Non aspettavano altro. Tutta la canea degli intellettuali radical chic, che son soliti fare i garantisti e le «anime belle» sulla pelle degli altri, dalle Miriam Mafai, ai Luigi Manconi, ai Giuliano Zincone, non aspettava altro che Vincenzo Muccioli scivolasse finalmente su qualche buccia di banana per fargliela pagare. Costoro non hanno mai tollerato, e non tollerano, che Muccioli, con i suoi metodi particolari, spicci e spesso rudi, che prevedono anche la costrizione fisica del drogato che si è affidato a lui e alla sua comunità, abbia calpestato il sacro teorema illuminista dell'intangibilità della libertà dell'individuo adulto anche quando, privo di qualsiasi capacità di autodeterminazione, sta facendo del male a se stesso. Che con tali metodi Muccioli abbia salvato più di mille ragazzi da morte sicura a costoro non interessa. Hanno sempre preferito gli astratti principi agli uomini. In loro parla il tremendo «esprit de geometrie» dell'illuminismo per cui tutto deve essere codificato, regolamentato, razionalizzato e affidato allo Stato mentre l'irrazionale (o ciò che a loro pare irrazionale) va bandito anche quando si dimostra più efficace del razionale. Perche di Muccioli, oltre ai metodi, disturba costoro ciò che essi, freddi seguaci della Ragione estremizzata, non hanno e non avranno mai: il carisma, il magnetismo, la prepotente affettività, la personalità da taumaturgo, l'umana ambivalenza. Tutto questo lo chiamano paternalismo («paternalismo autoritario», per essere più precisi, con le parole di Luigi Manconi), uno dei più gravi peccati secondo il codice illuminista che vuole che i rapporti umani siano regolati esclusivamente da norme e non anche dalle reciproche, differenti, energie. Chi di queste energie fa un uso debordante, anche se per un buono scopo, è un padre-padrone. Quindi «écrasez l'infame!». Addosso a Muccioli, il delinquente. Particolarmente volgare nei confronti dell'uomo di San Patrignano è stata Miriam Mafai che, dopo averlo accusato di «incredibili arricchimenti», lo ha trattato come se fosse uno dei protervi lestofanti di Tangentopoli («Diceva: “Tutto questo è impossibile, è assurdo. Sa solo di fantascienza”. E meno male che non ha giudicato quelle indagini come un complotto, un attacco alla sua comunità»...). In quanto a Giuliano Zincone, ha parlato sprezzantemente di un «qualsiasi Muccioli». Ma è davvero così grave ciò che ha fatto Muccioli? Bisogna distinguere il piano penale da quello morale perché è ovvio che se Muccioli ha violato la legge deve pagare come chiunque altro. Ma se è vero che Muccioli ha saputo dell'omicidio preterintenzionale del giovane Roberto Maranzano solo dopo tre mesi, penalmente non è responsabile di alcunché e non per nulla il magistrato non ha mosso alcuna imputazione contro di lui (diverso è se avesse saputo dell'omicidio contestualmente alla sua consumazione perché in questo caso potrebbe scattare l'ipotesi di favoreggiamento). Il nostro codice prevede infatti che una persona che ha notizia di un reato “Può farne denuncia” all'autorità giudiziaria. È una possibilità, non un obbligo. E Muccioli a una fedeltà, peraltro facoltativa, a uno Stato astratto ha preferito quella ai suoi ragazzi. Ha infatti raccontato di aver promesso, ingenuamente, sbagliando, come egli stesso ha ammesso, alla persona che gli veni- va a svelare il segreto di mantenerlo «ancora prima di sapere che cosa riguardasse». Quando ha saputo ormai il patto era stretto. E lui non se l'è sentita di violarlo. Perche avrebbe significato tradire i ragazzi della comunità, la loro fiducia e perdere, con essa, il suo carisma. E il carisma per Vincenzo Muccioli non è solamente un fatto narcisistico, è esattamente ciò che gli ha permesso per anni di tenere tanti ragazzi legati a sè e di guarirli. Per Vincenzo Muccioli il carisma è una qualità terapeutica. E non ha voluto metterla a rischio. Del resto, solo chi non ha mai ospitato in casa propria un ragazzo drogato, nel disperato tentativo di dargli una mano, può non sapere su quale sottilissimo, delicatissimo, fragilissimo filo si regga il rapporto, determinante, di reciproca fiducia con una persona in quelle condizioni. Figuriamoci quando invece di una sono mille o duemila. Comunque Muccioli può aver sbagliato. Soprattutto nei confronti dei genitori del giovane ucciso ai quali aveva probabilmente il dovere morale di far sapere la verità sull'atroce morte del loro ragazzo, Ma solo chi non fa nulla, chi non si mette in gioco, chi pontifica al calduccio delle proprie belle case borghesi sulla base di nobili e teorici principi, non sbaglia mai. L'astratto non può sbagliare. L'uomo sì.