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Gorbaciov ha gettato la maschera. Il «despota illuminato», come piace chiamarlo ai suoi numerosissimi reggicoda occidentali, dopo aver proclamato ai quattro venti di aver seppellito la «dottrina Breznev», l'ha prontamente riesumata non appena è tornata buona. Di suo, Gorby, ci ha messo un tocco di ipocrisia in più. ,È un mese che sta gridando che non userà la forza in Lituania mentre di fatto l'ha già occupata. Ma i carri armati e i reparti speciali di paracadutisti non «occupano» bensì «prevengono» eventuali disordini; i «consiglieri», che si sono impadroniti dei gangli vitali del paese, sono lì per «aiutare»; gli «esperti» che hanno esautorato le autorità lituane hanno il compito di «affiancarle». Tanta amorosa sollecitudine non può far dimenticare a nessuno che non sempre c'è bisogno di spargere il sangue per soffocare la libertà di un paese. Nel '68, in Cecoslovacchia, i sovietici non fecero, direttamente, un solo morto, bastò la presenza dei carri armati per spazzar via la «primavera di Praga». Che differenza c'è con quanto sta accadendo oggi in Lituania? Naturalmente il «despota illuminato» mischia, in un sapiente cocktail, affermazioni ipocrite a collaudati metodi stalinisti. Coloro che, a suo dire «alimentano conflitti interetnici» (cioè l'intero popolo lituano) sono  tacciati di essere dei criminali. La Lituania se vuole andarsene deve pagare i danni all'Urss (ed è la prima volta, come notava sul Giorno Romanello Cantini, che si pretende che sia la colonia a pagare i danni al colonizzatore). Qualunque passo a favore della Lituania sarà considerato «un'inammissibile ingerenza negli affari interni dell'Unione Sovietica», formula sinistra che abbiamo sentito risuonare tante volte in questo dopoguerra, con Stalin, con Kruscev, con Breznev. Infine, il «despota illuminato» lancia un appello, perché non sia messa in pericolo «la stabilità del mondo», che formalmente è rivolto ai 121 deputati del Parlamento di Vilnius, ma che sostanzialmente è un pesante avvertimento ai paesi occidentali. I quali, peraltro, non ne hanno alcun bisogno. In questa vicenda il cosiddetto Occidente sta esprimendo tutto il suo ributtante cinismo, Stati Uniti in testa (del resto si sapeva benissimo che nel tanto osannato «vertice in mare», durante il quale la stampa internazionale si occupò soprattutto delle toilette di Raissa Gorbaciova, Bush aveva promesso al suo compare di lasciargli mano libera nei paesi baltici).Alle ragioni di un piccolo, coraggioso popolo, la cui annessione all'Urss deriva solo dall'infame patto fra Hitler e Stalin la cui restaurata indipendenza è stata sancita dal libero voto di un Parlamento liberamente eletto, europei ed americani dimostrano di preferire in gran lunga la forza del colosso sovietico. Ai diritti degli aggrediti le prepotenze degli aggressori. In tutto il mondo occidentale si leva un solo grido: bisogna salvare Gorbaciov! E perché  mai dovremmo salvarlo? Perchè ha concesso una libertà limitata e vigilata ai paesi dell'Est? Forse bisognerebbe ricordare a qualcuno che Gorbaciov non è Babbo Natale, che l'Urss, a causa del collasso economico, non era più in grado di mantenere su questi paesi il controllo militare e ha preferito mutarlo in una meno dispendiosa egemonia politica (e infatti tutti i nuovi regimi delI l'Est si sono affrettati a dichiarare che rimarranno nel Patto di Varsavia). Bisognerebbe ricordare che tutto quanto è avvenuto all'Est è stato pilotato da Gorbaciov a difesa esclusiva degli interessi sovietici. In altra occasione ho scritto che la credibilità di Gorbaciov, la sua reale volontà di essere «un uomo di pace e di giustizia» come ama presentarsi, si sarebbe giocata sulla «questione baltica». Proprio perché, a parte la Polonia, l'indipendentismo baltico è il primo movimento all'Est, che non ha l'imprimatur di Gorbaciov e che non collima con i suoi interessi. Bene, in Lituania Gorbaciov ha perso la sua credibilità, se mai l'ha avuta. È  patetico chi si illude ancora che Gorbaciov sia un «falco controvoglia». Quando ormai appare sempre più evidente che si è fatto attribuire i pieni poteri presidenziali soprattutto per poter meglio schiacciare i movimenti indipendentisti, baltici e non. Del resto non c'è nulla di peggio del «despota illuminato». Costui infatti, nel tentativo di far finta che tutto cambi perché. gattopardescamente, nulla alla fine cambi, non fa altro che evocare illusioni, desideri e speranze che non ha nessuna intenzione di soddisfare. Gorbaciov vuole una democrazia finta, una libertà finta, una indipendenza  finta. Quando democrazia, libertà ed indipendenza rischiano di diventare vere allora cala l'antica mannaia come è avvenuto ad Ama Ata, a Tbilisi, in Azerbaigian, in Tagikistan e ora in Lituania. Nell' «impero interno» il vecchio Gorby ha fatto un bottino di morti che non si ricordava dai tempi di Stalin. Era meglio Breznev.