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Mi piacerebbe sapere di che natura sono le missioni occidentali attualmente all'opera in Iraq e in Afghanistan . Certamente è difficile gabellarle per operazioni di "peace keeping" o come «lotta al terrorismo internazionale».L'Iraq è stato attaccato perchè si riteneva possedesse armi di distruzione di massa. Una volta accertato che non le aveva gli occupanti avrebbero dovuto andarsene, con tante scuse. Invece sono rimasti. Ciò ha provocato la reazione di una parte consistente della popolazione irachena che è insorta contro gli occupanti. Questi insorti sono dei terroristi internazionali, cioè della gente che potrebbe venire a mettere delle bombe a casa nostra? Evidentemente no, è gente che combatte un'occupazione che considera illegittima con le armi della guerriglia e anche del terrorismo, che diventa pressocchè inevitabile quando c'è un'enorme sproporzione fra gli armamenti delle forze in campo (l'altro giorno a Ramadi gli americani per snidare quattro cecchini annidati sul tetto di una casa hanno fatto intervenire i carri armati uccidendo cinque bambine e un guerrigliero), ma col terrorismo internazionale non c'entrano nulla.Nel frattempo in Iraq è in corso una terribile guerra civile fra sunniti e sciiti. Le truppe angloamericane si interpongono fra costoro per metter pace? Nient'affatto. Anzi è stata proprio la loro presenza a innescare questa lotta fratricida. E Michael Walzer, uno dei massimi filosofi politici degli Stati Uniti, afferma che «solo il ritiro americano può portare alla pacificazione». Mi fa piacere perchè è quanto vado sostenendo da tempo su questo giornale e altrove. Per la verità ciò che io penso è che, senza gli americani, la guerra civile continuerà finchè sciiti, sunniti e curdi non avranno trovato un nuovo equilibrio che sostituisca quello, feroce, garantito da Saddam. Scorrerà ancora del sangue, ma servirà almeno a qualcosa, mentre la presenza americana, che ha provocato, in modo diretto e indiretto, quasi 700 mila morti, impedisce qualsiasi sbocco. Quella mattanza è sterile.Ancora più chiara è la situazione in Afghanistan . Qui le forze Nato non stanno pacificando niente, stanno semplicemente combattendo i Talebani, cioè guerriglieri afghani che rappresentano - per ammissione dello stesso comandante delle truppe occidentali, James Jones - i quattro quinti della popolazione. I Talebani, a prezzo di predite spaventose, si battono a viso aperto facendo un uso molto sporadico di autobombe kamikaze di tipo iracheno perchè questo è fuori dalla cultura afghana. Non sono quindi terroristi nè, tantomeno, terroristi internazionali, è solo gente che si batte contro l'occupazione straniera del proprio Paese. In Afghanistan è quindi in atto una guerra in senso proprio (sia pur, da parte afghana, nelle forme della guerriglia come fecero contro i sovietici) fra occidentali e afgani. Tanto è vero che il segretario della Nato, Jaap de Hoop Scheffer, e lo stesso Jones non fanno che chiedere ai Paesi europei (Germania, Francia, Italia) di liberare i propri soldati da regole di ingaggio troppo rigide che erano state immaginate per un'operazione di pace (Isaf, International security and assistance force) che non è più tale.Per che cosa combattono le truppe Nato? Per mantenere in piedi un governo, quello Karzai, che senza la loro presenza cadrebbe, a detta unanime, nel giro di 24 ore. Nella sostanza combattono quindi per mantenere la loro occupazione. Ciò ha dei riflessi sulla presenza in Afghanistan delle truppe italiane che, finora, sono state risparmiate perchè schierate ad Herat, una zona relativamente tranquilla dove peraltro non controllano nulla perchè a comandare sono, come sempre, i capi tribali. Quella presenza, sia pur passiva, in appoggio a una guerra di occupazione, è inamissibile perchè contraria all'articolo II della Costituzione che recita: «L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli». È per questo, e non per il pacifismo astratto della sinistra radicale, che i nostri soldati vanno ritirati dall'Afghanistan .