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Gentile Redazione,

scrivo in merito alla notizia pubblicata su 'Il Fatto Quotidiano' di oggi, inerente la decisione di Massimo Fini di cessare la collaborazione al giornale. Perciò questa lettera è soprattutto indirizzata a lui.

La prego, sig. Fini, non smetta di farci sentire la sua voce. Sono una donna anziana e con una pensione così misera che non spenderei neanche un centesimo per comprare un giornale ingrassato da questo stato. La prima rubrica che leggo sempre il sabato è la sua e nel caso non la trovi ci resto male.

Le sue idee mi piacciono non perché sia sempre d'accordo con lei (questo non è un problema per me: io non vado molto d'accordo neanche con le mie), ma perché il suo punto di osservazione è spesso alternativo a quello di gran parte degli altri, quindi più stuzzicante. Inoltre le sue idee sono le sue proprie: in un mondo di inginocchiati che procedono a mo' di trenino, questo è già ammirevole.

E poi chi lo dice che bisogna essere sempre superinformati fino all'ultimo secondo? Credo che lei abbia letto l'intervista di Curzio Maltese a Montanelli su 'la Primavera di MicroMega' del 2001. Spesso Montanelli parlava del passato, in un punto parla del «povero Meridione del principio del secolo», ma è un discorso valido anche per questo secolo, e se le cose vanno avanti così, varrà anche per l'inizio del prossimo.

Che c'entra l'interiorità di Borges? Perché, l'interiorità lei non ce l'ha? Basta posare la mano sulle proprie cicatrici, su quelle della Milano che era la sua, e ancora più in là, sempre più in là (dipende dal masochismo di ciascuno) e l'interiorità viene subito fuori: non è mica un regalo degli dei ai poeti.

Se fossi in lei non comprerei giornali e non guarderei neanche i talk show. Basta passeggiare per strada, ascoltare ciò che la gente dice mentre passa, fermarsi in qualche locale; se si vuole fare un articolo controcorrente vien bene uguale. In più si fa movimento e ogni tanto si guarda il cielo, che magari fa bene agli occhi. Mi sembra che fu Hans Ruesch a dire che l'intelligenza, per quanto grande, ha i suoi limiti: solo l'imbecillità non ha confini. E allora perché confinarsi davanti al televisore, per studiarla?

Sig. Massimo Fini, io spero di leggerla ancora perché, se è vero che «il mondo, tutto il mondo ha bisogno di amicizia», è altrettanto vero che il mondo, tutto il mondo ha bisogno d'intelligenza. La prego di continuare a darci il suo contributo. Grazie.

Gioia C.

 

Carissima «donna anziana» se fossi il direttore del Fatto la ingaggerei immediatamente per sostituirmi. Da quello che scrive, da come lo scrive, dai riferimenti che fa credo che il giornale non ci perderebbe, anzi magari ci guadagnerebbe un poco. Soprattutto in saggezza. Un grazie di cuore per le sue splendide parole.

Massimo Fini