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Ragazzo. Storia di una vecchiaia (Marsilio - 2007)


Una spietata analisi, senza infingimenti, senza autoillusioni, senza autoinganni sulla vecchiaia, al di là delle ipocrisie e della retorica con cui oggi cerchiamo di abbellire e edulcorare quella che
chiamiamo eufemisticamente «la terza età» rendendola così, se possibile, ancor più crudele e beffarda. E, insieme, in un gioco di rimbalzi e di controspecchi, un appassionato inno alla giovinezza, «quella irripetibile età in cui ci chiamavano ragazzi».
Animato da ricordi e esperienze personali, nelle quali il lettore non farà fatica a riconoscersi perché Fini riesce a dare ai fatti che rievoca, ora con tenerezza, ora con ironia, ora con sarcasmo,
a volte con lucida ferocia, significati e valenze universali, Ragazzo è anche una sorta di singolare autobiografia giocata solo sul filo del rapporto giovinezza/vecchiaia, sul cui sfondo domina, enigmatico e incontrastabile, il vero protagonista del libro: il Tempo.

«L’estremo paradosso dei vecchi è che desiderano morire ma vogliono vivere»

 

Dizionario erotico (Marsilio - 2000)


Un’opera provocatoria, a metà tra il sillabario divagante e la confessione personale, che esplora più di cento voci molto varie inerenti l’universo erotico femminile, così come lo vedono, e ne parlano gli uomini
A come "Atto sessuale", B come "Bocca", C come "Culo"… Scorrendo l’indice delle voci di questo audace dizionario-diario, che vanno dai prevedibili "Viagra", "Vibratore", a meno prevedibili spunti filosofici (vedi alla voce "Kant") o neologismi come "Fica Power", si potrebbe pensare a un’opera di machismo impunito, un trattato per lemmi che esalta la donna-oggetto, una lode alla femmina da letto. Ma questa guida alla libido femminile rigorosamente osservata dal maschio riserva più di una sorpresa, e la conclusione non è affatto scontata. Con uno stile crudo, che non si nega nulla ma non è mai volgare, spesso sarcastico, talvolta persino tenero, il Di(zion)ario è anche una provocatoria analisi del costume che, in qualche modo, ci mostra una delle tante prospettive con cui possono essere osservati, e vissuti, i rapporti uomo-donna.
Il mondo dell’eros visto con un occhio maschile, antifemminista ma non antifemminile

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Massimo Fini, di padre toscano e madre russa, è nato sul lago di Como il 19/11/1943. Dopo la laurea a pieni voti in giurisprudenza, ha lavorato come impiegato alla Pirelli, copywriter, pubblicitario, bookmaker, giocatore di poker. Arriva al giornalismo nel 1970 all' "Avanti", dove segue come cronista i più importanti fatti di criminalità politica di quegli anni (omicidio Calabresi, morte dell' editore Feltrinelli, processo per la strage di Piazza Fontana). Alla fine del 1972 passa, come inviato, all' "Europeo" di Tommaso Giglio e Oriana Fallaci. Nel giugno del 1979 lascia l' "Europeo" perchè occupato dai socialisti di Claudio Martelli e la Rizzoli è in mano a Bruno Tassan Din che verrà poi condannato a 15 anni di reclusione e vive per qualche tempo di collaborazioni. Nei primi anni '80 è animatore, insieme al fondatore Aldo Canale, del mensile di politica e cultura "Pagina" in cui si sono formati alcuni dei più noti intellettuali e giornalisti d' oggi, da Ernesto Galli della Loggia a Paolo Mieli, da Giuliano Ferrara a Pier Luigi Battista a Giampiero Mughini. Nel 1982 entra al "Giorno" di Guglielmo Zucconi e Pier Luigi Magnaschi, come inviato ed editorialista, cominciando una solitaria battaglia contro la partitocrazia. In una lettera aperta a Claudio Martelli, allora vicesegretario socialista, gli predice il crollo del sistema e la fine del PSI. Ma bisognerà aspettare ancora 10 anni. Come inviato viaggia in Europa, (Germania ovest ed est, Gran Bretagna, Spagna, Polonia, Francia, Ungheria, Bulgaria, Turchia), negli Stati Uniti, in Unione Sovietica, in Egitto, in Israele, in Libano, in Giordania, nell' Iran di Khomeini, in Sudafrica. Nel 1985 rientra all' "Europeo" come inviato ed editorialista e vi tiene per 11 anni la principale rubrica del giornale, "Il Conformista". Nel 1992 lascia "Il Giorno" per L' "Indipendente" di Vittorio Feltri e contribuisce, come prima firma del giornale, alla trionfale cavalcata dal quotidiano che passa, nel giro di un anno e mezzo, dalle 19 mila alle 120 mila copie, fatto unico nella storia del giornalismo italiano del dopo guerra. Quando Feltri lascia l' "Indipendente" si rifiuta di seguirlo al "Giornale" di Silvio Berlusconi.

Attualmente lavora per Il "Fatto Quotidiano",Il "Gazzettino" e dirige il mensile "La Voce del Ribelle" con la collaborazione di Valerio Lo Monaco. Ha partecipato, insieme a Daniele Vimercati, alla rifondazione del "Borghese", storico settimanale fondato da Leo Longanesi. Nel suo deambulare alla ricerca di spazi liberi ha collaborato con quasi 100 testate.

Ha pubblicato: 'La Ragione aveva Torto?' (Camunia 1985, ripubblicato da Marsilio in edizione tascabile nel 2004); 'Elogio della guerra' (Mondadori 1989 e Marsilio 1999); 'Il Conformista' (Mondadori 1990); 'Nerone, 2000 anni di calunnie' (Mondadori 1993); 'Catilina, ritratto di un uomo in rivolta' (Mondadori 1996); 'Il denaro, "sterco del demonio"' (Marsilio 1998); "Dizionario erotico, manuale contro la donna a favore della femmina", (Marsilio 2000); "Nietzsche, L' apolide dell' esistenza" (Marsilio 2002), "Il vizio oscuro dell' Occidente" (Marsilio 2003) ; "Sudditi" (Marsilio 2004); "Il Ribelle dalla A alla Z" (Marsilio 2006); "Ragazzo. Storia di una vecchiaia" (Marsilio 2007); "Il dio Thot " (Marsilio 2009); "Senz'anima" (Chiarelettere 2010); "Il Mullah Omar" (Marsilio, aprile 2011), biografia controcorrente del leader dei Talebani.
E' stato anche attore e autore dell' opera teatrale "Cyrano, se vi pare"per la regia di Eduardo Fiorillo.

Al suo pensiero si ispira anche la piece antimodernista "Cassandra" interpretata da Elisabetta Pozzi.

E' divorziato ed ha un figlio, Matteo.

 

La storia

Ci sono molte cose nella mia vita che non avrei mai pensato di fare e che invece, alla fine, ho fatto. Ci sono stato quasi sempre, costretto. Sono nato giornalista -un mestiere che ho amato molto- e pensavo che sarei morto giornalista. Anche perchè gli inizi erano stati molto brillanti e, negli anni 70 ero considerato uno dei giovani talenti del giornalismo italiano.Ma a poco a poco una emarginazione silenziosa, sottile,felpata, mi ha costretto nell'angolo della professione. Il mio torto, inescusabile in una società come la nostra, era quello di rifiutare, ostinatamente, cocciutamente, infeudamenti a partiti, fazioni, correnti, lobbies e di non accettare sottomissioni umilianti.
Mi sono messo allora a scrivere libri e sono diventato uno scrittore. Li ritenevo e per la verità li ritengo ancora, dei semplici saggi. Ma nella carenza di pensiero e anche di spina dorsale, che caratterizza l'epoca presente, mi sono accorto, con una certa sorpresa, che ero diventato per alcuni, forse per molti, un punto di riferimento, non solo culturale e intellettuale, ma anche spirituale, una sorta di guru, un "filosofo a modo suo".
Mai nella mia vita ho pensato che avrei fatto l'attore. Perchè non ci sono proprio tagliato. L'attore è, pirandellianamente, "uno, nessuno, centomila", è duttile, io, ahimè, sono sempre, orribilmente, me stesso.
Ma una censura televisiva mi ha costretto ad andare a teatro, ed è nato così Cyrano se vi pare... per iniziativa e per la regia di Eduardo Fiorillo.
Ma proprio l'ultima cosa che avrei pensato di fare nella mia vita è di aprire un sito Internet ne mai avrei pensato di creare un movimento politico che si chiama Movimento Zero ed è ispirato oltre che dai miei libri dal MANIFESTO DELL'ANTIMODERNITA'. Sono negato per tutto ciò che è elettronico e, tanto più, virtuale, non so usare il computer, adopero ancora, per scrivere, la mia vecchia "lettera 32" ma, soprattutto, sono concettualmente, antropologicamente, istintivamente contrario alla tecnologia che ritengo all'origine, insieme all'economia, di molti dei nostri guai. Fosse dipeso da me la ruota sarebbe rimasta quadrata e, forse, oggi staremmo tutti meglio.
E allora perchè un sito? Ancora una volta, come a teatro, sono stato trascinato da Fiorillo e dalla sua talentuosa, dirompente, dilagante, giovanile, anche se disordinata,energia. Ci siamo infatti resi conto, per la diffusione sempre più larga dei miei libri, per l'afflusso, quando li presentavo nelle città e nelle cittadine d'Italia, di un pubblico appassionato di ogni estrazione sociale di tutte le età, ma soprattutto di giovani e di giovanissimi, ideologicamente trasversale o deluso dalle ideologie dominanti, di destra e di sinistra, per il successo del Cyrano, che il succo del mio pensiero -l'attacco radicale alla Modernità e a un modello di sviluppo paranoico che, con la promessa di un futuro orgiastico sempre di là da venire, ci mette in realtà al servizio del meccanismo economico e produttivo - è condiviso ormai da molti e che il disagio esistenziale si è fatto, nell'Occidente industrializzato, acutissimo in noi tutti, anche se trova sorde le elites politiche e intellettuali che continuano a marciare, col sole in fronte e la verità in tasca, su categorie concettuali, il liberalismo e il marxismo; con tutte le loro declinazioni, vecchie ormai di più di due secoli (vedi MANIFESTO CONTRO).
Abbiamo quindi pensato di creare un punto di aggregazione, per discutere, per scambiarci idee e anche contarci.
Quanto a me sono trent'anni che, con i libri, con gli scritti d'occasione, con gli articoli e, da ultimo, anche col teatro rendo testimonianza di questo disagio crescente e della collera di doverlo subire senza poter far nulla. Ho voglia di passare all'azione diretta. Col sito è un primo passo. E, spero, non sarà l'ultimo.


Massimo Fini

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Il Mullah Omar (Marsilio - 2011)


La biografia del misterioso e inafferrabile leader dei Talebani che da dieci anni tiene in scacco il più potente e tecnologico esercito del mondo.

Una storia che inizia con un ragazzo diciottenne che si batte contro gli invasori sovietici e in battaglia viene ferito irrimediabilmente a un occhio, se lo strappa, si benda da sé e torna a combattere. Che prosegue con quattro ragazzi, Omar, Ghaus, Hassan e Rabbani, che sulla piazza del loro povero villaggio, Singesar, decidono di fare qualcosa contro le prepotenze, gli abusi, le violenze, gli stupri, gli assassinii dei "signori della guerra" che, impegnati in una feroce lotta per il potere, agiscono nel più pieno arbitrio. Nasce così il movimento talebano che nel giro di soli due anni (1994-96), grazie all'appoggio della popolazione, sconfiggerà i "signori della guerra" riportando l'ordine e la legge, sia pur una dura legge, la sharia, nel Paese di cui Omar diventerà la guida. Ne vien fuori il ritratto di un uomo singolare, riservato, di poche parole ma attento a quelle degli altri, timido, quasi umile, e anche per questo adorato dai suoi, ma per nulla cupo, ironico e sarcastico, che arrivato al potere continuerà a condurre la vita spartana di sempre e non lo userà per arricchirsi o ritagliarsi privilegi ma per inseguire un suo sogno. Quello di un Afghanistan finalmente unificato e pacificato, lontanissimo dagli stili di vita dell'Occidente. Fini legge inoltre la guerra in corso in Afghanistan come la lotta dell'uomo contro la macchina, dell'uomo contro il potere del denaro che crede di poter tutto comprare, e corrompere, anche valori molto diversi dai suoi, ma forse altrettanto degni di essere vissuti, e per difendere i quali c'è chi, come il Mullah Omar e i suoi giovani Talebani, è disposto a battersi e a morire.

 

Nietzsche (Marsilio - 2003)


La prima, vera, biografia di Friedrich Nietzsche

Esiste una sterminata bibliografia sull’opera di Friedrich Nietzsche, ma la sua vicenda umana è rimasta molto più in ombra. Fini segue la vita di questo piccolo borghese, condizionata da una misteriosa malattia e dalla semicecità, attraverso gli intrecci con Richard Wagner, la fredda Cosima, l’irresponsabile e spietata Lou Salomè, le incomprensioni con la madre e la sorella: di crisi in crisi, la vita di Nietzsche vira verso una disperata e allo stesso tempo esaltata, feconda solitudine, fino alla drammatica esplosione della follia, che porta al lento e straziante dissolversi, per undici anni, di una mente straordinaria.
Con l’approccio e la personalità del grande giornalista, Massimo Fini ci restituisce in uno stile godibilissimo, con un’opera saldamente appoggiata alle fonti e ai documenti, il Nietzsche uomo, con la sua fragilità, la sua quasi incredibile ingenuità e, naturalmente, la sua lucida e dolorosa intelligenza. Una fragilità esistenziale che fa di Nietzsche il sensibile sismografo della crisi di un’epoca e di una cultura, quella occidentale, che arriva a maturazione proprio oggi.

 

Catilina (Mondadori - 1996)


Chi è stato veramente Catilina? Quali erano gli scopi della sua congiura? Massimo Fini continua, dopo Nerone, le sue originali biografie storiche, autentiche rivisitazioni critiche di personaggi troppo facilmente liquidati da una storiografia conformista. La figura di Catilina che tratteggia in questo libro è ben lontana dal personaggio tramandatoci da Sallustio e Cicerone. Patrizio di nobilissima origine, bello e inquieto, Catilina si oppose all'oligarchia dominante da cui proveniva e abbracciò la causa della plebe. Egli guardava dietro di sè, verso la Roma delle origini, dove i valori erano l'onore, il coraggio fisico e morale, la lealtà, la coerenza, e la ricchezza non era ancora l'unico premio. Una classe dirigente corrotta mascherava dietro nobili parole sul "bene comune" la difesa dei proprio privilegi; la ricchezza e il potere avevano preso il posto dei valori morali. Più volte Catilina tentò la via legale del consolato: ne fu sempre respinto con ogni genere di trucchi e di brogli. Allora prese le armi: affrontò lo scontro con forze enormemente inferiori, sapendo di soccombere. E morì, pagando con la vita la fedeltà a se stesso.

 

Nerone (Mondadori - 1993)


Nessun personaggio storico, a esclusione forse di Adolf Hitler, ha mai goduto di così cattiva stampa come Nerone, ritenuto addirittura l'Anticristo da alcuni autori cristiani come Vittorino, Commodiano e Sulpicio Severo. Egli fu, in realtà, un grandissimo uomo di Stato: amante della musica, della poesia, della recitazione, della scienza e della tecnica, si fece promotore delle più ardite esplorazioni e durante i quattordici anni del suo regno, l'Impero conobbe un periodo di pace, di prosperità, di dinamismo economico e culturale quale non ebbe mai prima. Certamente fu anche megalomane, un visionario, uno psicolabile, schiacciato da una madre autoritaria, castratrice e ambiziosa che gli caricò sulle spalle, a soli diciasette anni, l'enorme peso dell'Impero, mentre lui avrebbe forse preferito dedicarsi alle arti predilette. Ma ugualmente fu un monarca assoluto che usò il proprio potere in senso democratico, governando per il popolo contro le oligarchie che lo opprimevano e lo sfruttavano.

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Ci sono molte cose nella mia vita che non avrei mai pensato di fare e che invece, alla fine, ho fatto. Ci sono stato quasi sempre, costretto. Sono nato giornalista -un mestiere che ho amato molto- e pensavo che sarei morto giornalista. Anche perchè gli inizi erano stati molto brillanti e, negli anni 70 ero considerato uno dei giovani talenti del giornalismo italiano.Ma a poco a poco una emarginazione silenziosa, sottile,felpata, mi ha costretto nell'angolo della professione. Il mio torto, inescusabile in una società come la nostra, era quello di rifiutare, ostinatamente, cocciutamente, infeudamenti a partiti, fazioni, correnti, lobbies e di non accettare sottomissioni umilianti.
Mi sono messo allora a scrivere libri e sono diventato uno scrittore. Li ritenevo e per la verità li ritengo ancora, dei semplici saggi. Ma nella carenza di pensiero e anche di spina dorsale, che caratterizza l'epoca presente, mi sono accorto, con una certa sorpresa, che ero diventato per alcuni, forse per molti, un punto di riferimento, non solo culturale e intellettuale, ma anche spirituale, una sorta di guru, un "filosofo a modo suo".
Mai nella mia vita ho pensato che avrei fatto l'attore. Perchè non ci sono proprio tagliato. L'attore è, pirandellianamente, "uno, nessuno, centomila", è duttile, io, ahimè, sono sempre, orribilmente, me stesso.
Ma una censura televisiva mi ha costretto ad andare a teatro, ed è nato così Cyrano se vi pare... per iniziativa e per la regia di Eduardo Fiorillo.
Ma proprio l'ultima cosa che avrei pensato di fare nella mia vita è di aprire un sito Internet ne mai avrei pensato di creare un movimento politico che si chiama Movimento Zero ed è ispirato oltre che dai miei libri dal MANIFESTO DELL'ANTIMODERNITA'. Sono negato per tutto ciò che è elettronico e, tanto più, virtuale, non so usare il computer, adopero ancora, per scrivere, la mia vecchia "lettera 32" ma, soprattutto, sono concettualmente, antropologicamente, istintivamente contrario alla tecnologia che ritengo all'origine, insieme all'economia, di molti dei nostri guai. Fosse dipeso da me la ruota sarebbe rimasta quadrata e, forse, oggi staremmo tutti meglio.
E allora perchè un sito? Ancora una volta, come a teatro, sono stato trascinato da Fiorillo e dalla sua talentuosa, dirompente, dilagante, giovanile, anche se disordinata,energia. Ci siamo infatti resi conto, per la diffusione sempre più larga dei miei libri, per l'afflusso, quando li presentavo nelle città e nelle cittadine d'Italia, di un pubblico appassionato di ogni estrazione sociale di tutte le età, ma soprattutto di giovani e di giovanissimi, ideologicamente trasversale o deluso dalle ideologie dominanti, di destra e di sinistra, per il successo del Cyrano, che il succo del mio pensiero -l'attacco radicale alla Modernità e a un modello di sviluppo paranoico che, con la promessa di un futuro orgiastico sempre di là da venire, ci mette in realtà al servizio del meccanismo economico e produttivo - è condiviso ormai da molti e che il disagio esistenziale si è fatto, nell'Occidente industrializzato, acutissimo in noi tutti, anche se trova sorde le elites politiche e intellettuali che continuano a marciare, col sole in fronte e la verità in tasca, su categorie concettuali, il liberalismo e il marxismo; con tutte le loro declinazioni, vecchie ormai di più di due secoli (vedi MANIFESTO CONTRO).
Abbiamo quindi pensato di creare un punto di aggregazione, per discutere, per scambiarci idee e anche contarci.
Quanto a me sono trent'anni che, con i libri, con gli scritti d'occasione, con gli articoli e, da ultimo, anche col teatro rendo testimonianza di questo disagio crescente e della collera di doverlo subire senza poter far nulla. Ho voglia di passare all'azione diretta. Col sito è un primo passo. E, spero, non sarà l'ultimo.


Massimo Fini

Una vita. Un libro per tutti. O per nessuno (Marsilio - 2015)

«Quando compii quarantacinque anni li confrontai con quelli di mio padre che, nato nel 1901, era della generazione immediatamente successiva a quella di Zweig. Lui aveva vissuto la prima guerra mondiale, il fascismo, la seconda guerra mondiale, il tracollo del regime, la guerra civile, la caduta della Monarchia, l’avvento della Repubblica. Nella sua vita era successo di tutto, ma non era cambiato niente: i valori, i modelli, i costumi e, in buona sostanza, anche i modi di vivere erano rimasti gli stessi. Per la mia generazione (sono del 1943) e tutte quelle del dopoguerra e stato esattamente il contrario: non e successo niente, ma e cambiato tutto, valori, modelli, costumi, way of life.»

 

La guerra democratica (Chiarelettere - 2012 )

«Non si tratta di essere contrari alla guerra ma di essere contro la guerra, tecnologica e impersonale, che l'Occidente muove agli altri mondi. Spesso senza neanche dichiararla e nascondendo bombardamenti, incursioni a terra e torture dietro slogan come "missione umanitaria in favore della democrazia".»

 

Il Mullah Omar (Marsilio - 2011)

La biografia del misterioso e inafferrabile leader dei Talebani che da dieci anni tiene in scacco il più potente e tecnologico esercito del mondo.

Una storia che inizia con un ragazzo diciottenne che si batte contro gli invasori sovietici e in battaglia viene ferito irrimediabilmente a un occhio, se lo strappa, si benda da sé e torna a combattere. Che prosegue con quattro ragazzi, Omar, Ghaus, Hassan e Rabbani, che sulla piazza del loro povero villaggio, Singesar, decidono di fare qualcosa contro le prepotenze, gli abusi, le violenze, gli stupri, gli assassinii dei "signori della guerra" che, impegnati in una feroce lotta per il potere, agiscono nel più pieno arbitrio. Nasce così il movimento talebano che nel giro di soli due anni (1994-96), grazie all'appoggio della popolazione, sconfiggerà i "signori della guerra" riportando l'ordine e la legge, sia pur una dura legge, la sharia, nel Paese di cui Omar diventerà la guida. Ne vien fuori il ritratto di un uomo singolare, riservato, di poche parole ma attento a quelle degli altri, timido, quasi umile, e anche per questo adorato dai suoi, ma per nulla cupo, ironico e sarcastico, che arrivato al potere continuerà a condurre la vita spartana di sempre e non lo userà per arricchirsi o ritagliarsi privilegi ma per inseguire un suo sogno. Quello di un Afghanistan finalmente unificato e pacificato, lontanissimo dagli stili di vita dell'Occidente. Fini legge inoltre la guerra in corso in Afghanistan come la lotta dell'uomo contro la macchina, dell'uomo contro il potere del denaro che crede di poter tutto comprare, e corrompere, anche valori molto diversi dai suoi, ma forse altrettanto degni di essere vissuti, e per difendere i quali c'è chi, come il Mullah Omar e i suoi giovani Talebani, è disposto a battersi e a morire.

 

Senz'anima (Chiarelettere - 2010)

«Vorrei essere un talebano, un kamikaze, un afghano, un boat people, un affamato del Darfur, un ebreo torturato dai suoi aguzzini, un bolscevico, un fascista, un nazista. Perché più dell’orrore mi fa orrore il nulla». Sono parole tratte dal nuovo libro di Massimo Fini (Senz’anima, Chiarelettere pagg. 472, euro 15), uno zibaldone di articoli degli ultimi trent’anni (1980-2010). Una vera e propria storia d’Italia, vista dalla particolarissima prospettiva di Fini. Senz’anima è il nostro Paese, in preda agli aspetti deleteri della modernità.

 

l dio Thot (Marsilio - 2009)

In un mondo in cui esiste solo l'informazione, che si avvita su se stessa, parla di se stessa, megafono del nulla, quel poco di realtà che c'è ancora è ignorata dai media e quindi non esiste, perché come dice lo slogan di Teleworld "fatto è la notizia e la notizia è il fatto". Il distacco tra virtuale e reale è ormai completo. Insospettito da alcuni segnali il protagonista, Matteo, in tre giorni di ricerca angosciosa durante i quali assiste a episodi di inaudita e gratuita violenza, di cui nessuno dà conto, scoprirà questa verità di cui gli altri, paghi e storditi dall'incessante rumore di fondo dei media, non sembrano preoccuparsi o avere coscienza. Matteo è un uomo in grigio, ingenuo e mite. Né eroe né rivoluzionario, la sua ribellione sarà la morte. Mentre il mondo dell'informazione, a causa di un blackout, imploderà su se stesso e scomparirà insieme ai suoi aiutanti. Il finale del libro, che a suo modo è anche un giallo, è a sorpresa.

 

l ribelle dalla A alla Z (Marsilio - 2006)

Dopo gli straordinari pamphlet che, accolti con entusiasmo dal pubblico, hanno segnato il suo ingresso nel nuovo millennio - da Il vizio oscuro dell' Occidente a Sudditi - Massimo Fini da forma al suo sistema di pensiero e ordina la sua Weltanschauung, sottolineandone l'intrinseca coerenza ideale. Costruito per voci come un'enciclopedia o un dizionario, questo libro è davvero la summa del Fini pensiero, della sua insofferenza verso i miti e gli stereotipi del Moderno, della sua professione di antagonista. Il risultato è un limpido e appassionante ritratto del ribelle, questo protagonista del nostro tempo, che, tanto più combatte come un Don Chisciotte contemporaneo, tanto più incanta e seduce chiunque lo incontri. Naturalmente il ribelle deve essere tale, almeno in una certa misura, anche a se stesso. E così Fini per chiarire il suo pensiero evoca anche la propria esperienza, il suo mestiere di giornalista, le sue passioni di inviato e scrittore.
"Fatte tutte le debite proporzioni - ha scritto - è il mio Ecce homo"

 

Sudditi. Manifesto contro la Democrazia (Marsilio - 2004)

Manifesto contro la Democrazia
Per la nostra cultura la democrazia è "il migliore dei sistemi possibili", un valore così universale che l’Occidente si ritiene in dovere di esportare, anche con la forza, presso popolazioni che hanno storia, vissuti e istituzioni completamente diversi. Fini demolisce questa radicata convinzione. Il suo attacco però non segue le linee né della critica di sinistra, che addebita alla democrazia liberale di non aver realizzato l’uguaglianza sociale, né di destra che la bolla come governo dei mediocri, ma aggredisce il sistema dal suo interno. La "democrazia reale", quella che concretamente viviamo, non corrisponde a nessuno dei presupposti su cui afferma di basarsi. È un regime di minoranze organizzate, di oligarchie politiche economiche e criminali che schiaccia e asservisce l’individuo, già frustrato e reso anonimo dal micidiale meccanismo produttivo di cui la democrazia è l’involucro legittimante. Corrosivo e inquietante, Sudditi invita a rivedere certe nostre confortanti certezze, a considerare la situazione paradossale e umiliante del cittadino democratico e, più in profondità, a riflettere sulla condizione dell’uomo contemporaneo.

 

Nietzsche (Marsilio - 2003)

La prima, vera, biografia di Friedrich Nietzsche

Esiste una sterminata bibliografia sull’opera di Friedrich Nietzsche, ma la sua vicenda umana è rimasta molto più in ombra. Fini segue la vita di questo piccolo borghese, condizionata da una misteriosa malattia e dalla semicecità, attraverso gli intrecci con Richard Wagner, la fredda Cosima, l’irresponsabile e spietata Lou Salomè, le incomprensioni con la madre e la sorella: di crisi in crisi, la vita di Nietzsche vira verso una disperata e allo stesso tempo esaltata, feconda solitudine, fino alla drammatica esplosione della follia, che porta al lento e straziante dissolversi, per undici anni, di una mente straordinaria.
Con l’approccio e la personalità del grande giornalista, Massimo Fini ci restituisce in uno stile godibilissimo, con un’opera saldamente appoggiata alle fonti e ai documenti, il Nietzsche uomo, con la sua fragilità, la sua quasi incredibile ingenuità e, naturalmente, la sua lucida e dolorosa intelligenza. Una fragilità esistenziale che fa di Nietzsche il sensibile sismografo della crisi di un’epoca e di una cultura, quella occidentale, che arriva a maturazione proprio oggi.

 

Il vizio oscuro dell'occidente. Manifesto dell'Antimodernità (Marsilio - 2002)

L’11 settembre ha inaugurato una nuova era, quella del "terrorismo globale", conseguenza logica, e prevedibile, della pretesa dell’Occidente di ridurre a sé l’intero esistente. Ma il "migliore dei mondi possibili" si rivela un modello paranoico, basato sull’ossessiva proiezione nel futuro, dove l’individuo non può mai raggiungere un punto di equilibrio e di pace. Nella ricerca inesausta del Bene, anzi del Meglio, l’uomo occidentale si è creato il meccanismo perfetto e infallibile dell’infelicità. E lo sta esportando ovunque. Il "terrorismo globale" non farà che confermare e rafforzare il delirio occidentale dell’unico modello mondiale. E lo scontro del futuro non sarà più fra destra e sinistra, fra un liberalismo trionfante e un marxismo morente - due facce in realtà della stessa medaglia - ma non sarà nemmeno uno "scontro di civiltà", perché, inglobando, ghettizzando, distruggendo, alla fine ne rimarrà una sola: la nostra. Ma è al suo interno che avverrà lo scontro vero, il più drammatico e violento: fra i fautori della modernità e le folle, deluse, frustrate ed esasperate, che avranno smesso di crederci.

 

ll denaro "Sterco del demonio" (Marsilio-  1998)

Cos’è il denaro? Quando e perché è nato? Il denaro è una logica affascinante ma tremendamente insidiosa che ha finito per soggiogarci e determinare gli stili, i ritmi, le modalità e gli scopi della nostra vita, disegnando prospettive inquietanti. Se dal punto di vista individuale il denaro è un credito, preso globalmente è un debito sempre più colossale che stiamo accumulando col futuro. È una scommessa continua su se stessa, cioè sul vuoto. Fino a quando potrà durare il gioco? Il libro di Massimo Fini è da un lato una storia del denaro, rigorosamente documentata, dall’altro è un attacco radicale alla società contemporanea di cui il denaro, col suo abnorme sviluppo, è insieme metafora e concretissimo strumento.

 

Catilina (Mondadori - 1996)

Chi è stato veramente Catilina? Quali erano gli scopi della sua congiura? Massimo Fini continua, dopo Nerone, le sue originali biografie storiche, autentiche rivisitazioni critiche di personaggi troppo facilmente liquidati da una storiografia conformista. La figura di Catilina che tratteggia in questo libro è ben lontana dal personaggio tramandatoci da Sallustio e Cicerone. Patrizio di nobilissima origine, bello e inquieto, Catilina si oppose all'oligarchia dominante da cui proveniva e abbracciò la causa della plebe. Egli guardava dietro di sè, verso la Roma delle origini, dove i valori erano l'onore, il coraggio fisico e morale, la lealtà, la coerenza, e la ricchezza non era ancora l'unico premio. Una classe dirigente corrotta mascherava dietro nobili parole sul "bene comune" la difesa dei proprio privilegi; la ricchezza e il potere avevano preso il posto dei valori morali. Più volte Catilina tentò la via legale del consolato: ne fu sempre respinto con ogni genere di trucchi e di brogli. Allora prese le armi: affrontò lo scontro con forze enormemente inferiori, sapendo di soccombere. E morì, pagando con la vita la fedeltà a se stesso.

 

Nerone (Mondadori - 1993)

Nessun personaggio storico, a esclusione forse di Adolf Hitler, ha mai goduto di così cattiva stampa come Nerone, ritenuto addirittura l'Anticristo da alcuni autori cristiani come Vittorino, Commodiano e Sulpicio Severo. Egli fu, in realtà, un grandissimo uomo di Stato: amante della musica, della poesia, della recitazione, della scienza e della tecnica, si fece promotore delle più ardite esplorazioni e durante i quattordici anni del suo regno, l'Impero conobbe un periodo di pace, di prosperità, di dinamismo economico e culturale quale non ebbe mai prima. Certamente fu anche megalomane, un visionario, uno psicolabile, schiacciato da una madre autoritaria, castratrice e ambiziosa che gli caricò sulle spalle, a soli diciasette anni, l'enorme peso dell'Impero, mentre lui avrebbe forse preferito dedicarsi alle arti predilette. Ma ugualmente fu un monarca assoluto che usò il proprio potere in senso democratico, governando per il popolo contro le oligarchie che lo opprimevano e lo sfruttavano.

 

Il conformista. Contro l'anticonformismo di massa (Mondadori Marsilio - 1990)

«Massimo Fini ha raccolto molti dei suoi saggi polemici sui problemi più scottanti del momento, e li ha titolati "Il Conformista"... Fini viene da lontano. Non soltanto come maestria di scrittura, ma anche per ricchezza di esperienze... Ha le mani pulite. Non rispetta le regole. Non sta al gioco. Gliela faranno pagare calando su di lui una coltre di silenzio: da quando i roghi non esistono più, è la sorte che attende i conformisti che non si conformano. (Indro Montanelli)

 

Elogio della guerra (Mondadori Marsilio - 1989)

La guerra: le sue funzioni, le sue ragioni, le sue pulsioni, la sua moralità. Per migliaia di anni è stato un evento fondante per gli uomini e per i popoli, ha creato e distrutto equilibri, ha determinato il ruolo degli Stati e delle Nazioni e i loro rapporti di forza, ha marchiato il nostro modo di essere, ha contribuito a formarci. Poi, con la Bomba e il ricatto atomico incrociato, la guerra è diventata il tabù dei tabù.
Oggi, con le drammatiche vicende in corso, la guerra ribussa alle nostre porte, torna di attualità. E torna di attualità anche questo pamphlet di Massimo Fini, apparso una prima volta quattordici anni fa quando la guerra non solo sembrava impossibile ma era addirittura impensabile.

 

La ragione aveva torto? (Marsilio - 1985)

Pubblicato per la prima volta nel 1985 La Ragione aveva Torto? è, a suo modo, un libro profetico.
Sottoponendo a una critica radicale la società uscita dalla Rivoluzione industriale e sostenendo, con un raffronto serrato col passato, che l’uomo occidentale si è creato un mondo ancor più invivibile di quello da cui, con l’ottuso e pericoloso ottimismo di Candide, aveva voluto sfuggire, l’autore avanza dubbi che, un tempo negati e rimossi, sono oggi penetrati profondamente nella pelle della gente. Opera fondante nel pensiero di Fini, La Ragione aveva Torto? è alla radice di tutti i suoi saggi successivi fino all’ultimo, fortunato pamphlet, Il vizio oscuro dell’Occidente. Manifesto dell’Antimodernità.