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Comincia male l'opposizione dell'Ulivo che, a dar retta a Rutelli, dovrebbe essere «intransigente, rigorosa ma seria e costruttiva». Comincia male perché attaccando la composizione del governo Berlusconi fa critiche che si fermano all'apparenza e toppa quelle che riguardano la sostanza. Il numero due dell'Ulivo, Piero Fassino, non digerisce che il ministero per le Riforme istituzionali sia andato a Umberto Bossi: «Un tema così delicato affidato al leader di un movimento politico che notoriamente su questi temi ha avuto posizione estreme... logica avrebbe voluto che per le riforme istituzionali venisse scelta una persona autorevole». Beh, se c'è un movimento che ha introdotto nel nostro Paese questioni come il federalismo, la devolution, lo statalismo, il centralismo, cioè temi da riforme istituzionali, che oggi stanno nell'agenda politica di quasi tutti i partiti, magari anche quella di Fassino, è proprio la Lega. La scelta di Bossi, il leader e la mente di quel movimento, è quindi la più logica e, in quest'ambito, la più autorevole. Ho l'impressione che Fassino scambi «autorevole» per «uno che è lì da sempre» com'era ed è il caso dell'ex ministro dell'Interno Giorgio Napolitano, suo collega di partito, di cui, in cinquant'anni di carriera politica, non si ricorda una sola idea, un solo discorso pregnante e che, se mai è rimasto impresso nella memoria per qualcosa, è per la somiglianza, imbarazzante per lui comunista, col Re Umberto di Savoia. È ovvio che quando si introducono, in politica come in qualsiasi altro settore, temi nuovi lo si debba fare in forme estreme per imporli all'attenzione. Dieci anni fa il federalismo, portato avanti allora dalla Lega e solo dalla Lega, sembrava una bestemmia in chiesa, oggi è patrimonio di tutti e non c'è quasi partito che non se ne riempia la bocca. L'impressione è che la sinistra sia terrorizzata davanti a tutto ciò che è nuovo, diverso, non collaudato, non ampiamente noto. La sinistra è diventata grettamente conservatrice, per questo ha perso le elezioni di fronte all'arrembante dinamismo di Berlusconi.Se fosse stato per le sinistre saremmo ancora al regime consociative catto-comunista, con una spruzzata di socialismo ladrone, dei Forlani, dei Craxi, degli Occhetto. Possiamo immaginare che Fassino rimpianga quei tempi in cui il Pci poi Pds, tradendo il suo ruolo di opposizione, fondamentale per una democrazia, partecipava sottobanco al governo, gli italiani evidentemente no. È bene ricordare poi che se non ci fosse stata la Lega, che ruppe quello stagnante immobilismo e innescò quel processo che, anche attraverso inchieste della Magistratura che allora, è bene rammentare pure questo, furono additate ad esempio in tutto il mondo occidentale, abbatté una classe dirigente corrotta e corruttrice, avremmo ancora politici che lucravano sulla salute degli italiani, sugli aiuti al Terzo Mondo, sugli ospizi e sui vecchietti, sui cimiteri, sulle tombe e persino sui cadaveri. E questo, ne siamo certi, nemmeno Piero Fassino, persona quanto mai perbene, piemontese di antico stampo, lo può rimpiangere. La suorina di centro, Arturo Parisi, si scandalizza invece perché «per la prima volta si nomina ministro qualcuno condannato per vilipendio alla bandiera italiana». Il vilipendio, alla bandiera come a qualsiasi altra istituzione, è uno di quei tipici reati di opinione residuati dal codice fascista Rocco che proprio le sinistre, ma anche un sincero democratico e liberale come Arturo Parisi, avrebbe dovuto provvedere da tempo a espungere dal nostro Codice penale. Inoltre se la Lega è stata estremista a parole non lo è mai stata nei fatti. Nell'ormai più che ventennale storia di questo movimento non si ricorda un solo, dico uno solo, atto di violenza, tanto che, negli anni in cui la Lega era osteggiata da tutti, e massimamente dalla sinistra radical chic, la Repubblica dovette aspettare che a Milano un cane, presunto leghista, abbaiasse al consigliere comunale repubblicano Rosellina Archinto, per titolare grottescamente in prima pagina, a otto colonne: «Aggressione fascista della Lega a Milano». La stessa immacolatezza in fatto di violenza non fa parte invece della storia degli attuali alleati di Arturo Parisi, dei diessini e dei comunisti, una storia piena di aggressioni fisiche, per non parlare della matrice culturale e pseudoresistenziale su cui nacque il terrorismo rosso. A sinistra è poi tutto un coro di proteste e di lagne perché nel governo Berlusconi ci sono solo due donne, Letizia Moratti e Stefania Prestigiacomo. Questa è la politica della forma e dell'apparenza tipica dello stile americano (nello staff del Presidente, per non fare brutta figura, ci vuole almeno un nero, alcune donne e un immigrato esotico), ma cara anche alla retorica della sinistra. Le donne non sono una specie protetta, dei panda o delle handicappate, per cui bisogna riservar loro una quota tanto per farle contente. Devono andare al governo solo le donne, così come gli uomini, che abbiano dimostrato delle capacità, e Letizia Moratti e Stefania Prestigiacomo, in maniera diversa, lo hanno fatto ed è augurabile che non siano come Giovanna Melandri che, ministro della Cultura, sbagliava i condizionali e i congiuntivi. Più convincente è la polemica sul numero dei ministri e sul modo in cui sono stati attribuiti alcuni dicasteri. «È risorto il manuale Cencelli». Vero, salvo il fatto che non è risorto, è rimasto, perché non è che i governi Amato, D'Alema e Prodi non fossero spartiti fra le forze politiche del centrosinistra fino all'ultimo sottosegretario. Mi sarei aspettato dalle sinistre critiche di maggior sostanza. Per esempio sulla nomina di Renato Ruggiero, che è una evidente contraddizione del governo Berlusconi perché Ruggiero è un rappresentante di quei «poteri forti» contro i quali a suo tempo il Cavaliere disse di essere sceso in campo, e contraddizione che lo metterà sicuramente in difficoltà con i piccoli e medi imprenditori che costituiscono una parte notevole del suo elettorato. Peraltro sono trent'anni che la sinistra di derivazione comunista tresca con i «poteri forti». La lunga truffa delle casse integrazioni protratte all'infinito, che è stato il modo in cui l'assistenzialismo ha preso forma al Nord, è proprio frutto dell'alleanza fra «poteri forti» e sindacato di ispirazione comunista appoggiato dal Pci-Pds-Ds. Comincia male l'opposizione di sinistra, perché ha pochi argomenti e anche quei pochi non li può usare, prigioniera del proprio passato.