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Nella più pura illegalità le forze della Nato stanno chiudendo il cerchio intorno a Radovan Karadzcic, l'ex leader dei serbi di Bosnia, per portarlo davanti alla Corte internazionale delI' Aja nelle vesti di criminale di guerra. Com'è costume gli occidentali si servono del solito Quisling che nella fattispecie è interpretato da Biljana Plavsic, presidente della Repubblica dei serbi di Bosnia. La Plavsic, un fantoccio in mano agli americani, è stata sfiduciata dal proprio Parlamento? Poco importa: la signora ha sciolto il Parlamento. La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo lo scioglimento? Ecchisenefrega della Corte Costituzionale: la signora Plavsic continua a fare il presidente. Nei giorni scorsi le forze della Nato hanno circondato a Banja Luka cinque edifici dove ci sono importanti insediamenti della polizia locale e, per usare l'eufemistica formula del Corriere della Sera, «hanno «agevolato» l'uscita dai commissariati dei poliziotti serbo-bosniaci nemici della Plavsic, disarmati e sconfitti» (Corriere 21/8). Questa operazione totalmente illegale è stata giustificata dal vice-comandante della polizia Nato, Werner Schum, col fatto che «l'arsenale ammassato nelle sedi della polizia indica che forse i «falchi» stavano per preparare un atto di forza contro la Plavsic». Come se fosse un 'inquietante stranezza che nella sede centrale della polizia, nella scuola di polizia e in tre commissariati si trovino delle armi. In realtà l'atto di forza è servito alla signora Plavsic per nominare i nuovi vertici delle forze dell'ordine. Ma il ministero dell'Interno della Repubblica serba di Bosnia ha fatto notare che, «la Plavsic non ha la facoltà di destituire o nominare quadri delle forze dell'ordine». Ma anche questo non importa, ciò che conta è mettere le mani, in un modo o nell'altro, sui «criminali di guerra» Radovan Karadric e Ratko Mladic, considerati gli unici responsabili del conflitto bosniaco. Il che è una menzogna. I principali responsabili stanno altrove. Come ricordava Aleksandr Solgenitsyn in un mirabile articolo pubblicato dalla Repubblica (21/8) «l'onorabile compagnia dei leader delle principali potenze occidentali...sono stati loro a mettere in moto l'estenuante guerra civile». Il perché è presto detto. Quando i Paesi occidentali e il Vaticano riconobbero nel giro di 48 ore l'autoproclamazione d'indipendenza (sacrosanta, s'intende) della Croazia e della Slovenia dalla Jugoslavia sapevano benissimo che ciò avrebbe immediatamente aperto il problema Bosnia. Una Bosnia multietnica, a guida musulmana, aveva infatti senso solo all'interno di una Jugoslavia multietnica. I serbi di Bosnia chiesero quindi a loro volta di proclamare la propria indipendenza o di riunirsi alla Serbia. Ma la comunità internazionale, manovrata dagli Stati Uniti e dalla Germania, rifiutò ai serbi di Bosnia quella autodeterminazione che avevano invece riconosciuto ai croati e agli sloveni. E i serbi scesero in guerra. In questa guerra, combattuta dalle milizie ma appoggiata dalle popolazioni di tutte e tre le etnie in lotta (serba, croata e musulmana) si sono avuti, oltre che atti di valore, anche delle atrocità inutili e odiose. Come in ogni guerra. Ma queste atrocità sono state compiute da tutte le forze in campo. Ricorda ancora Solgenitsyn: «i cadaveri di civili fatti a pezzi scoperti in Bosnia appartengono a tutti i campi». Ma davanti al Tribunale dell' Aja sono stati mandati quasi esclusivamente serbi, qualche croato (tanto per mantenere in piedi la finzione della neutralità) e nessun musulmano (i musulmani di Bosnia non sono integralisti e sono quindi molto graditi all'Occidente). In particolare i serbi (un milione dei quali era stato massacrato durante l'ultima guerra mondiale dagli hitlerocroati) sono stati accusati di aver praticato la pulizia etnica. Ma non sono stati i soli. Anzi, se si va a ben guardare, la più colossale «pulizia etnica», e anche la meno giustificata, è stata fatta dai croati quando hanno invaso la Krajina e ne hanno scacciato, in un sol colpo, 200 mila serbi uccidendone a mucchi. Ma nessuno pensa seriamente di portare il presidente Tudjman davanti al Tribunale dell' Aja. In realtà quello che si sta mettendo in piedi alI' Aja è il classico processo dei vincitori ai vinti, sulla scia di Norimberga. Precedente sciagurato perché fa coincidere il diritto con la forza: la forza dei vincitori. Nel caso slavo la cosa è particolarmente iniqua perché erano stati i serbi a vincere sul campo. Ma poi è intervenuto lo sceriffo americano che ha voluto diversamente e ha deciso che tre etnie che hanno ottime ragioni per odiarsi convivano in uno Stato inesistente: la Bosnia Erzegovina. Ma andare a mettere il dito negli ingranaggi della guerra è sempre foriero di tempesta. Perche la guerra ha una sua ecologia e una sua funzione: risolvere un conflitto una volta per tutte. E i morti e i lutti che una guerra provoca trovano almeno una ragione nel raggiungimento di questo obbiettivo. Invece aver voluto comprimere la guerra, dandole un corso e uno sbocco diversi da quelli che naturalmente aveva avuto, ha reso solo quel conflitto latente, a covar minacciosamente sotto le ceneri. E si può star certi che, come qualsiasi artificiale compressione della natura, prima o poi ritorna indietro come un boomerang, così prima o poi quel conflitto riesploderà in maniera ancor più devastante. Rendendo beffardamente inutile, invece che fecondo, il sangue che è già stato versato.