro. Divennero ultragarantisti quando passarono alla corte di Berlusconi, sempre per 'lorsignori' s'intende, per i delinquentelli da strada vale ciò che dice un'altra di quel giro Daniela Santanchè, detta familiarmente 'la Santa': «In galera subito e buttare via le chiavi».

Quanto a Feltri si occupa, più modestamente, di Scajola, si duole che questo bel giglio di campo sia stato messo in carcere. Che ragione c'era? «Il pericolo di fuga si presenta nel momento in cui scatta la sentenza definitiva». Ah sì, e Dell'Utri che se n'è ito in Libano con prudente anticipo? Pericolo di inquinamento delle prove? «Ma i Pm le hanno già attraverso le intercettazioni telefoniche». Feltri dimentica, anzi non sa, perché in materia è ignorante come pochi, che gli elementi d'accusa dei Pm devono essere vagliati dai Tribunali, altrimenti non ci sarebbe bisogno di una Magistratura giudicante, basterebbe quella requirente, com'è negli Stati totalitari. Il neogarantista Feltri è in contraddizione con se stesso e per tirar fuori Scajola dal gabbio lo dà già per condannato.

Basta. Con costoro è inutile discutere. Diceva un mio amico, grande pokerista: «Gioco contro chiunque tranne che contro la sfiga». Si potrebbe tradurre in: discuto con chiunque tranne che con chi è in malafede. Comunque, visto che la Magistratura ci costa un mucchio di soldi e non serve a nulla perché ci sono esegeti molto più preparati, propongo di istituire un Tribunale Speciale composto da Feltri, Belpietro, Sallusti, Ferrara, Santanché (costei con particolare delega per i reati da strada). Benché Feltri sia parecchio esoso e Belpietro insolvente risparmieremmo un bel po' di quattrini.

Massimo Fini

Il Fatto Quotidiano, 17 maggio 2014