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Il Consiglio comunale di Aulla, guidato dal sindaco Lucio Barani, ha deliberato di conferire la citadinanza onoraria a Bettino Craxi «statista italiano esule e vittima di poteri politici persecutori che hanno organizzato un colpo di Stato detto Tangentopoli». La cittadinanza onoraria verrà' data anche ad Arnaldo Forlani e Giulio Andreotti, «identiche vittime dei citati poteri persecutori». Inoltre il sindaco di Aulla, che non è un luogo immaginario della fantapolitica ma il paese che si trova, per chi viene da Milano, alla fine dell'autostrada della Cisa, ha deciso di intitolare a Craxi l' attuale piazza Gramsci. Si può anche accettare questa impostazione, che del resto in Italia va ormai per la maggiore, ma allora Lucio Barani non è il sindaco socialista ma il federale fascista di Aulla. Se infatti Bettino Craxi non è un  latitante che si è sottratto alla Giustizia Italiana e alle sue leggi, quelle stesse che egli, come parlamentare, contribuì a formare e, come presidente del Consiglio, impose di rispettare, ma un esule e un martire, come sotto il Fascismo lo furono i liberali Rosselli e Gobetti, il socialista Pertini, il comunista Gramsci, allora l'Italia non è più una Repubblica democratica ma uno Stato totalitario e fascista e chiunque vi ricopra cariche pubbliche è un fascista e un collaborazionista. E se quello italiano è uno Stato fascista, frutto di un colpo di Stato, allora disubbidire alle sue leggi e sottrarsi ai suoi Tribunali non può essere un privilegio del solo Bettino Craxi ma è un diritto di tutti i cittadini. Se Craxi è un esule, come lo fu Gobetti, e un martire, come lo fu Gramsci, tenuto per vent' anni in galera dal regime mussoliniano per reati di opinione, e quindi questo è uno Stato di polizia, totalitario e fascista, io che, a differenza di altri, conservo memoria del principio di non contraddizione di Aristotele, cioè della logica formale, ne traggo le conseguenze. Da questo momento non rispetterò più le leggi e i Tribunali dello Stato italiano e considererò ogni sentenza che mi penalizzi come un «complotto», l'atto di un regime di polizia contro ciò che resta della libertà di stampa. A meno che non si voglia sostenere che questo è un regime fascista quando condanna Craxi ma diventa improvvisamente democratico quando condanna me o qualsiasi altro cittadino. Se questo è uno stato totalitario e fascista esiste un diritto a «uccidere il tiranno», e quindi Massimo D' Alema e Carlo Azeglio Ciampi, ma anche Silvio Berlusconi e il sindaco di Aulla i quali, se questo Stato è realmente fascista, non possono essere che dei finti oppositori e dei veri collaborazionisti. Del resto non si è mai visto che in uno Stato fascista un oppositore possegga la metà del sistema televisivo, la più grande casa editrice, il più diffuso settimanale, il quarto o il quinto quotidiano. Se Craxi è un esule, e quindi questo è uno Stato fascista, ogni violenza contro le Istituzioni diventa legittima e se le Brigate rosse erano un'espressione di banditismo politico quando, con Craxi, Forlani e Andreotti, quello italiano era uno Stato democratico, oggi sono invece forze impegnate a liberarci da un regime e dai suoi sgherri come lo furono i partigiani durante la Repubblica Sociale. Se invece, com'io credo, questo non è uno Stato fascista, ma qualcosa di molto peggio, è la Fattoria degli Animali di George Orwell, «dove tutti gli animali sono uguali ma ce ne sono alcuni più uguali degli altri», dove ci sono alcuni, anzi molti, che, si chiamino Craxi o Berlusconi, Baraldini o Sofri, hanno diritto a trattamenti privilegiati e a disattendere le leggi che invece gli altri cittadini debbono rispettare, allora si spalancano le porte al Far West perché, prima o poi, tutti pretenderanno che valga anche per loro ciò che oggi vale solo per alcuni. Un segnale in questo senso ci viene da Milano, dove gli abitanti del popolare quartiere di Baggio, esasperati dalla microcriminalità portata da spacciatori, drogati e immigrati, si sono organizzati in «squadre punitive» per ripulire, con la forza e la violenza, la zona. In uno Stato democratico e ordinato ciò è inammissibile. In uno Stato che non è fascista ma assente, in cui i prepotenti, i ricchi, i lobbisti e i loro amici pretendono di ritagliarsi un proprio diritto diverso da quello degli altri, anche il cittadino comune, vilipeso, umiliato, indifeso, acquista il diritto di farsi giustizia da sè.