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Ancora una volta l'Occidente ha dato prova di essere I'intemerato difensore della democrazia: ma solo se coincide con i suoi interessi. Quando nel gennaio dello scorso anno i militari algerini annullarono le elezioni, le prime libere di quel Paese, perché erano state vinte dagli integralisti islamici, e sciolsero il Parlamento, i governi e la stampa occidentale plaudirono al colpo di Stato e ci fu anche chi, come l'ex ministro degli Esteri francese, Claude Cheysson, ebbe la spudoratezza di dichiarare: «L'esercito algerino ha deciso di giocare la carta della democrazia». Che i militari avessero calpestato le più elementari norme democratiche preoccupava gli occidentali molto meno del pericolo dell'integralismo islamico. Il fine, si sa, giustifica i mezzi. Stesso atteggiamento l'Occidente ha preso nei confronti di Boris Eltsin. Dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna alla Nato alla Cee e, «Iast but not least», all'Italia, tutto il mondo occidentale, compatto, è corso in aiuto del presidente russo che, in spregio alla Costituzione, ha sciolto d'autorità il Parlamento, colpevole d'esser zeppo di suoi avversari politici. E Bili Clinton ha affermato che quello di Eltsin «è il tentativo di salvare la democrazia e il libero mercato in Russia». Che cosa ci sia di democratico in un colpo di Stato, anche se i commentatori occidentali lo chiamano pudicamente «colpo di mano» o, con ancora più eufemistica ipocrisia, «coup de theatre», riesce difficile capire. Che si tratti di .un «golpe», sia pur bianco, è infatti fuori discussione. Innanzi tutto perché Eltsin ha violato la Costituzione, e questo già di per sè basterebbe, in secondo luogo perché tutto ciò che ruota intorno alla sua mossa ha l'inconfondibile stile del «golpe». Eltsin, prima di sciogliere il Parlamento, si è assicurato l'appoggio dei militari, dell'ex Kgb, delle unità speciali del ministero dell'Interno fra cui la divisione Dzerzhinskaia che prende il nome, e la tradizione, dal fondatore della famigerata polizia segreta staliniana. Ha messo sotto stretto controllo la stampa costringendo i più importanti giornalisti del principale canale televisivo russo ad andarsene. Ha di fatto impedito, con opportuni ordini all'Aeroflot, che centinaia di parlamentari, sparsi sull'immenso territorio della Russia, potessero raggiungere Mosca. Ma, si obietta, Eltsin ha indetto libere elezioni per il prossimo dicembre, si è democraticamente appellato al popolo. Ma come possono essere libere delle elezioni dove uno dei contendenti controlla la stampa, l'esercito, la polizia, i trasporti, l'intero apparato statale e finanziario? Sono elezioni che hanno lo stesso grado di libertà di quelle albanesi, ai tempi di Enver Hoxha. E allora della frase di Clinton rimane vera solo la parte in cui il presidente americano giustifica il suo appoggio a Eltsin con la necessità di salvare il libero mercato in Russia. È evidente infatti l'interesse dell'Occidente a omologare l'ex Unione Sovietica al proprio modello, non in senso democratico (se la democrazia c'è bene, se non c'è pazienza, è un optional, non per nulla gli Stati Uniti hanno sostenuto per decenni le più sanguinarie dittature sudamericane, perché e purché liberiste), ma economico: il libero mercato nell'ex Urss significa, infatti, soprattutto, un'immensa prateria per le scorrerie degli affaristi di tutto il mondo. Bisogna però vedere se questo è anche l'interesse del popolo russo. Dai devastanti effetti prodotti dal libero mercato al suo solo affacciarsi in terra di Russia non si direbbe proprio. La disoccupazione è passata da zero a sei milioni, ma è valutata dalle stesse autorità russe in 16 milioni entro il Duemila e in 40 milioni secondo altri calcoli. L'inflazione galoppa oltre il 100% annuo. Un pollo costa la metà dello stipendio di un professore. E nessuno sa più calcolare di quanto sia diminuito il reddito reale dei cittadini. Insieme a tutto ciò sono arrivati in Russia tutti i graziosi gadget del modello occidentale: droga giovanile di massa, criminalità diffusa, prostituzione e corruzione a tutti i livelli, mafia e persino camorra. In nome di che il popolo russo dovrebbe sopportare questo massacro? In nome dei sacri principi del libero mercato? Ma vada all'inferno il libero mercato, se ha di questi costi. E gli occidentali devono stare molto attenti nella loro totalitaria pretesa di imporre il proprio modello, che del resto ha già dato sufficienti segni di demenzialità anche in casa loro, all'universo mondo, in Russia come in Islam come in Africa. Perchè, andando avanti di questo passo, prima o poi salirà da quelle terre un ruggito che li seppellirà. Sempre che non siano stati uccisi prima della propria obesità.