Gentile dottor Fini, sono un’anziana signora che soffretanto di solitudine e di nostalgia per la perdita deltenerissimo amore tardivo. Nell’articolo intitolato «Lapillola che scolora la vita» lei fa questa considerazione:«Non c’è niente di più doloroso che ricordare imomenti belli. Se proprio si vuole agire a suon dipillole, la pillola di cui avremmo bisogno, soprattutto invecchiaia, è quella che fa dimenticare i momenti felici».Condivido appieno. Per me è così. Il ricordo diquell’amore, benché bellissimo, anzi proprio perchébellissimo, per me è solo fonte di sofferenza.
Anna Maria Bertloni, Rovigo
Gentile Signora,mi spiace doversintetizzare la sua lettera enon poter riportare, per motivi dispazio, la storia del suo amore dalei raccontata con tanta sensibilitàe pudore ma anche con un velatoerotismo tutt’altro che senile.Purtroppo è così.Non c’è niente di più tormentoso,per un vecchio, dei bei ricordiperché enfatizzano, per contrasto,la pena presente. Meglio quellibrutti che sbiadiscono piùfacilmente.Mentre i ricordi dei momenti e deiperiodi felici o sereni siammantano nella memoria di unalone mitico infilando così ilcoltello affilato e doloroso delrimpianto nella ferita aperta delnostro presente.Ho scritto un libro, «Ragazzo:storia di una vecchiaia», che verràpubblicato ad ottobre che tratta delrapporto vecchiaia-giovinezza,della memoria e, sullo sfondo, deltempo che tutti ci condanna.Penso che le interesserà. Unabbraccio forte.