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È rispuntato il vecchio Covid in una serie infinita di varianti, Ba.2.86 detto Pirola, Ba.2.75 detto Centaurus, Xbb.1.5 detto Kraken, Omicron, Delta. E col Covid rispunteranno le solite polemiche fra i sì-vax e i no-vax e sulla necessità dei vaccini per le solite categorie, anziani, ospiti delle Rsa, donne in gravidanza e operatori sanitari. Insomma i “fragili”.

Oggi un raffreddore è più pericoloso del Covid. Io ho un modo tutto mio per valutare se ho un raffreddore, dopo cinque starnuti lo considero raffreddore, ma secondo il mio personalissimo cartellino, se ho contemporaneamente le mani calde non devo preoccuparmi (le mani calde sono sempre state un mio atout con le ragazze che, come direbbe Catalano, preferiscono essere accarezzate da mani calde piuttosto che fredde).

A parer mio, non sono un medico, il Covid è stata una debacle della Scienza medica. Intendo la Scienza tecnologicamente applicata, non la Conoscenza che è consustanziale all’uomo anche se pure essa non priva di insidie. Non per nulla nel Paradiso Terrestre Dio aveva proibito di mangiare la mela della conoscenza, ma Eva la curiosa, Eva la civetta, Eva la maliarda, Eva la lasciva, Eva la fedifraga, non obbedì. Ma è mai possibile che in tutto quel ben di Dio, è il caso di dirlo, quella sciagurata puntasse proprio sulla mela della conoscenza? La conoscenza, a pensarci bene, è il male di tutti i mali perché ha dato all’uomo la lucida consapevolezza della propria inevitabile fine.

Ma torniamo alla Scienza medica. Si è fatta sorprendere non da un virus sconosciuto, da una peste nera che veniva da Marte, ma da un ceppo ben conosciuto che è quello dell’influenza. Ora si dice che i vaccini hanno fatto il miracolo. Io invece l’indebolimento del Covid non lo attribuisco ai vaccini, ma allo stesso Covid che essendo più intelligente dell’uomo, ci vuol poco, non ha interesse a sterminare tutti perché morirebbe lui stesso per mancanza di approvvigionamenti.

Gli immunologi, i virologi, gli epidemiologi hanno fatto il resto. All’epoca della loro maggior fortuna, anche pecuniaria, non ce n’era uno che non avesse un’idea diversa dall’altro per cui la gente era disorientata. In quel magma di informazioni io ne ho trovata solo una utile, quella di un medico di base che dice che quando sei nel panico devi inspirare ed espirare per un certo tempo. Questo metodo ho cercato di trasmetterlo a un mio correligionario della piscina, anziano, più o meno, quanto me. Ma non c’è stato niente da fare, faceva due vasche e si sentiva mancare il respiro. Gli ho consigliato: “Non fare due vasche, ma fanne cinque di seguito e allora la mancanza di respiro ti sembrerà più normale, inoltre ti ricordo che in tutte le attività atletiche bisogna prima ‘rompere il fiato’”. Ma lui da quell’orecchio non ci voleva sentire. Alla fine mi sono stufato e gli ho detto: “Se è morto Beethoven possiamo morire anche noi”.

All’epoca del Covid imperante si sono consumate, ad uso della medicina moderna, delle truffe. In ospedale andavano persone che avevano tre o quattro patologie, in ospedale si beccavano il Covid – si sa che gli ospedali e i medici sono iatrogeni, più se ne sta alla larga e meglio è – e il decesso che sarebbe comunque avvenuto veniva attribuito al Covid. Inoltre c’era il tambureggiante assedio dei media e delle istituzioni che ci impediva di andare a letto tranquilli.

Comunque, all’epoca il vero problema non è stato il Covid ma il lockdown, che ci ha separato da figli, nipoti, amici ed isolato. La solitudine, secondo le statistiche, uccide più del fumo. In Svezia non hanno fatto lockdown o lo hanno fatto ridottissimo avendo proporzionalmente molti meno morti di noi. Italia, 0.003%; Svezia 0.002%; Svizzera 0.001%. Si obietterà che la Svezia è un territorio amplissimo dove la gente vive distanziata e le grandi città sono poche. Ma anche la Svizzera non ha fatto lockdown, ha una popolazione densa, costretta in un territorio limitato, eppure ha avuto proporzionalmente meno morti di noi.

Detto questo, il lockdown avrebbe potuto avere degli effetti positivi. Isolati in casa potevamo capire quali erano le amicizie che veramente ci mancavano e quali delle mere conoscenze di cui potevamo fare tranquillamente a meno. Inoltre potevamo capire di quali bisogni avevamo realmente bisogno e rinunciare agli altri. Cosa che, riducendo la produzione, avrebbe anche ridotto l’emanazione di CO2 e dato una mano a calmierare quel cambiamento climatico che tanto ci inquieta. Ma vedo che, passata la sbornia, siamo ritornati alle sempiterne, cattive abitudini. Non si fa che parlare e riparlare della necessità della “crescita” che prima o poi, più prima che poi, ci porterà al fosso, perché le crescite esponenziali esistono in matematica, non in natura. Insomma, benché abbia mangiato la mela della conoscenza, l’uomo si conferma l’animale più stupido del Creato.

Tornando al Covid. È stata una delusione. Avrebbe potuto spazzar via un bel mucchio di vecchi inutili, quorum ego, che pesano, economicamente e non solo, sulla popolazione, soprattutto giovanile. Invece, come si evince dalle statistiche, la percentuale di chi ha reso l’anima per Covid è minima, dello 0,00.

Caro Massimo, il lockdown – che peraltro durò poco più di due mesi – si rese necessario perché gli ospedali italiani erano al collasso per eccesso di domanda e avevano iniziato a selezionare chi curare e chi abbandonare a sé stesso (si arrivò a superare i mille morti al giorno). I morti per o con Covid, al momento, sono stati nel mondo 7 milioni: non proprio zero. Quanto al tuo vecchio pallino di morire a tutti i costi in quanto anziano, paradosso per paradosso: esistono sistemi più pratici ed economici del Covid. (Marco Travaglio)

Il Fatto Quotidiano, 21 gennaio 2024