Nei giorni scorsi si è svolto a Castiglioncello un convegno su «II bambino tecnologico» organizzato dal «Coordinamento dei genitori democratici» (Cgd). Non ho nulla da eccepire sul convegno, che anzi ha trattato un problema assai interessante, oltre che preoccupante, ma confesso che trovo assai curioso l'aggettivo democratico applicato a genitore. Cosa significa genitore democratico? Chi è genitore democratico? È come si fa a riconoscerlo? Porta un distintivo? Ha la tessera? Glielo si legge in fronte? E se al convegno si fosse presentato, putacaso, un genitore antidemocratico, cosa gli avrebbero fatto? Lo avrebbero cacciato via a pedate? Democraticamente? L' uso che si fa oggi dell'aggettivo «democratico» è singolare. Mi verrebbe da dire che è un uso fascista se anche questo termine non fosse usurato come quello. Diciamo che ricorda i tempi del fascismo. Come allora non c'era anima che non si dichiarasse fascista, così oggi non c'è nessuno che non si autoproclami democratico. Ci sono gli avvocati democratici, i magistrati democratici, i giornalisti democratici, i medici democratici, gli psichiatri democratici e, da qualche anno, abbiamo anche i genitori democratici. E perché no allora una subsezione di mamme democratiche e di fratelli democratici? E gli zii? Gli zii vogliamo lasciarli fuori? E a quando un bel coordinamento di bambini democratici? Non sono forse democratici i bambini? Anzi i bambini, poiché rappresentano il futuro (come ci ricorda sempre il nostro amato presidente), sono i più democratici di tutti. E allora facciamone un Coordinamento con una bella divisa da balilla della democrazia. A parte la comicità della cosa, questo autoproclamarsi democratici, fuori dalle categorie politiche, è una bella prepotenza manichea perché dà dell'antidemocratico, e quindi del reietto, a tutti gli altri. Se non faccio parte del «Coordinamento dei genitori democratici» sono forse un babbo fascista? Inoltre questo autoerotismo democratico è fortemente sospetto, L' esperienza suggerisce infatti che quando qualcosa viene sbandierato con impudicizia c'è da diffidare, Avete presenti quei tizi che, incontrati casualmente in treno, dicono subito «io e lei che siamo fra le poche persone oneste»? Ecco, a me i giornalisti democratici (oltre che, naturalmente, «laici e antifascisti»),i medici democratici; gli psichiatri democratici, i magistrati democratici, i genitori democratici ispirano la stessa diffidenza. In realtà l' uso e l' abuso del termine democratico non sono che uno dei tanti fenomeni di conformismo prodotti dalla società di massa. Il termine democratico, completamente usurato, è diventato una formula rituale priva di qualsiasi significato. il frammento talmudico di una giaculatoria lunghissima che comprende parole un tempo cariche di significato e di pathos come «compagno», come «antifascista», come «laico» che oggi sono ridotte a parodia. Il buffo è che questi termini vengono usati per darsi un'identità e una connotazione, proprio quando hanno perso ogni forza indicativa. Eppure nessuno ci rinuncia. Cosi succede che se dei genitori vogliono fare una cosa cosi semplice come riunirsi e discutere dei propri problemi, hanno bisogno di attribuirsi la patente di «democratici». Patente che, peraltro, non rende purtroppo immuni dalle scemenze, come quella che mi ricordo da un altro Convegno sul tema «Perché un figlio?» In quell' occasione il presidente del «Coordinamento dei genitori democratici» affermò che finalità del convegno era «trovare, imparare il metodo per assolvere quella che ormai è una professione, quella dei genitori inseriti in questa società, perché avere un figlio significhi anche adottare il mondo». Poveri bambini, democratici.