0
0
0
s2sdefault
powered by social2s

Da molti e molti anni la "prima" della Scala è diventata un odioso evento di discriminazione sociale, una esibizionistica passerella della "nomenklatura", questa nuova classe nobiliare che si crea nelle democrazie, contraddicendo in radice lo spirito egalitario, formata da politici, da favorite, da calciatori, da dubbi finanzieri e altri vari soggetti, per lo più tutta gente che non ha mai fatto un solo giorno di lavoro serio in vita sua e che non è lì perchè interessata alla musica lirica e all'opera, spettacolo popolare per eccellenza, ma solo per farsi vedere, per felicitarsi vicendevolmente del privilegio di essere in un luogo da cui il cosiddetto cittadino comune, che pur è quello paga l'esistenza del Teatro alla Scala, oltre che la sostanziale fannullaggine dei membri della "nomenklatura", è rigorosamente escluso.Non era così in epoca premoderna, preindustriale e predemocratica. Anche allora c'era una classe che aveva l'enorme privilegio di non lavorare: i nobili. E nei propri castelli costoro davano ricevimenti cui invitavano solo i loro pari. Ma le feste pubbliche erano, appunto, pubbliche e ad esse nobili e popolo partecipavano insieme, mescolandosi. Si trattasse di uno spettacolo pirotecnico e musicale i giardini di Versailles e di qualsiasi altra reggia venivano aperti al pubblico perchè anche il popolo, anzi soprattutto il popolo, potesse goderne. È lo stesso concetto per cui si costruivano le cattedrali e le si riempivano di capolavori. Ciò dimostrava la magnificenza del signore, ma anche la sua munificenza perchè il godimento di quelle opere d'arte era a disposizione di tutti. Oggi capolavori che sono patrimonio dell'umanità stanno in case private o nei caveau delle banche. Nè della cultura - c'erano "prime" riservate esclusivamente a un ceto di privilegiati. "Prima" o meno che fosse il teatro era un luogo eminentemente interclassista. Ci andavano nobili e poveracci, borghesi e popolani, signori e contadini, analfabeti e letterati. La differenza è che i "signori" hanno posti privilegiati, quasi in mezzo agli attori o nelle gallerie (quando c'erano), mentre la canaglia-marinai, soldati, facchini, carrettieri, femmine di basso conio - stanno in piedi nella platea" (E. Pasquini e A. Quaglio, "Le origini e la scuola siciliana" La Terza, 1971, p. 20).È stata la borghesia a "privatizzare" il pubblico e a impadronirsene scacciandone i legittimi detentori (anni fa, a Milano Piazza Duomo, luogo di incontro cittadino per defini zione, fu occupata da dei tendoni in cui si davano feste esclusive per i (vip). Ma almeno la borghesia d'antan, quella metodica e doverista, descritta da Benjamin Franklin, legittimava in qualche modo i suoi privilegi perchè aveva accumulato le proprie ricchezze col duro lavoro. Oggi siamo tornati a un sistema feudale, ma peggiorandolo. La nomenklatura, la nuova classe mobiliare è fannullona come su era l'altra, ma a differenza di quella non ha nemmeno la buona creanza e la prudenza di far partecipare il popolo ai divertimenti collettivi che invece requisisce e per sè, escludendone chi lavora e la mantiene. Uno schiaffo impudente a noi cittadini, a ogni sbandierata idea di uguaglianza.