0
0
0
s2sdefault
powered by social2s

La bozza di statuto della Regione Veneto, elaborata dal suo presidente, Giancarlo Galan, ha suscitato la reazione indignata della sinistre e preoccupata di alcuni leader delle destre, da Casini a Fini, a Buttiglione, perché sia alle une che agli altri è sembrato che potesse mettere in discussione l'unita nazionale. Lo stesso Galan si è affrettato a smentire questa ipotesi e persino Bossi l'ha sconfessata. L'unità nazionale è quindi sacra, inviolabile intoccabile. Ma perché? Ma quando mai? Ma chi l'ha detto? L'unità nazionale non è un dogma di fede nè un principio giusnaturalistico, è solo un' istituzione sociale la cui validità o meno può cambiare nel corso del tempo e col mutare delle situazioni. Lo Stato nazionale, che aggrega una serie di realtà regionali in nome di una vera o presunta unità culturale, linguistica, etnica, nasce fra il XV e il XIX secolo, per esigenze di difesa e commerciali. Unendo le varie realtà locali (staterelli, granducati, città-stato, comuni, feudi) lo Stato nazionale si ingrandisce e, da un lato incamera carne da cannone, che verrà poi utilizzata nelle guerre nazionalistiche dell'Ottocento e del Novecento, dall'altro elimina molteplici barriere doganali e daziarie diventate ormai un inciampo insostenibile per lo sviluppo dei commerci. Ma oggi, in una realtà che si va sempre più delineando geopoliticamente per grandi aggregazioni, lo Stato nazionale, almeno in Europa, non è più sufficientemente grande per garantire la difesa ma, oltre a presentarsi in genere poco omogeneo e coeso, lo è comunque quanto basta per non essere in grado di capire e valorizzare le identità localistiche. In quanto ai commerci, le barriere doganali nazionali sono oggi diventate anacronistiche quanto lo erano i dazi all'epoca in cui si affermò lo Stato nazionale. Il progetto dell'Europa unita, economicamente ma, a seguire, anche militarmente e politicamente, nasce proprio per far fronte a queste mutate esigenze. L'Europa unita, dopo aver già abbattuto le frontiere e creato una propria moneta, assicurerà in futuro la difesa attraverso un unico esercito e un'unica e coerente politica estera. Ma arrivati a questo, lo Stato nazionale non avrà più ragion d'essere, i punti di riferimento localistici saranno le Regioni, non quelle attuali, ma aree che si aggregheranno per coerenza economica, linguistica, culturale, etnica (per esempio l' Alto Adige col Tirolo, o la Riviera ligure di ponente Con la Provenza e così via). Non c'è quindi da scandalizzarsi, da cadere in deliquio, da fare il ponte isterico, da tirar fuori la retorica del «sangue versato» ( come se, tra l'altro, i patrioti fossero morti per questa Italia di ladroni e di profittatori), se nello statuto del Veneto ci sono elementi che in futuro possono portare al separatismo. Perché è la storia d'Europa che cammina in questo senso, lo abbiamo visto in Jugoslavia.Il futuro è, così almeno a me sembra, delle «piccole patrie» che soddisfano le esigenze identitarie della gente all'interno di grandi aree gepolitiche militarmente protette. Per quello che poi riguarda principalmente l'Italia, la nostra penisola ha dato, culturalmente e  politicamente, il meglio di sé prima e al di fuori dell'unità nazionale. La civile Italia dei Comuni e delle città, l'Italia che, con i mercanti toscani e lombardi, diede inizio all'evo moderno, l'Italia del Rinascimento, di Raffaello, di Michelangelo, di Leonardo, di Botticelli, di Dante, di Petrarca, di Boccaccio, di Cavalcanti, persino l'Italia di Leopardi e di Manzoni, i nostri due ultimi «grandi», è tutta preunitaria. l'Italia unita ha prodotto la dittatura fascista, una guerra mondiale, persa, la guerra civile e l'orrore di questi cinquant'anni di democrazia inefficiente, corrotta, ladra, proterva con i deboli e al servizio dei più forti, una parodia di demo-crazia perché, se così non fosse, bisognerebbe iniziare a dubitare della democrazia.Non vedo davvero per quale ragione si dovrebbe rimanere, razionalmente e sentimentalmente, attaccati a questa Italia. Inoltre, in via generale, ricordo ai pacifisti -e oggi lo sono tutti - che fan dell'unità nazionale un feticcio, che quella degli Stati nazionali è stata l'epoca delle guerre più devastanti, combattute proprio i nome degli ideali nazionali e del nazionalismo. Non c'è quindi da averne alcuna nostalgia.