0
0
0
s2sdefault
powered by social2s

“Un liberale che pretende che tutti siano liberali, non è un liberale: è un fascista.” (Il Ribelle dalla A alla Z)

Agli illustri colleghi che si occupano in questi giorni dell’Afghanistan descrivendo in coro i vincitori talebani come la feccia della terra vorrei fare una domanda semplice semplice. Abbiamo visto tutti le scomposte fughe di massa di migliaia di afgani che accerchiano l’aeroporto di Kabul disposti a calpestarsi l’un l’altro pur di raggiungere un qualsiasi luogo che non sia in Afghanistan. Bene. Quando nel 1996  dopo aver sconfitto i “signori della guerra” il Mullah Omar, che mi pare fosse un talebano, prese il potere a Kabul non ci furono “fughe di massa” (né di massa né di frange della popolazione) né ci furono durante i sei anni in cui governò il Paese. Allora che cos’è cambiato in questi vent’anni? Gli illustri colleghi dovrebbero porsi qualche domanda e darci una risposta.

La disfatta degli occidentali in Afghanistan non è vergognosa in sé – le guerre si possono anche perdere – ma per quello che abbiamo fatto, o non abbiamo fatto, nei vent’anni di occupazione. Sentivo l’altro giorno  a Sky Tg24 Economia Cottarelli e altri pregevoli economisti che affermavano, senza porsi a loro volta qualche domanda, che l’Afghanistan, già povero, lo è più oggi di vent’anni fa. Ma com’è possibile visto che gli americani hanno riversato in quel paese 2.300 miliardi di dollari? Dove è andato quel fiume di denaro? È finito nelle tasche di coloro che hanno accettato di collaborare con noi, che magari ora sono proprio quelli che fuggono terrorizzati, è finito nella corruzione del governo, dell’esercito, della polizia, dei governatori provinciali, della magistratura. I sovietici avevano fatto grandi distruzioni materiali, noi, oltre a quelle, abbiamo devastato moralmente l’Afghanistan. Ashraf Ghani che ha conseguito un master alla Columbia University e che quindi non può essere minimamente sospettato di simpatie talebane, prima di diventare presidente dell’Afghanistan al posto dell’ancor più corrotto Karzai, il cui fratello era uno dei massimi trafficanti di droga, disse: “Questo profluvio di dollari che ci è caduto addosso ha corrotto la nostra integrità”.

Il distico che precede questo articolo è dedicato a Mario Sechi, direttore dell’AGI, e a Emma Bonino entrambi intervistati da Sky. Dopo aver sparato sui Talebani si mettono sulla linea Bush-Fukuyama per cui ogni stato al mondo deve essere “democratico, basato sulla libera intrapresa e sul consumo”. Su Bonino c’è qualcosa da aggiungere. Nel 1997 Bonino, che era commissario Ue, chiese al governo talebano di poter visitare l’Afghanistan. I Talebani non avevano alcun dovere di accettare questa richiesta visto che la Ue non riconosceva il loro governo, invece le diedero il visto e la trattarono con gentilezza e cortesia come gli afgani, per tradizione, han sempre fatto con gli ospiti stranieri. Bonino poté visitare tutto ciò che voleva. Arrivata a Kabul entrò in un ospedale seguita da un codazzo di giornalisti, fotografi, cameramen e si diresse nel reparto femminile dove i fotografi cominciarono a fare i loro scatti e i cameramen a filmare. Arrivò il “Corpo per la promozione della virtù e la punizione del vizio” acchiappò la Bonino e la portò al primo posto di polizia dove le spiegarono come andavano le cose da quelle parti. Del resto nemmeno in Italia è possibile fotografare o filmare i degenti senza il loro consenso oltre a quello della Direzione dell’ospedale.  Per un reato di questo genere allora in Afghanistan era prevista la fustigazione con  “le verghe sacre”, invece la rilasciarono dopo due ore. Avrebbero fatto meglio a fustigarla. Con “le verghe sacre”, naturalmente. Forse avrebbe capito ciò che, da buona radicale occidentale, non ha mai capito: che anche la sensibilità e i costumi degli altri meritano rispetto. Invece Bonino, rientrata a Bruxelles, ottenne che la Ue tagliasse i fondi umanitari per l’Afghanistan. Più o meno è quanto si sta facendo adesso congelando i beni afgani, oggi talebani, all’estero, il che non aiuterà certamente la popolazione e indurrà i talebani a indurirsi.

Adesso dopo un lungo soggiorno in Gran Bretagna e a Parigi spunta Ahmad Massoud, figlio del più celebre Ahmad Shah Massoud, il “Leone del Panshir”. E anche su questo personaggio, molto ammirato in Occidente, bisogna dire alcune cose chiare. È stato Massoud a dare inizio alla tragedia dell’Afghanistan post sovietico. Finito il regime sovietico occupò Kabul che fu immediatamente circondata dagli uomini di Hekmatyar, suo storico nemico. Fu l’inizio del conflitto civile fra i “signori della guerra”, cui si aggiunsero Dostum e Ismail Khan (forse il migliore del gruppo) che fecero dell’Afghanistan terra di stupri, di violenze e di ogni sorta di abusi sulla povera gente. Fu questo a dare la spinta al movimento talebano guidato dal Mullah Omar che sconfisse i “signori della guerra” ricacciando Massoud nel Panshir, Dostum in Uzbekistan, Hekmatyar e Ismail Khan in Iran, ponendo fine alla guerra civile e portando la pace e l’ordine in quel paese. Mi ha raccontato Gino Strada, che ha un po’ più di autorità di me visto che nell’Afghanistan talebano ci ha vissuto: “Non c’era criminalità. Assolutamente. Si poteva girare tranquilli, anche di notte. Gli afgani dovevano rispettare certe regole. C’era la seccatura del “Corpo per la promozione della virtù e la punizione del vizio” che li fermava se non avevano la barba della giusta misura, li ammoniva o gli gridava dietro. Qualche volta volavano anche delle botte. Ma era raro… Non grandi cose. Con l’ospedale ho avuto qualche problema all’inizio, quando lo stavamo costruendo. Venne da me il viceministro della Sanità, Stahikzai, che apparteneva a una delle migliori famiglie di Kandahar, un uomo colto, distinto, amabile. Perché gli afgani sono strana gente, possono essere molto signorili o invece rozzissimi, tipi che si scaccolano o si puliscono i piedi davanti a te, non per scortesia o disprezzo, perché sono abituati così. Beh Stahikzai mi dice: ‘Qui ci vuole un blocco solo per le donne e anche il personale deve essere tutto femminile, medici compresi’. ‘Ma come facciamo se medici donne non ce ne sono o sono pochissime?’. Dopo un po’ di tira e molla ci accordammo e da allora abbiamo potuto lavorare regolarmente. Il 40% del nostro personale femminile era afgano.” (Il Mullah Omar, p.35).

Sul Mullah Omar gli americani avevano messo una taglia di 25 milioni di dollari. Con una simile cifra da quelle parti si compra tutto l’Afghanistan e anche un po’ di Pakistan. Ma in quindici anni non si è trovato nessuno che abbia tradito Omar. Anche questo è l’Afghanistan, così diverso da noi. In Italia ci si vende per mille euro e anche meno.

Il Mullah Omar non era, prima che lo attaccassimo, antioccidentale ma aoccidentale. Voleva conservare le tradizioni del suo paese senza disdegnare però alcune conquiste della nostra cultura soprattutto nel campo della medicina e dei trasporti, che in Afghanistan hanno molta importanza. Sognava cioè un “medioevo sostenibile” in contrasto col nostro modernismo insostenibile che ci sta portando al fosso. Preferisco il Medioevo.

Il Fatto Quotidiano, 25 agosto 2021