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Sapete qual è la novità? I veri fascisti, antropologicamente parlando, sono i democratici. Il Pd ha chiesto al Tribunale Civile di Roma l’ineleggibilità di Virginia Raggi per aver firmato il codice di regolamento interno dei 5 Stelle. Ricorso risibile che il Tribunale ha puntualmente e ovviamente respinto. I partiti, come ci sgoliamo a ripetere, e ci fa piacere che Marco Travaglio abbia assunto con decisione questa posizione che parte dalla lettura della Costituzione (art.49), sono delle associazioni private i cui regolamenti interni non hanno alcuna rilevanza pubblica. Se si assumesse una posizione opposta ogni partito potrebbe dichiarare illegittimo qualsiasi altro. L’ipergarantista Giuliano Ferrara ha scritto: “Chiamate i carabinieri. In un Paese serio sarebbe già in campo un’iniziativa legale per lo scioglimento di un movimento reazionario come quello di Grillo”. Cerasa ha aggiunto che bisogna “sciogliere il M5S”. Se un partito è reazionario o no è una questione politica e non giuridica. Se il M5S è un partito reazionario, ammesso e niente affatto concesso che lo sia, sono fatti suoi, di chi vi aderisce e di chi lo vota.

Questa storia in Italia si ripete. Il MSI, che rappresentava cinque milioni di italiani, fu tenuto fuori per anni dall’agibilità politica con la truffa dell’’arco costituzionale’, favorendo così tra l’altro la nascita alla sua destra di movimenti realmente eversivi non per le loro idee (ogni idea in democrazia dovrebbe essere legittima, a meno che la democrazia stessa non voglia trasformarsi in un regime totalitario o confessionale) ma perché le voleva far valere con la violenza che essa sì è inaccettabile. Per restare a tempi più recenti anche la prima Lega di Bossi e di Gianfranco Miglio, che era un giurista di primissimo ordine, fu accusata di essere un movimento ‘eversivo’ così come ‘eversivo’ è il movimento di Grillo almeno stando alle parole di Sabino Cassese. Anzi nel caso della Lega dalle parole si passò ai fatti e per la prima volta nella storia della Repubblica italiana la Digos fece irruzione nella sede di un partito politico (i meno giovani ricorderanno, forse, l’immagine di Bossi che sostiene la testa di Roberto Maroni manganellato a sangue). Insomma ogni volta che in Italia compare qualcosa di nuovo che non piace a lorsignori gli ipergarantisti democratici invocano le manette.

Ma la questione non è solo italiana. Donald Trump è stato eletto Presidente degli Stati Uniti d’America secondo le leggi che vigono in quel Paese. Ma sul Corriere della Sera Beppe Severgnini, che interpreta al peggio una certa visione americana della democrazia, concepita in modo che le lobbies e le grandi organizzazioni economiche e finanziarie abbiano sempre la meglio sulla popolazione, afferma, sia pur contorcendosi come un acrobata da strada, perché non può non rendersi conto della contraddizione, che Donald Trump è inaccettabile. Io non so se Trump sia accettabile o no politicamente, so che è il legittimo Presidente degli Stati Uniti.

Si ripete qui, incredibilmente perché siamo nel democratico Occidente, quella concezione totalitaria della democrazia che gli stessi occidentali hanno utilizzato, con le armi, in Paesi ‘altri’. Nel 1991 il FIS (Fronte Islamico di Salvezza) vinse a grande maggioranza le prime elezioni libere in Algeria dopo decenni di dittatura di generali tagliagole. Ma i democratici occidentali appoggiarono immediatamente il colpo di Stato di quelli stessi generali. E fu guerra civile per vent’anni. Nel 2012 i Fratelli Musulmani vinsero le prime elezioni libere in Egitto. Ma immediatamente gli occidentali appoggiarono il golpe del generale Abd al-Fattah al-Sisi e il democraticissimo Matteo Renzi si spinse a definire questo massacratore “un grande statista”.

Insomma per certi democratici, che ci si vergogna a chiamar tali, la democrazia vale quando vincono loro, non vale più se vincono gli altri.

In Italia è molto difficile che il Movimento Cinque Stelle venga espulso ‘manu militari’ ma stando alle dichiarazioni di Giuliano Ferrara, di Sabino Cassese e di altri ‘democratici’ e alla violenza antileghista della polizia nei primi anni Novanta, non è escluso che questo possa avvenire. E allora sarebbe guerra civile. Come in Algeria. Come in Egitto.

Massimo Fini

Il Fatto Quotidiano, 20 gennaio 2017