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Mi spiace per Carla Bruni, una delle donne più affascinanti d’Europa, ma il suo attuale consorte Nicolas Sarkozy fa veramente ribrezzo. Non solo e, addirittura, non tanto perché è stato il capofila dell’aggressione, del tutto illegittima sotto il profilo del diritto internazionale (ma esiste ancora un diritto internazionale?) alla Libia di Muammar Gheddafi, Stato accreditato all’Onu. Dato che sullo stesso piano possiamo mettere Barack Obama, questo mezzo nero e mezzo democratico cui fu conferito il Nobel per la Pace, all’impronta, sulla fiducia, quando quasi non aveva ancora messo piede alla Casa Bianca (mentre a Donald Trump non viene risparmiato nulla, benché in realtà, nonostante qualche ‘trumpata’ verbale, si stia dimostrando molto meno bellicoso, come dimostra la sua sostanziale ‘non belligeranza’ con la Corea del Nord). E sullo stesso piano, anzi in un piano più sotto, che è quello che gli spetta, come rango e come caimano, va messo Silvio Berlusconi che dopo essersi professato amico quasi fraterno di Muammar Gheddafi, tanto da permettergli di far evoluire i suoi cavalli berberi nella caserma intitolata a Salvo d’Acquisto, un vero eroe italiano, quando il Colonnello fu fatto fuori, grazie anche alla partecipazione italiana alla sciagurata impresa libica, le cui conseguenze si sono riversate soprattutto sulle nostre coste, se la cavò, col cinismo che gli è consustanziale, con la formula “Sic transit gloria mundi”. Quindi Berlusconi è doppiamente responsabile, politicamente, perché a quell’aggressione era contrario ma vi partecipò lo stesso, per viltà, per seguire, da cane fedele e nello stesso tempo sleale, gli americani.

“Sic transit gloria mundi”. Ci piacerebbe ripagarlo della stessa moneta quando verrà il suo momento, ma temiamo di non esser presenti perché i cinici, come dimostra la statistica, vivono molto più degli altri.

Nicolas Sarkozy fa ribrezzo, anzi moralmente schifo, al di là delle sue responsabilità politiche, per il modo in cui è stato ammazzato Muammar Gheddafi. Linciato, umiliato, sodomizzato. Una cosa che nemmeno i ’tagliagole’ dell’Isis hanno mai fatto. Fausto Biloslavo, un inviato che merita credito perché è sempre molto vicino ai fronti di battaglia, scrive sul Giornale (23/3) che furono i Servizi segreti francesi ad armare quello scempio. Probabilmente non ne furono gli esecutori materiali ma hanno la gravissima responsabilità di non aver fatto nulla per impedirlo. Non si lincia, non si umilia, non si sodomizza il nemico, anzi l’ex amico diventato improvvisamente nemico, lo si passa per le armi, punto e basta. E poco importa qui, se parliamo dal punto di vista etico e non politico o giudiziario, che Sarkozy avesse o non avesse interesse a chiudere per sempre la bocca a Gheddafi perché non saltassero fuori gli ingenti finanziamenti con cui il Colonnello aveva foraggiato la campagna elettorale dell’allora aspirante all’Eliseo. Mi auguro che se Sarkozy dovesse finire in gattabuia, come merita ma come sicuramente non sarà perché i Vip, in Francia come ovunque, godono sempre di uno statuto speciale, in barba alle sacre e sommamente ipocrite parole della Rivoluzione, sia sodomizzato dalla teppaglia delle carceri che è comunque meglio di lui.

Da un altro punto di vista Sarkozy rappresenta la commedia di “un uomo ridicolo”. Come ridicoli, in linea di massima, sono i francesi. Con la loro mania di ‘grandeur’. La linea Maginot: e Hitler, aggirandola passando per il Belgio, dopo due mesi passeggiava sugli Champs Elysées. Le hanno prese anche a Dien Bien Phu. Certo sono molto abili, molto più di noi italiani che pur siamo degli specialisti in materia, a trasformare le sconfitte in vittorie. Furono collaborazionisti dei nazisti, molto più di noi che pur ne eravamo alleati. La loro tanto conclamata Resistenza fu, come la nostra, un fatto del tutto marginale in quella grandiosa e tragica epopea che è stata la Seconda guerra mondiale. Ma grazie alla favola convenuta del ‘governo in esilio’ di quell’altro pallone gonfiato, tipicamente francese, che risponde al nome di Charles De Gaulle, hanno potuto sedersi da vincitori al Tavolo della Pace, insieme agli inglesi, agli americani e ai russi che i nazisti li avevano combattuti sul serio.

Io sono nato intellettualmente all’’Età della ragione’, per usare il titolo del miglior romanzo di Sartre, in piena epoca esistenzialista. L’epoca di Montmartre, di Montparnos, della ‘rive gauche’, del Dome, della Coupole, delle ‘caves’, di Juliette Greco e, naturalmente, dello stesso Sartre, di Albert Camus (Lo straniero e La Chute), di Maurice Merleau-Ponty. Da loro ho respirato il problema della scelta e della assunzione della sua responsabilità, la rivolta, l’individualismo, l’agnosticismo, tutti concetti che sono ancora ben presenti in me. Ma se riguardo a quei tempi con gli occhi un po’ più maturi di quelli che potevo avere da ragazzo mi rendo conto che quella cultura era subalterna a quella tedesca e che ci è servita, utilmente servita, per portarci a livelli di conoscenza più alti, a Nietzsche, a Schopenhauer, ad Heidegger.

Certo ci sono state anche altre stagioni straordinarie della cultura francese, quella dei Baudelaire (“L’unica scusante di Dio è di non esistere”), del poeta della rivolta ‘par excellence’Arthur Rimbaud, di Verlaine, di Lautréamont (Les chants di Maldoror). Ma erano altri tempi. Adesso dobbiamo confrontarci con altri palloni gonfiati della cultura e della politica francese, a cominciare da Macron il quale potrà esistere e avere un senso finché rimarrà attaccato alla gonna del tailleur, oltre che agli ordini, di Angela Merkel. Heil Angela! E qui mi fermo perché non vorrei essere accusato, e quindi liberalmente messo al gabbio, di criptonazismo. Di questi tempi democratici, molto democratici, democraticissimi, tutto è possibile.

Massimo Fini

Il Fatto Quotidiano, 30 marzo 2018

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«Tempo di libri», tempo di idee, ideologie, pensieri. La Fiera milanese dell'editoria è perfettamente in tempo per celebrare, oggi, a 50 anni dal '68, il tema della «Ribellione». Dai moti studenteschi alle rivoluzioni sociali, la parola d'ordine è «contro»: contro le convenzioni, le abitudini, le autorità.

Ma è ancora così? C'è ancora spazio per l'Uomo in Rivolta? E, soprattutto, chi è il Ribelle? Per saperlo, oggi, appuntamento in Sala Bianca, ore 17: in cattedra, uno che le cattedre le ha ribaltate tutte, nel giornalismo, nella politica, nel pensiero corrente e corretto: Massimo Fini. Titolo della lezione dell'anti-maestro, che è lo stesso della sua opera omnia, La modernità di un antimoderno, pubblicata da Marsilio nel 2016 e ora alla seconda edizione. Dentro ci sono tutti i suoi pamphlet più celebri e fastidiosi, da La Ragione aveva torto? all'Elogio della guerra a Il vizio oscuro dell'Occidente, e tutte le sue battaglie, intelligenza in resta: contro la democrazia, la tecnologia, la moneto-crazia. La ribellione è un tema antico, ma come aggiornarla - hashtag #ribellione - ai tempi del grillismo e della Lega, prima di Lotta e ora di Potere? Ecco a voi un dizionario del Perfetto Ribelle, in parole-chiave, a uso della Terza Repubblica. Firmato Massimo Fini.

(ANTI)MODERNITÀ Il Ribelle è antimoderno? «Il Ribelle è colui che rifiuta l'ordine costituito. Non è né un rivoluzionario né un cospiratore. Ed è difficile che aderisca a un modello di sviluppo ipertecnologico e disumanizzante come è quello che segna la modernità. Il Ribelle di solito lo si pensa come colui che guarda in avanti. Per me guarda all'indietro: a un mondo più semplice, più vero, dove i valori - lealtà, coraggio, tutela dei deboli, responsabilità - avevano un senso. E che, a partire dalla rivoluzione industriale, abbiamo perduto».

GRILLINI&LEGHISTI Grillini e leghisti si sono ribellati al vecchio potere della casta. Sono veri ribelli? «I grillini senz'altro, perché si sono posti contro il potere dei partiti, cioè l'ordine costituito della prima e seconda Repubblica, quando la democrazia si è trasformata, appunto, in partitocrazia. Salvini invece lo è meno, perché la sua azione politica rimane dentro un vecchio ordine. Un po' come Renzi: è giovane, fa il rottamatore, ma resta incardinato nella storia di un partito. Si dà arie di quello che vuole cambiare tutto, ma resta un perfetto conservatore».

POPULISMI Il Popolo fa la rivoluzione, i capipopolo la guidano. I populisti sono per definizione ribelli? «Mai capito cosa vuol dire populismo. Se la democrazia è il governo del popolo, populista non dovrebbe essere un aggettivo peggiorativo. E poi tutti, negli ultimi 30 anni, sono stati populisti, nel senso che hanno fatto riferimento al popolo, da Berlusconi - che lo ha fatto nel modo più efficace - ai grillini. Non vedo niente di male nell'essere populisti. Il termine populismo viene usato in maniera spregiativa dai vecchi partiti morenti contro coloro che cercano di sovvertire il loro sistema».

EUROPA E l'Europa? Bisogna ribellarsi all'Europa? «Premesso che il mio ideale è un mondo fatto di piccole patrie - un'utopia, per ora - trovo legittimo criticare l'Europa. Ma sapendo che non possiamo farne a meno. È impensabile che oggi un Paese, fosse anche forte come la Germania, possa fare a meno dell'Europa. Per contrastare Usa, Russia, Cina, India, le grandi potenze, bisogna lavorare per un rafforzamento dell'Europa, come fa la Merkel. Certo, non è un'Europa perfetta. Certo, è a guida tedesca. Ma non possiamo liberarcene, se no ci disgreghiamo. Personalmente trovo che la battaglia dei grillini e della Lega contro l'Unione europea sia un po' miope. Si tende a scaricare sull'Europa, un'entità astratta, molte inefficienze concretamente italiane».

DESTRA/SINISTRA Il Ribelle di fronte alle Ideologie. Esistono ancora Destra e Sinistra? «Destra e Sinistra, come ideologie, hanno avuto una funzione per due secoli e mezzo, ma ora sono superate dalla Storia. Non comprendono più le esigenze dell'uomo contemporaneo, che non sono soltanto economiche, ma anche esistenziali. Quali? Ad esempio, vivere dentro una comunità dove ci sia ancora qualcosa di umano, al di là della tecnologia e dell'economia. Bisogna tornare a mettere al centro di tutto l'Uomo, come sta facendo questo Papa, e riportare tecnica e finanza al loro posto. Ecco la rivolta culturale per cui si batte il vero Ribelle».

ISLAM Gli jihadisti sono Ribelli? «Sono gli unici ribelli. I soli che si ribellano all'ordine costituito mondiale. Il guaio è che in sostituzione propongono un altro totalitarismo, di segno contrario. L'Occidente vuole imporre all'intero globo il proprio modello, loro l'opposto. Ma sono gli unici che lottano. E se una delle caratteristiche del Ribelle - insieme all'onore, al senso di giustizia, eccetera - è il coraggio... beh... agli jihadisti, che combattono in seimila contro eserciti di 150mila uomini, puoi negare tutto, ma non il coraggio».

NEOFEMMINISMO #Me Too: le donne che denunciano Weinstein e le molestie nel mondo del cinema sono Ribelli? «Assolutamente no, sono perfette conformiste. Soprattutto da un certo momento in poi, quando il caso Weinstein diventa un vaso di Pandora in cui infilarsi per avere visibilità, le attrici hanno fatto finta di non capire come è la vita. La vera Ribelle è la Deneuve quando dice: Lasciate che i maschi ci corteggino. E comunque il vero Ribelle è quello che non segue le regole del politically correct sessuale».

CONFORMISMI Il conformismo è l'antitesi del Ribelle. Chi sono i conformisti oggi? «Mi verrebbe da dire: tutti. Ma più di tutti, i radical chic, quelli che hanno il conto corrente a destra e la battaglie per i diritti civili a sinistra. Alla fine la destra conserva un pezzetto di individualismo e di indipendenza di giudizio che la sinistra non ha mai avuto. E poi, scusa: un conto è quando la puzza sotto il naso ce l'aveva la sinistra di Amendola. Ma che ce l'abbiano Renzi o i giornalisti di Repubblica fa ridere...».

SOVVERSIONE In politica, quale sarebbe un vero atto di ribellione, oggi? «La violenza». Temi che ci si possa arrivare? «Non temo. Spero. È l'unico modo, purtroppo, per cambiare davvero le cose. Vedi, anche i Cinque Stelle alla fine sono rivoluzionari pacifici, e col tempo il sistema riuscirà a neutralizzarli, come fece con Bossi, altro grande Ribelle. E a quel punto non resta che la rivoluzione violenta. Anche se poi...». Anche se poi? «Anche se poi non accadrà. È che siamo italiani. Vecchi, con un'età media di 45 anni contro i 33 ad esempio dei tunisini, senza coraggio e de-virilizzati. I padroni del sistema possono stare tranquilli. Ormai siamo tutto fuorché ribelli».

Luigi Mascheroni

Il Giornale, 6 marzo 2018

 

 

 

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Poiché, raccolte le firme necessarie, intendo presentarmi alle prossime, e probabilmente vicine, elezioni, ritengo doveroso esporre alla cittadinanza il mio programma che è anche una parziale riforma dell’attuale Costituzione.

PRINCIPII FONDAMENTALI

Art. 1.- Ogni cittadino maggiorenne è libero di fare ciò che preferisce nella misura in cui la sua attività non nuoce ad altri.

Art. 2.- Il primo articolo della Costituzione promulgata nel 1948 viene così modificato: l’Italia è una Repubblica fondata sul tempo liberato.

TITOLO I – Ordinamento della Repubblica

Art. 3.- Il Premier è scelto con sorteggio fra cittadini in età compresa fra i 30 e i 70 anni in possesso di diploma superiore. Sono ineleggibili i soggetti che siano stati condannati per reati dolosi o che, al momento del sorteggio, siano sotto procedimento per lo stesso tipo di reati. Il Premier resta in carica cinque anni. Il mandato può essere replicato per una sola volta.

Art. 4.- Il Premier può essere sfiduciato da un referendum cui partecipi la metà più uno dei cittadini con diritto a elettorato attivo. Per il raggiungimento della sfiducia è prevista la maggioranza semplice.

Art. 5.- Il Premier sorteggiato è obbligato a disfarsi entro 30 giorni di media di sua proprietà o di proprietà di congiunti fino al sesto grado, pena la decadenza. Le stesse limitazioni valgono per i ministri e i sottosegretari.

Art. 6.- Il Premier può scegliere liberamente i propri ministri secondo valutazioni di capacità, competenza, esperienza. Altrettanto liberamente può dimissionarli.

TITOLO II- Rapporti economici

Art. 7.- Viene abolita qualsiasi attività finanziaria in qualsivoglia forma. E di conseguenza è abolita ogni rendita finanziaria. Holding finanziarie costituite all’estero ma operanti in Italia sono fuorilegge e i loro attori e prestanome perseguiti per evasione fiscale.

Art. 8.- Vengono abolite le banche che nel tempo si sono trasformate in Istituti che prestano ad usura ai cittadini denaro che appartiene agli stessi cittadini. Restituito il denaro ai correntisti i beni, mobili e immobili, delle Banche sono requisiti dallo Stato che li destinerà a usi sociali.

Art. 9.- E’ abolita la Borsa.

Art. 10.- Gli imprenditori con più di 15 dipendenti vengono espropriati dei beni mobili e immobili pertinenti all’impresa, requisiti dallo Stato e destinati a usi sociali.

Art. 11.- L’orario di lavoro della Pubblica Amministrazione è portato a quattro ore. Il resto delle incombenze è rimandato alla robotica.

Nei rapporti di lavoro privati l’orario è stabilito attraverso una libera contrattazione fra proprietà e i sindacati di categoria.

Art .12.- I Supermarket e i Grandi Magazzini di qualsiasi tipo vengono abbattuti e i terreni sono requisiti dallo Stato che si adopererà per favorire, con opportuni incentivi, la nascita su quegli stessi terreni di piccoli negozi e botteghe artigiane.

Art. 13.- Con i mezzi ottenuti grazie alle requisizioni e con una mirata campagna culturale lo Stato si adopera per favorire un ritorno all’agricoltura, alla campagna e a una relativa disurbanizzazione delle metropoli.

Art. 14.- E’ istituita una tassa sul patrimonio con esclusione delle prime e delle seconde case e dei liquidi fino a un milione di euro.

Art. 15.- Lo Stato italiano chiude le proprie frontiere ai turisti. Le apre, senza discriminazioni e limiti alcuni, a coloro che abbiano bisogno di vivere o transitare sul suo territorio. Chiunque, sotto le mentite spoglie di profugo o di migrante, si introduce in Italia per fini turistici è punito per il reato di frode.

TITOLO III- Diritti civili

Art. 16.- Le cure mediche e i trasporti pubblici sono gratuiti.

Art. 17.- La libertà di opinione non conosce limiti se non quelli della diffamazione e dell’istigazione a delinquere nei confronti di persone precise, individuate o individuabili. Ogni idea ha diritto di essere espressa purché non si faccia valere con la violenza. Sono abrogati tutti i reati liberticidi, sia quelli derivanti dal Codice Rocco sia quelli introdotti dopo la Costituzione del 1948, compreso il divieto di ricostituzione del partito fascista contenuto nelle Disposizioni transitorie e finali (XII) che come tali sono destinate a cadere.

TITOLO IV- Società

Art. 18.- La Repubblica promuove il nucleo familiare comunque si sia formato. Per le coppie con più di due figli è previsto un bonus per ogni figlio che superi il numero di due, bonus da determinare attraverso decreti attuativi che terranno conto, per ogni biennio, delle disponibilità di cassa. E’ previsto un tributo capitario per i single, uomini e donne, senza figli in età compresa fra i 30 e i 60 anni. Sono provvedimenti già presi in passato, a partire dall’Impero romano, in periodi di grave crisi demografica qual è quello in cui viviamo.

Art. 19.- Informazione. Le Tv, le Radio, i media su carta stampata o su web sono esentati dal limite previsto dall’art. 11 del Titolo II della nuova Costituzione.

E’ prevista una Rete pubblica televisiva e radiofonica, che dipende dal Ministero della Cultura. I soggetti privati non possono possedere più di una Rete. In tutte le Televisioni e Radio, sia pubbliche che private, sono proibiti i programmi di intrattenimento.

Art. 20.- Sono aboliti tutti i social network ad esclusione di Twitter. I trasgressori verranno puniti con una pena dai 2 ai 5 anni.

TITOLO V- Giustizia

Art.21.- Il processo si divide in tre fasi: indagini istruttorie, un giudizio di merito, uno di legittimità (Cassazione).

L’istruttoria è segreta, il dibattimento pubblico. L’Editore, il Direttore e i singoli giornalisti sono chiamati a rispondere in solido delle violazioni del segreto istruttorio qualora ne sia derivato un grave danno all’onorabilità di uno o più cittadini.

Art. 22.- Il Codice Penale viene depurato di tutte le norme che allungano il procedimento, visto l’interesse della società e dei singoli a che il cittadino sia giudicato nel più breve tempo possibile, cui si aggiunge il diritto a non subire una carcerazione preventiva dai tempi inaccettabili. Quali norme siano da abolire per snellire il processo è questione demandata al Governo e in particolare al Ministro della Giustizia.

Sono aboliti gli arresti domiciliari perché discriminano fra cittadini con diversa caratura sociale. Lo Sato si adopera per la costruzione di nuove carceri e il riordino, in senso favorevole al cittadino detenuto, di quelle già esistenti.

TITOLO VI- Esteri

Art.23.- L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.

Art.24.- L’Italia ritira tutti i propri contingenti stanziati all’estero.

Art.25.- L’Italia resta nell’Unione Europea cercando di indirizzarla, nei limiti delle proprie possibilità, verso una giusta equidistanza fra le Potenze attualmente egemoni.

Art.26.- L’Italia denuncia il Patto Atlantico (NATO). Le Basi straniere attualmente presenti sul suolo italiano dovranno smobilitare entro un ragionevole preavviso. Il terreno così recuperato sarà adibito ad agricoltura.

Art. 27.- Il Sommo Pontefice dovrà lasciare il suolo italiano. Il Vaticano, con i suoi beni immobili e mobili, ridiventa proprietà dello Stato italiano. Sono abolite le immunità fiscali concesse a Enti religiosi.

Art. 28.- Il Concordato viene abrogato.

TITOLO VII- Ricerca scientifica

Art.29.- E’ proibita qualsiasi ricerca che intenda andare a intaccare o modificare il dna umano o animale. I trasgressori sono puniti con la pena dell’ergastolo.

Norma di chiusura

Restano in vigore tutti gli articoli della Costituzione promulgata nel 1948 e le leggi conseguenti che non contrastino con le suesposte disposizioni.

Massimo Fini

Il Fatto Quotidiano, 28 marzo 2018