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Ma io le invidio tutto: dalla tv dove un Ferrara è inimmaginabile, alla cortesia e solerzia della pubblica amministrazione, dalla serietà fiscale alla politica di assistenza.

Da qualche anno, per motivi contingenti (la mia fidanzata, che è italiana, vive e lavora a Lugano), sono spesso in Svizzera. Come ogni buon italiano medio ho sempre considerato la Svizzera con grande sufficienza, dicevo che “in Svizzera c'è un'imbarazzante mancanza di polvere”. Per trent'anni i miei rapporti con la Svizzera si sono ridotti al breve tratto di autostrada che separa il confine da Campione d'Italia. E quando all'alba, dopo una notte di Casinò, io e il mio amico Diego ci fermavamo sulla riva del lago per prendere una boccata d'aria guardavamo sulla sponda opposta le luci di Lugano senza alcuna curiosità pensando quanto noiosi, tristi e fessi fossero gli svizzeri. Adesso che, nel meriggio della mia vita, guardo il lago dall'altra parte comincio a pensare che i veri fessi siamo noi che pur ci riteniamo tanto furbi e superiori. Credo avesse ragione Borges quando, riferendosi alla Svizzera dove aveva vissuto da adolescente, diceva che un Paese autenticamente democratico è quello in cui “no se sabe come se llama el Presidente”. Certo fa un certo effetto guardare l'Italia dalla Svizzera, dove quando il presidente della Confederazione ha un coccolone (come è accaduto qualche settimana fa) la notizia viene data dal Tg come sesta, mentre da noi qualsiasi banalità di Scalfaro, qualsiasi rutto di Bossi, qualsiasi mattinale di D'Alema ha la prima pagina. Negli uffici pubblici, così come nelle banche, le pratiche sono semplificate al massimo e nessun impiegato si sognerebbe mai di avere quell'atteggiamento indolente e strafottente che è così diffuso da noi, anche perché basta un reclamo per ricevere multe salatissime. Del resto in Svizzera ti multano per tutto. Ma se un cittadino, un anno, non ha i soldi per pagare tutte le tasse (che sono esattamente la metà delle nostre) ha diritto di discutere una mezz'ora (non un minuto di più ma neanche di meno) col funzionario del Fisco e concordare un diverso piano di rimborso. L' altro giorno la Nazionale Svizzera, che è una squadra compatta e competitiva (come abbiamo avuto modo di sperimentare), le ha buscate 5-0 dalla Svezia. Il commentatore Carpani, che è bravissimo, sobrio, preciso, ne ha informato senza drammi, senza scalmane. E piagnistei. Se fate zapping sulla loro televisione (che prende tutti i canali italiani oltre a quelli della Svizzera francese e tedesca) vi accorgete subito se siete capitati sulla TSI: le annunciatrici e le giornaliste non si mettono di sbieco, di lato o di culo, non hanno quell'aria ammiccante come a dire “noi due ci vediamo dopo”, i dibattiti sono pacati e approfonditi e il conduttore non si ritiene un mattatore o un domatore di fiere, non è un divo. In Svizzera fenomeni come Sgarbi, come Ferrara, come Santoro, come Funari, come l'ultimo Costanzo sono assolutamente impensabili. Io non posso sapere se gli amministratori svizzeri sono ladri come quelli italiani, mi pare difficile, quel che però vedo è che sembrano perfettamente consapevoli che è l'Amministrazione che deve essere al servizio del cittadino e non il contrario. Se devono far dei lavori su una strada ti avvertono dieci giorni prima e ti forniscono gli itinerari alternativi. I contadini ricevono robuste sovvenzioni perché restino sulla terra, la coltivino e la curino. Gli svizzeri sono infatti attentissimi alla gestione del loro territorio per il quale hanno una cura addirittura maniacale. I non occupati, anche se si tratta di giovani alla ricerca del primo impiego, ricevono un consistente sussidio (due milioni e mezzo circa per i giovani di cui sopra), ma devono fare corsi di qualificazione o di riqualificazione, pagati dall'Ufficio Consortile del Lavoro, alla fine dei quali però, con l'aiuto dello stesso Ufficio, ti devi trovare un'occupazione. In questo campo, la Svizzera somiglia alla Germania. Mi ricordo che negli anni '70 assistetti, a Pesaro, ad un convegno sul lavoro al quale partecipavano sindacalisti di molti Paesi europei. Il tedesco, di fronte alle nostre casse integrazioni, ai prepensionamenti, all'infinita varietà dei nostri “ammortizzatori sociali”, stralunò e disse: “Noi abbiamo solo un sussidio di disoccupazione”. “Di quanto?”, chiese l'Italiano. “il 90% dell'ultimo stipendio”. “E quanto dura?”. “A vita”. Qui fu l'Italiano a stupirsi. “Ma allora”, disse, conoscendo i suoi polli, “rimarranno disoccupati a vita”. “No”, rispose l'altro. “Un tedesco si sentirebbe umiliato a ricevere un salario senza far niente”. È chiaro che è una questione di costume, di mentalità, di cultura perché tu puoi fare le leggi migliori (e anche in Italia ce ne sono) ma nulla possono se si scontrano con la furbizia, il parassitismo congenito, la mancanza di qualsiasi senso del collettivo. E infatti la cosa che più impressiona guardando l'Italia dal Canton Ticino è che questi qui non sono tedeschi ma parlano italiano, sembrano italiani epperò sono svizzeri e si comportano da svizzeri. Sì, la Svizzera è noiosa, noiosissima. Ma anche il caos permanente, il “melodramma continuo”, il fregare il prossimo eletto a principio esistenziale (che poi, alla lunga, è un fregare se stessi come anche la recente alluvione dimostra), finiscono, insieme ai Ferrara, agli Sgarbi e ai Funari, per stufare, per essere noiosi. Più noiosi dei noiosissimi svizzeri.