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La tesi esposta da Massimo Fini in un articolo apparso sul FQ del 13 febbraio 2018 è contraddittoria, perché sostiene che una «democrazia liberale» deve riconoscere il diritto di esistenza, e dunque anche di espressione e di libera circolazione, anche ad «idee antidemocratiche», «purché, naturalmente, non cerchino di farsi valere con la violenza». Ciò implica logicamente che, se tali idee non si facessero valere con la violenza, ma si imponessero a maggioranza con metodo democratico, dovrebbero essere accolte e riconosciute come legittime ( in applicazione dell'Articolo 21 della Costituzione Italiana stessa). A danno del sistema, perché un regime antidemocratico non concederà al precedente regime democratico lo stesso diritto a esistere. Piero Calamandrei ha affermato che «nei regimi dove manca una legalità da difendere, può avvenire che il giurista "senta il dovere di deporre la toga per prendere le armi"». Ciò che Massimo Fini non vuole ammettere è che i principî di libertà, uguaglianza e fratellanza emersi dalle ceneri della Rivoluzione francese del 1789 non sono e non possono essere "universali". E nemmeno possono essere considerati ideali cui tendere come possibilità teorica, perché in realtà sono una impossibilità logica. Portati alle loro estreme conseguenze, tali principî mostrano il loro limite e la loro radicale illusorietà. La stessa di cui si alimentano i populismi emergenti, i quali pretendono di vedere realizzate per tutti promesse a priori impossibili da mantenere. E chi diffonde consapevolmente tali illusioni è responsabile del disordine politico attuale più di chi a tali illusioni ingenuamente crede.

Giorgio Sirtori

 

Non vedo che differenza ci sia fra un sistema democratico che impedisce il diffondersi di idee antidemocratiche (vedi la proposta Boldrini tipicamente ‘fascista’) e un sistema totalitario che impedisce il diffondersi di idee democratiche. Come scrive Flaubert ne L’educazione sentimentale nessun sistema di governo, democratico, totalitario, di diritto divino è legittimo perché si basa su una petizione di principio: l’autoconvinzione di essere l’unico legittimo. Tutti questi sistemi di governo, e altri che si potrebbero citare, non sono, come scrive Flaubert, che finzioni. Nessuna legalità è veramente tale. Faccio notare che la Democrazia nasce da una Rivoluzione violenta, quella francese, in seguito Napoleone si incaricherà di portare la ‘buona novella’ in Europa sulla punta delle baionette. Non vedo perché non possa avvenire il contrario. A meno che non si creda, come è insito in ogni storicismo, che la democrazia sia destinata a essere eterna e sanzioni quindi la fine della Storia.

Massimo Fini

Il Fatto Quotidiano, 20 febbraio 2018