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Elisabetta II d'Inghilterra ha compiuto 88 anni. Ho sempre avuto una grande ammirazione, anzi un'autentica passione per Elisabetta. Solo una vera regina può portare quegli orribili cappellini demodè e quegli abiti color pastello, rosa, verde senza rendersi ridicola. E' dotata di un autocontrollo eccezionale e di una resistenza fisica e nervosa che le consente ancor oggi di presenziare per ore a noiosissime cerimonie senza dar segni di insofferenza, di fastidio, di malumore, ma anche senza ridere perché a una regina non è consentito. In 72 anni di regno non le ho mai visto sbagliare un colpo. Tantomeno il giorno dei funerali di lady Diana che diedero, così grandiosi e insieme così composti, con i quattro uomini, Filippo di Edimburgo, Carlo e i due principini a seguire il feretro, la dimensione di un popolo. Il suo lieve ma percettibile inchino al passaggio della bara davanti a Buckingham Palace resta memorabile. Un inchino, ma diverso per tono e significato, lo vidi fare da Elisabetta a Milano quando, accompagnata dal presidente Ciampi, passò davanti alla Prefettura dov'era esposta la bandiera italiana. Il cafone livornese, colto di sorpresa, tentò tardivamente e goffamente di imitarla, riuscendo solo a sottolineare l'abissale distanza di stile.

Non credo che Elisabetta ami particolarmente il protocollo, il dover indossare a volte abiti paradossali e grotteschi come quello dell'Ordine della Giarrettiera, non poter manifestare in nessuna occasione publica le proprie opinioni politiche e nemmeno le sue emozioni. Ma sa che il suo mestiere è quello di regina e che è suo dovere onorarlo fino in fondo. Che è quanto non aveva capito la povera Diana, ragazza dei nostri giorni, la cui tragedia si poteva leggerle sul volto, dietro la veletta bianca, già il giorno delle nozze con Carlo. Le limitazioni di un sovrano sono infinite. E' un prigioniero di lusso. Perché è un simbolo e per un simbolo la forma è sostanza.

Elisabetta durante il conflitto delle Falkland lasciò andare il principe Andrea in guerra a rischiare come gli altri.

La giornata di Elisabetta è costellata di impegni cui non può sottrarsi. Legge tutti i dossier che le arrivano dal premier, dai ministri, dagli ambasciatori, dai servizi segreti, dai governanti del Commonwealth, firma tutti i documenti, risponde personalmentem o con l'aiuto delle dame di compagniam alle lettere, riceve visite, conferisce onoreficenze a 150 persone per volta e deve prepararsi perché a ognuna deve saper dire qualcosa. Di questi impegni protocollari la regina ne ha circa 400 l'anno. L'unico sfizio che si concede è di precipitarsi la mattina appena alzata, alle 7 e 30, su Sporting Life, che tratta solo delle corse dei cavalli, passione ereditata dalla regina madre. Ma in fondo anche questa passione per i cavalli e i cani di razza è perfettamente inglese (il principe Carlo ha una faccia assolutamente equina). Fino a non molto tempo fa le piaceva guidare personalmente la sua Jaguar e, a quanto pare, guida benissimo. Nel 1945, a guerra ancora in corso, fece il servizio militare in un corpo ausiliario e fu addestrata come autista. In fondo è una donna pratica. Dai gusti semplici (le piacciono i gialli, i programmi comici e i vecchi film). E' una brava massaia. Attenta, risparmiosa, se non addirittura tirchia.

Fra i compiti di una regina c'è anche quello di fare figli. Lei ne ha sfornati quattro. Nessuno può sapere, tranne gli intimi, se Elisabetta è anche una donna intelligente. Ma un Re non è obbligato a essere intelligente. Deve saper fare il Re. E a me pare che Elisabetta II d'Inghilterra, pur regnando in tempi tanto diversi, sia una degna erede di suo padre, quel Giorgio VI che durante i devastanti bombardamenti tedeschi su Londra del 1942 restò ostentatamente nella capitale per infondere fiducia e coraggio ai suoi sudditi. God save the Queen.

Massimo Fini

Il Gazzettino, 25 aprile 2014