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Caro Direttore, Massimo Fini viene ospitato il 4 novembre sulla prima pagina del Gazzettino per commentare la fiaccolata in solida rietà con Israele e con i suoi usuali toni polemi ci e controcorrente si dichiara antisemi ta. La polemi ca è contro una stupida e ingiustificabile affermazione del portavoce della comunità ebraica di Roma che indicava come nemi ci di Israele e degli ebrei italiani tutti coloro che si fossero dissociati da lla manifestazione. Tuttavia le affermazioni di Massimo Fini non solo sono - come sempre nel suo stile estremo - provocatorie, ma, ahimè, veritiere. Va ad onore della sua onestà intellettuale il fatto di dichiararsi esplicitamente antisemi ta. A prescindere da lla polemi ca contingente, infatti, sono tali e tanti i momenti della carriera giornalistica di Fini caratterizzati da una costante polemi ca a senso unico contro Israele e contro gli ebrei, che nessuno fra i suoi numerosi lettori aveva più dubbi in proposito. Gadi Luzzatto Voghera Venezia Caro Luzzatto, mettiamo alcune cose in chiaro. Mi a madre, Zinaide Tobiasz, era un'ebrea russa che ha visto stermi nati tutti i suoi fami gliari (genitori, sorella, fratello, zii, cugini) durante la seconda guerra mondiale. I suoi ebbero la sfortuna di trovarsi sul fronte sovieto-tedesco che fu il più feroce perché i contadini russi difesero con le unghie e con i denti la loro terra, a maggior gloria di Stalin che li aveva stermi nati a mi lioni. Non sappiamo se i fami liari di mi a madre furono semplicemente vittime della guerra o anche del loro essere ebrei. Non lo sappiamo perché, dopo la guerra, i mi ei genitori fecero fare delle ricerche da lla Croce Rossa Internazionale, ma di quelle persone non si trovò alcuna traccia, sparite nel nulla. Per gli ebrei, che seguono la linea matrilineare, io sono quindi teoricamente un ebreo. Ma io non mi sento tale. Perché non sono stato educato in quella cultura. Mi a madre fa parte infatti di quei casi - non rari - di ebrei che furono talmente choccati da lle violenze antisemi te degli anni Trenta e Quaranta da rimuovere le proprie origini, anche quando, dopo la guerra, non c'erano più pericoli. Ciò dice, di per sè, della spaventosa ferocia di quelle persecuzione. È difficile quindi pensare che io non abbia sensibilità per la questione ebraica. Tuttavia non mi sento ebreo. Anche per un altro motivo. Da anarchico-individualista qual sono non mi piacciono le appartenenze appioppate da ll'alto, culturali o razziali che siano. Io appartengo solo a me stesso. Per questo non mi interessa se la persona che mi sta da vanti è un ebreo, un arabo o un malgascio, mi interessa innanzitutto chi è lui come persona.(Segue a pagina 11)Dalle mie labbra e dalla mia penna non è quindi mai uscita una parola contro un ebreo o un negro o un arabo o un malgascio solo perché tale. Naturalmente posso preferire una cultura a un'altra o, da agnostico qual sono, una religione a un'altra. Non ho simpatia per "le tre grandi religioni monoteiste" perché vedo nel monoteismo la radice dell'intolleranza e del totalitarismo. Preferisco le religioni africane, che non hanno Iddii unici e, a volte, nemmeno pantheon di Dei, ma una concezione magica della vita e della natura e spiritualizzano anche la materia laddove noi occidentali, nel solco del pensiero giudaico-cristiano, poi secolarizzato dall'Illuminismo, abbiamo finito per materializzare anche l'uomo. Ancor meno mi piace che un popolo si consideri "eletto da Dio" perché vi trovo, in nuce, le radici di quel razzismo di cui poi proprio gli ebrei sarebbero stati così atrocemente vittime. Se esistono popoli "eletti" vuol dire che gli altri, i "non eletti", sono inferiori. Quando sento parlare di "popoli eletti" e di "razze superiori" mi vengono i brividi. La sua affermazione che criticare Israele vuol dire, per ciò stesso, essere antisemiti, è inaccettabile. Perché significa impedire la critica a uno Stato e alla sua politica sotto il ricatto morale dell'antisemitismo. Israele non è il Male, come pensa il presidente iraniano, ma non è nemmeno il Bene. È uno Stato come gli altri verso il quale si deve poter conservare il diritto di critica. Trovo inaccettabile l'eterno ricatto morale che, oggi, viene fatto per cui Israele dovrebbe godere di un trattamento di privilegio in ragione dell'Olocausto. Lo trovo inaccettabile e oltraggioso. Oltraggioso per quei sei milioni di ebrei morti e oggi strumentalizzati per ragioni che con la loro tragedia non hanno più nulla a che fare. Massimo Fini