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No. Berlusconi vuole riformare la Costituzione a colpi di maggioranza. Formalmente la cosa è legittima perché la Carta prevede (art. 138) un meccanismo di revisione delle norme costituzionali che culmina in un referendum popolare. Ma è sostanzialmente illiberale e antidemocratica perché lede il principio fondamentale secondo cui il potere della volontà popolare non può essere assoluto. Altrimenti si potrebbe decidere a maggioranza, legalmente seguendo i meccanismi del 138, che tutti quelli che si chiamamo De Carlo vanno fucilati. Ma la Costituzione non vieta ogni tipo di discriminazone e non ha abolito la pena di morte? E che importa? Si cambia la Costituzione. Col consenso popolare. Con Berlusconi abbiamo imboccato, passo dopo passo (duopolio Rai - Fininvest, conflitto di interessi, leggi ‘ad personas’ e ‘ad personam’, ‘lodo Alfano’, delegittimazione della Magistratura e tentativo di metterla sotto il controllo dell’Esecutivo e ora riforma della Costituzione a colpi di maggioranza) una bruttissima strada che porta dritto al potere di un solo uomo.

Massimo Fini

Sì. Una costituzioe, caro Fini, non è il Vangelo. Quando si rivela anacronistica, inadatta a regolare la convivenza civile di una nazione può e deve essere cambiata. Forse ti sfugge che quella italiana ha già subito 14 emendamenti. Che i francesi hanno avuto due Costituzioni in mezzo secolo, l’ultima con 18 emendamenti. Che i tedeschi la loro l’hanno emendata una dozzina di volte e, dopo la riunificazione, le hanno imposto un preambolo interamente nuovo. Che gli emendamenti a quella americana, ultrabisecolare, sono stati ben 27. E allora che cosa non può essere cambiato in una Costituzione? Ovviamente i principi fondamentali: per esempio l’ordinamento democratico, la divisione dei poteri, le libertà individuali, l’eguaglianza di fronte alla legge. Di qui il richiamo, peraltro superfluo, del presidente Napolitano. Una legge che stabilisse la fucilazione di tutti i De Carlo o di tutti i Fini sarebbe incostituzionale non perchè non adottata all’unanimità, ma perchè contraria a quegli stessi principi.

Cesare De Carlo