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Il nostro è un sistema democratico-borghese, l'impianto del nostro ordinamento è basato sui principi liberali che discendono dalla Rivoluzione francese, che fu rivoluzione borghese, le nostre leggi difendono innanzitutto, com'è ovvio che sia, gli interessi della borghesia, il  rispetto di tali leggi è demandato, oltre che alla polizia (che è la polizia di uno Stato borghese) ad un organo arbitrale, la Magistratura, che è cerniera insostituibile dell'intero sistema. Bene, da alcuni anni assistiamo in Italia ad un fatto inaudito che non ha precedenti nella storia delle democrazie liberali: importanti e consistenti settori, imprenditoriali e politici, della borghesia, intellettuali borghesi, numerosi organi di informazione borghesi (da tutti quelli Fininvest al Corriere della Sera, soprattutto negli articoli degli ultraliberali Panebianco e Romano, ad altri) conducono una violentissima campagna contro uno dei cardini della democrazia liberal-borghese, la Magistratura, negandone la correttezza e la legittimità. In pratica una parte considerevole della classe dirigente nega gli istituti  dei Principi che essa stessa ha storicamente espresso. Da anni io vado scrivendo che un simile atteggiamento avrà, alla lunga, conseguenze devastanti proprio per la borghesia.Se infatti la classe dirigente (e comunque una parte rilevante di essa) è la prima ad avere totale sfiducia negli istituti e nelle regole che essa stessa ha creato, come si può pensare che prima o poi non siano. seguiti su questa strada dai sottoproletari, gli emarginati, i deboli, gli immigrati, gli «umiliati ed offesi» e insomma  tutti coloro che da questo ordinamento non hanno avuto nulla se non patimenti? Se l'onorevole Berlusconi, l 'imprenditore, il borghese Berlusconi dichiara, come ha fatto più volte, buon ultima al recente Congresso di Forza Italia, di considerare illegittima un' eventuale sua condanna da parte di un Tribunale della Repubblica e si considera una sorta di «prigioniero politico», perché mai questi stessi Tribunali dovrebbero essere rispettati da chi, a differenza di Berlusconi, non nuota nell'oro, nel sistema borghese non si è fatto ricco, non ha ruoli istituzionali o parlamentari, ma vive nella feccia della società? Con quali argomenti, con che autorità e legittimità si potranno fermare le teste calde?  Se l'onorevole Berlusconi ha ragione, e questo è un regime che si regge su una magistratura corrotta, ogni rivolta all' Autorità diventa legittima, non solo quella dell' onorevole Berlusconi e dei suoi seguaci. Se Berlusconi ha torto egli, col proprio comportamento, autorizza a credere legittima ogni rivolta. La violenza degli squatter, l'improvviso ritorno a forme di contestazione radicale del sistema sono i primi frutti di questa perversa pedagogia. Ma il fenomeno è destinato ad allargarsi all'intero corpo sociale. Lo vedo su me stesso e non credo di essere il solo. Non che intenda darmi alla violenza. Non ho civettato con essa nel '68 e negli anni successivi quando molti dei miei coetanei la praticavano o la ideologizzavano e oggi, da Manconi a Boato a Ferrara a Parenti a Liguori a Deaglio, siedono in Parlamento od occupano primarie posizioni sociali (e anche questa è stata una bella pedagogia) e non ho intenzione di cominciare proprio adesso. Ma è da qualche tempo che mi pongo uria domanda: se l'onorevole Berlusconi e tanti altri esponentl della classe dirigente, tanti bravi borghesi, non rispettano i Tribunali che devono far osservare le leggi, perché mai dovrei essere io il solo a rispettare Tribunali e leggi? Qualcuno mi obietta: bisogna essere onesti per se stessi e non per altro, Chi fa questa affermazione ha una concezione moralistica, nè laica nè moderna, del diritto. In età moderna le società non si tengono insieme in base alla morale e alle tradizioni ma in virtù di un libero contratto, di un patto sociale che tutti gli aderenti si impegnano a rispettare demandando l'arbitrato alla Magistratura. Ma se alcuni, dicendosi convinti che l'arbitro è corrotto, non accettano i suoi fischi quando sono a sfavore peraltro pretendendo che siano validi e rispettosi quando sono a favore (Berlusconi, per restare al suo esempio, non contestò certo la sentenza che gli attribuiva la Mondadori, in quel caso l'arbitro era corretto e non corrotto) la partita è presto finita. Cioè; fuor di metafora, salta il patto sociale. Perché prima o poi, anche gli altri assumeranno lo stesso atteggiamento, nessuno seguirà più le decisioni dell'arbitro e sarà zuffa in campo, caos, anarchia. E l'ultima ad avere interesse al caos e all'anarchia è proprio la classe dirigente perché nel caos e nell'anarchia può perdere la propria posizione dominante mentre gli altri, per dirla marxianamente, non hanno da perdere che le proprie catene. Ecco perché da che mondo è mondo la classe dirigente (dalla Rivoluzione francese in poi la borghesia) è la prima a far quadrato intorno alle Istituzioni, poiché sono le «sue» Istituzioni, che difendono i «suoi» interessi e le permettono di continuare ad essere dominante. Una classe dirigente che delegittima le proprie Istituzioni ha quindi perso il senso di se stessa e della sua funzione. E non merita più di essere classe dirigente.