0
0
0
s2sdefault
powered by social2s

desso ci siamo stufati. Va bene che il presidente della Camera, il tronfio Oscar Luigi Scalfaro, dice che «la politica è pazienza», ma anche la pazienza, come tutti sanno, ha un limite. Soprattutto quando è esercitata per cose assolutamente inutili. Dopo quattordici votazioni è evidente a tutti che nemmeno per un momento gli oltre mille Grandi Elettori hanno pensato di portare alla massima carica dello Stato un uomo degno di ricoprirla e quindi di rappresentare con decoro la Repubblica. Finora tutto si è risolto, da parte della maggioranza come delle opposizioni, in sordidi giochi per affermare il proprio potere o fettine di micropotere. Ha cominciato il cosiddetto quadripartito proponendo la candidatura di Forlani non per le qualità dell'uomo (che, soprattutto per una Presidenza della Repubblica secondo l'attuale Costituzione, ci sono, con buona pace di Feltri: equilibrio, compostezza, civile educazione, il non essere mai stato personalmente sfiorato, a differenza per esempio di De Mita, Andreotti e Craxi, da scandali, Arnaldo Forlani è sicuramente la faccia più presentabile del regime), ma per negare con arroganza la cocente e significativa sconfitta del 5 aprile. Su questa base Forlani è stato giustamente trombato. Dopo di che è cominciato un jeux de massacre dove i  candidati venivano presentati per motivi che non avevano nulla a che vedere col ruolo che avrebbero dovuto eventualmente ricoprire e, spesso, solo per paralizzarne altri. In qualche caso ciò è stato anche dichiarato con tranquilla spudoratezza. Quando, tre giorni fa, è stata avanzata dal Psi la prima candidatura di Giuliano VassalIi, Claudio Signorile, il leader della “sinistra ferroviaria” socialista, ha detto: «È un modo per intercettare la candidatura di Giovanni Conso e bruciarla sul tempo». Complimenti. Si continua insomma con i vecchi giochetti. Un simile modo di procedere, oltre che suicida, è ridicolo e privo di senso. Se infatti il nuovo Capo dello Stato deve essere quello che, in una Repubblica parlamentare, ha da essere, cioè un buon e corretto notaio della vita politica con funzioni quasi simboliche, è assolutamente inutile scannarsi per un potere che non c'è. L'unico risultato è quello di dare al Paese la conferma di uno sfascio irrimediabile. E se invece si concepisce il nuovo Presidente della Repubblica come il rappresentante della richiesta di cambiamento che sale dal Paese esso, dopo le inchieste della magistratura milanese, non può certamente uscire da questo Parlamento dove i partiti del malaffare, Dc, Pds, Psi, Psdi e, in parte i repubblicani, sono ancora maggioritari e in grado di imporre le proprie condizioni. Alla partitocrazia, neanche per un estremo riflesso di difesa, è venuto in mente di recepire almeno in parte il messaggio del 5 aprile e di portare alla Presidenza della Repubblica una persona che non abbia nulla a che fare con i partiti, con le tessere, con le “aree di appartenenza”, con un mondo screditato, ma che appartenga davvero alla società civile. Non sta scritto da nessuna parte che il Capo dello Stato debba essere scelto all'interno del Parlamento o in zone contigue o fra i cosiddetti “personaggi istituzionali” che, come stanno oggi le cose, sono comunque espressioni della partitocrazia e della vergognosa e illegale lottizzazione che essa ha fatto di ogni e qualsiasi carica pubblica. La Costituzione prevede semplicemente che possa essere eletto Presidente della Repubblica “ogni cittadino che abbia compiuto cinquanta anni d'età e goda dei diritti civili e politici” (art. 84}. Dopo otto Presidenti della Repubblica pescati nel mondo della politica i quali, se si eccettua l'esemplare Luigi Einaudi, sono stati uno peggiore dell'altro, o perché golpisti o perché ladri o perché ubriaconi o perché han voluto (Pertini e Cossiga) giocare la partita a favore di qualcuna delle squadre in campo pretendendo però di restarne lo stesso arbitri e di fischiare i falli, si vada a cercare, una volta tanto, altrove. Nel mondo del lavoro e delle professioni. Per parte mia suggerisco il nome di Vittorio Gassman. Ha dimostrato di saper fare molto bene un mestiere, ha bella presenza, è colto, ha uso di mondo, sa le lingue. Ci farebbe fare perlomeno bella figura all'estero cosa che, in una Repubblica parlamentare è quasi l'unica che si richiede ad un Capo dello Stato.