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“Le tasse sono un pizzo di Stato”. Questa affermazione se fatta da un comune cittadino integra il reato di vilipendio della Repubblica, delle Istituzioni e delle Forze armate, delle Assemblee legislative, del Governo, della Corte Costituzionale, dell’Ordine giudiziario (art. 290 c.p). Questo vilipendio si porta dietro a cascata il vilipendio alla Nazione e alla bandiera. Tutti reati, per altro di derivazione fascista, da cui fu sommerso, a suo tempo, Umberto Bossi.

Ma qui non siamo in presenza di un comune cittadino ma della premier Giorgia Meloni che rappresenta la più alta carica dello Stato dopo quella del Presidente della Repubblica (nella fattispecie il traballante Mattarella, un ottantenne che sembra un Joe Biden italiano con idee ancor più confuse perché di recente, equivocando sulla Dichiarazione di indipendenza americana del 1776, ha anfanato di un inesistente “diritto alla felicità”). Meloni quindi non solo vilipende sé stessa ma si delegittima con le sue proprie mani (ma sarebbe meglio dire bocca). Quindi se quello che dice Meloni è vero, e non c’è motivo di dubitarne, noi viviamo in uno Stato criminale e mafioso. Mi spingerei a dire che Meloni vilipende anche la Mafia, che è un’organizzazione seria e che per lo meno non si maschera dietro lo Stato di diritto.

Se lo Stato italiano è criminale e mafioso è nostro diritto non solo non rispettarne le leggi ma anche ribellarsi allo Stato in quanto tale. Finora i cittadini italiani, come pecore da tosare, è il caso di dirlo, e asini al basto, hanno sopportato tutto anche perché è difficile ribellarsi ad uno Stato che, per quanto criminale e mafioso, conserva pur sempre il monopolio della violenza. Finora i cittadini italiani si sono ribellati solo nella forma pacifica dell’astensione, sempre in crescita: nelle recenti amministrative Brindisi è passata, come percentuale dei votanti, dal 60,7 del 2018 al 43,8 del 2023, Massa dal 62,5 al 51,3, Terni dal 59,4 al 43,3. Se l’astensione dovesse aumentare ulteriormente ci troveremmo di fronte ad una situazione di tipo kosovaro, del resto se uno Stato è criminale, Meloni docet, è lecito ribellarsi ad esso con la violenza. Si possono ipotizzare diverse soluzioni. 1) Non si pagano più le tasse, pardon “il pizzo”, e così crolla tutto il sistema. 2) Il cittadino esasperato prende autonomamente le armi e si sa che “terribile è l’ira del mansueto”. 3) Le Forze armate, delegittimate in uno Stato non più legittimo, prendono il potere con un colpo di Stato che un tempo avremmo chiamato “alla sudamericana” ma che oggi sarebbe ingiurioso nei confronti di quei Paesi. 4) Poiché gli italiani sembrano svuotati di ogni vitalità, a differenza dei cugini francesi, in genere così simili a noi, che qualche seria rivolta di piazza l’hanno fatta e stanno facendo (i gilets jaunes, le proteste contro l’aumento dell’età pensionabile) si potrebbe, extrema ratio, ingaggiare con una colletta la Wagner perché agisca al nostro servizio, come in Russia fa con Putin ma come fa in molti altri paesi. Certo ci costerebbe un po’, ma sempre meno delle tasse italiane.

Il Fatto Quotidiano, 7 giugno 2023