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pubblicato su "Il Fatto"

Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha messo in dubbio, sia pur in termini tortuosi, la validità della sentenza della Corte di assise di Perugia che ha condannato la sua connazionale Amanda Knox per l'omicidio, in concorso con Raffaele Sollecito e Rudy Gedè, della giovane inglese Meredith Kercher. La Clinton ha evocato, pur senza citarli, i giudizi della senatrice democratica Maria Cantewell che ha espresso perplessità sul sistema giudiziario italiano e ha addebitato la sentenza a un «diffuso antiamericanismo» che sarebbe presente nel nostro Paese. Opinione che coincide con ciò che pensa una buona parte dell'opinione pubblica degli Stati Uniti.

Questa storia va divisa in due parti. Nella prima c'è la notoria arroganza degli Stati Uniti che non accettano di essere trattati alla pari con gli altri Paesi. Noi italiani ne abbiamo una certa esperienza. Il pilota che, per fare il rambo tranciò la funivia del Chermis, giudicato negli Stati Uniti perché le basi americane in Italia sono extraterritoriali, sfuggono cioè alla nostra giurisdizione, se l'è cavata con un nulla di fatto. Idem per i militari americani di stanza a Napoli che si sono resi responsabili di stupri nei confronti delle nostre ragazze.

Per l'uccisione di Calipari l' "amico Bush" non ci ha concesso nemmeno il placebo di un'inchiesta. E gli Stati Uniti che montano di qua e di là dei Tribunali speciali per "crimini di guerra" (come quello dell'Aja che ha processato Milosevic) si sono sempre dichiarati contrari a un Tribunale internazionale omnicomprensivo, a meno che dai processi di questo Tribunale non siano esentati i propri soldati e i propri ufficiali.Ma in tutti questi esempi rimaniamo pur sempre in ambito militare per delitti, veri o presunti, commessi da militari. È la prima volta nella pur lunga storia del mondo, credo, che uno Stato contesta una sentenza di un altro Stato che non ha alcun risvolto politico ma che riguarda un delitto di diritto comune: un assassinio.

Se gli americani si permettono nei nostri confronti un'intromissione così inaudita, fuori da ogni convenzione o regola o fair play internazionale, è perché gliene abbiamo offerto il destro. Non si può delegittimare per quindici anni la magistratura italiana, come abbiamo fatto noi e continuiamo a fare, accusando sistematicamente i giudici di essere "toghe rosse", "complottisti", di emanare "sentenze politiche", senza far sorgere dei dubbi, a questo punto legittimi, anche negli altri Paesi.

Perché mai Amanda Knox non potrebbe essere vittima di giudici "di sinistra" animati da un pregiudizio antiamericano come sostiene parte della stampa statunitense e come pare credere anche Hillary Clinton? Noi italiani - o per essere più precisi la cricca berlusconiana - abbiamo delegittimato la nostra magistratura e adesso riceviamo ciò che ci meritiamo. L'unico sussulto di dignità nazionale lo ha avuto il padre di Raffaele Sollecito, che pur è stato condannato come Amanda, che ha dichiarato: «Io sono un cittadino italiano che risponde alle leggi e ai Tribunali del suo Paese.

Di quello che pensano gli americani non m'importa nulla». Dignità che non ha avuto il nostro ministro degli Esteri, Franco Frattini, che di fronte a questa incredibile ingerenza ha fatto spallucce giudicando "normali" le dichiarazioni di Hillary Clinton. Invece sono un'offesa gravissima al nostro Paese trattato come il Burkina Faso, sia detto con tutto il rispetto che merita il Burkina Faso e che noi evidentemente non meritiamo più. Anche perché continueremo a fare i "servi sciocchi" degli americani, fedeli come lo sono solo i cani e, su loro ordine,  a mandar truppe per la più infame, la più ingiusta, la più ingiustificata, la più vigliacca delle guerre del Terzo Millennio.Massimo Finiwww.ilribelle.com