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pubblicato sul Gazzettino l'11 febbraio 2011

No, no si può continuare così. Non è possibile che ogni volta che un provvedimento giudiziario sfavorevole raggiunge Silvio Berlusconi sia opera di magistrati che «fanno un uso politico della giustizia», o addirittura «eversivi», e ogni volta che invece il provvedimento gli è favorevole siano allora onesti e probi. Che logica è mai questa, da quale pianeta arriva? Una sera ero a una trasmissione con Cirino Pomicino che lamentava di aver avuto venti processi finiti con una sentenza di assoluzione. «Lei ha avuto però anche due sentenze di condanna» osservai io. «Ma quelle non valgono» si inalberò Pomicino. «Allora non valgono nemmeno le sue venti assoluzioni» replicai e Pomicino si zittì.
Ciò che mi offende, come uomo e come cittadino, nei comportamenti di Berlusconi, più che i suoi eventuali reati (che poi tanto eventuali sempre non sono perché in almeno due occasioni la Cassazione ha accertato in via definitiva che li aveva commessi anche se poi, in sentenza, li dichiarò prescritti), è questa continua presa in giro, questo oltraggio reiterato alla mia intelligenza per quanto modesta sia. Dice di essere smanioso di difendersi in Tribunale e sono sedici anni che evita di mettervi piede facendo votare leggi che definire pazzesche è poco. Come il «lodo Alfano» che è omnicomprensivo, riguarda cioè qualsiasi reato. per cui se questa legge fosse passata o dovesse passare, perché c’è l’intenzione di ripresentarla, Berlusconi potrebbe, in ipotesi, uccidere Veronica e non essere giudicabile sino alla fine del suo mandato.
Berlusconi afferma che le accuse contro di lui sono «teoremi senza lo straccio di una prova» e sono sedici anni che vive su un colossale teorema mai provato ma dato per acquisito: che i magistrati facciano «un uso politico della giustizia». Dove sono le prove? E se Berlusconi le ha perché non denuncia, come dovrebbe fare da bravo cittadino, questi magistrati che hanno commesso reiteratamente reati così gravi, «eversivi» appunto, alla Procura della Repubblica competente, invece di minacciare grottesche richieste di indennizzo allo Stato?
Quando lavoravo all’Europeo c’era un giovane e bravo collega, Claudio Lazzaro, un bel ragazzo aitante, un po’ ingenuo, un po’ campagnolo, che nelle assemblee di redazione veniva regolarmente turlupinato dai vecchi marpioni del giornale che col gioco intellettuale delle tre travolette, facevano diventare, sotto i suoi occhi, nero il bianco e bianco il nero. Il povero Claudio ne rimaneva ogni volta sconcertato e mortificato. Finché un giorno perse la pazienza, si alzò dalla sedia e puntando verso il caporione di questi giochetti e guardandolo dritto negli occhi disse: «Bene, ditemi allora a chi devo spaccare la faccia?». E il nero ridiventò nero e il bianco bianco.
In democrazia la violenza fisica non è mai ammissibile. Ma anche la presa in giro e l’irrisione sistematiche sono violenza, sia pur di diversa natura. E quando la si subisce bisogna fare un grande sforzo su se stessi per tenere a posto le mani. Berlusconi, delegittimando l’arbitro quando fischia contro di lui e d’altro canto pretendendo che i suoi fischi siano validi quando sono a favore, ci sta portando, in modo strisciante, verso qualcosa che assomiglia a una guerra civile. Se già non ci siamo dentro.

Massimo Fini