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Donald Trump è stato condannato in sede civile da una giuria di Manhattan per abusi sessuali, risalenti al 1996, sulla scrittrice Carroll oggi settantanovenne. Per poter condannare Trump lo Stato di New York aveva emanato nel 2022 una legge firmata dalla governatrice democratica Kathy Hochul che annullava la prescrizione per abusi sessuali. The Donald potrà ugualmente candidarsi alle elezioni del 2024 ma certamente questo colpo basso non giova alla sua reputazione anche se una condanna per abusi sessuali, che sarebbero stati perpetrati 26 anni fa, lascia molto perplessi, è una della tante storture del MeToo. Comunque quando ci sono in ballo delle elezioni i candidati più che esporre quali sono i loro programmi, si dedicano a colpire moralmente l’avversario. E questa è diventata una prassi non solo del puritanesimo americano ma riguarda anche molti altri Stati del mondo, Italia compresa.

Nell’Europa democratica si tifa apertamente per Biden non solo perché è democratico, ma perché The Donald con la sua capigliatura platiné è considerato volgare. Io penso invece che sarebbe bene tifare per Trump. Il Tycoon, come viene spregiativamente chiamato, nasce come imprenditore e ha la mentalità del imprenditore. E’ lui che ha deciso il ritiro degli americani dall’Afghanistan e conseguentemente delle altre forze, occidentali e non, che si erano aggregate a quella sciagurata impresa e finita poi malissimo perché, imperante Biden, il ritiro è avvenuto nel modo più caotico e quasi tragicomico (in quanto all’Italia il primo a fuggire è stato l’ambasciatore). Si era portato molto meglio Richard Nixon quando ci fu il ritiro dal Vietnam. A Trump non andava giù che gli Stati Uniti avessero investito nel conflitto anti-talebano mille miliardi di dollari per una guerra che, secondo gli stessi strateghi del Pentagono, “non si può vincere”. Penso quindi che se Trump ritornerà al potere applicherà lo stesso schema per la guerra russo-ucraina dove gli Stati Uniti in un solo anno, da gennaio 2022 a febbraio 2023, hanno speso 71 miliardi. Anche qui per una guerra, come ha affermato più volte il Capo di Stato maggiore yankee, il generale Milley, che “nessuno può vincere”. Da notare che storicamente i conservatori americani sono stati “isolazionisti” prima che Bush senior invertisse totalmente la rotta seguito poi dal democratico Clinton, guerra alla Serbia, 1999, da Bush junior, guerra all’Iraq, 2003, guerra alla Somalia, per interposta Etiopia, 2006/2007, da Barack Obama, subito santo perché nero, con la totalmente illegale aggressione alla Libia del colonnello Gheddafi le cui conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.

La soluzione per la fine della guerra russo-ucraina l’aveva suggerita Silvio Berlusconi, anche lui di base un imprenditore, quando rivolgendosi direttamente a Zelensky e Biden disse: “Per arrivare alla pace, il signor Presidente americano dovrebbe prendersi Zelensky e dirgli: è a tua disposizione dopo la fine della guerra un piano Marshall per ricostruire l'Ucraina…bisogna che tu (Zelensky ndr) domani ordini il cessate il fuoco anche perché noi da domani non vi daremo più dollari e non ti daremo più armi”. Curiosa affermazione per un uomo come l’ex Cavaliere che è stato sempre più americano degli americani. Curiosa ma intelligente e non va depennata perché è di Silvio Berlusconi. In una conferenza tenuta il 16 maggio a Castegnato mi è stato chiesto come deve comportarsi un giornalista. Un giornalista onesto quando un leader politico di un campo avverso dice cose che ritiene giuste deve dire che sono giuste, così come se un leader politico che ritiene a lui vicino dice sciocchezze deve ammettere che sono sciocchezze (anche se poi, a parer mio, un giornalista non dovrebbe avere né amici né nemici politici, perché il suo compito è fare il giornalista, non il politico).

Ebbene se Trump ritornerà alla presidenza degli Stati Uniti farà la stessa cosa che Berlusconi ha consigliato a Biden e la guerra finirà nel giro di pochi mesi e Zelensky sarà costretto a non ricattare più l’universo mondo, tornando nella sua irrilevanza.

A finanziare l’Ucraina di Zelensky non c’è solo, dopo gli Stati Uniti, l’Unione Europea, il che è comprensibile visto che la guerra è vicina a casa nostra, ci sono anche organizzazioni planetarie come il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale e le Nazioni Unite. Ora quando lo stesso aggressore di oggi, la Russia allora Unione Sovietica, invase nel 1979 l’Afghanistan, non ancora talebano, né il Fondo Monetario né la Banca Mondiale né l’ONU diedero agli aggrediti un ghello. Il che vuol dire che nelle Nazioni Unite, come, parafrasando Orwell, disse Mu’ammar Gheddafi in un discorso all’ONU che gli costerà la pelle, “tutti gli Stati sono uguali, ma ce ne sono alcuni più uguali degli altri”.

Il Fatto Quotidiano, 20 maggio 2023