Sono sempre stato contrario alle pena di morte. Non perchè si uccide una persona, ma per il modo in cui lo si fa. L'omicidio, inutile nasconderselo, fa parte del nostro patrimonio genetico. Lo si può commettere in uno scatto d'ira, per i morsi della gelosia, per odio, per cupidigia. Sono delitti, naturalmente, ma alle loro spalle c'è almeno una passione umana e hanno un loro dinamismo. L'orrore della pena capitale non dipende nemmeno dal fatto che è un omicidio legale. Anche quelli commessi in guerra sono degli omicidi legali dove può mancare la passione - perchè si può uccidere il nemico senza odiarlo - ma non il dinamismo. Quella capitale è invece un'esecuzione a freddo. Che comporta una serie di mobilità, di formalità, di rituali che sono tanto più atroci quanto più si cerca di renderli asettici, com'è nel caso della sedia elettrica usata negli Stati Uniti. Quello che ci sconvolge particolarmente nello sterminio degli ebrei è che fu attuato con l'asetticità della tecnica e della logistica, rendendo l'assassinio un fatto manageriale e burocratico. L'impiccagione è ugualmente orribile, ma manca almeno di questa asetticità. In fondo la pratica meno disumana era la fucilazione, che è più sbrigativa, conserva ancora un po' dell'odore e della dignità del campo di battaglia. Poi c'è l'agonia dell'attesa del condannato. Tutti gli uomini sanno di dover morire ma possono tollerare questa spada di Damocle perchè non conoscono il momento in cui cadrà. Il condannato alla pena capitale è invece sottoposto al supplizio di sapere l'ora in cui morirà. Insomma la pena della pena di morte non è solo la morte ma la tortura. Poi ci sono altri aspetti. L'esecuzione è pubblica. Ora, quello della morte è il momento più privato, più intimo, più sacro della vita di un uomo, che è osceno profanare con lo sguardo. E così lo sente il morente. Qui invece si va a guardare negli occhi di un uomo che muore. Pura pornografia. In questo voyeurismo macabro l'uomo non è cambiato, se non in peggio e forse è peggiorato in tutto. Durante il Medioevo c'erano folle che si radunavano sotto le forche e i capestri per godersi questi spettacolini fuori ordinanza. Oggi avviene lo stesso, ma seduti sul divano del nostro salotto, attraverso il buco della serratura della tv. Perlomeno gli uomini del Medioevo andando a vedere di persona le esecuzioni si implicavano, ci mettevano la faccia, noi lo facciamo di nascosto, vigliaccamente al riparo dello schermo. E con questo ci mettiamo a posto la coscienza. E questo voyeurismo necroforo oggi, grazie ai media è diventato globale. Infine proprio perchè è visto da tutti il condannato a morte non può nemmeno lasciarsi andare alla propria umana paura ma è costretto a mantenere un certo contegno. Sotto questo aspetto Saddam è stato all'altezza e si è conquistato "in articulo mortis" simpatie che non aveva meritato in 69 anni di vita. E gli americani pagheranno carissima questa loro pretesa di fare i processi-farsa ai vinti. Saddam doveva essere passato, per le armi sul posto quando fu trovato come un topo di chiavica nascosto nel buco dove si era rifugiati e non ebbe il coraggio di finirsi da sè. Coraggio che invece ha trovato negli ultimi istanti della sua esistenza. Mi opporrei quindi se si tentasse di reintrodurre la pena di morte nel nostro Paese come qualcuno ogni tanto propone per i criminali particolarmente efferati. Tuttavia non sono d'accordo con la proposta italiana di moratoria internazionale per la pena capitale. Perchè ha il consueto vizio occidentale di voler imporre i propri schemi mentali e la propria sensibilità attuale ai popoli che hanno storia, tradizioni e vissuti molto diversi dai nostri. In Europa la pena capitale è stata abolita non perchè comporta ritualità atroci ma perchè la morte in sè è diventata tabù. E quindi si ritiene che non possa essere una retribuzione giusta nemmeno per il peggior criminale. Ma ci sono popoli che hanno una diversa concezione della vita, della morte, del castigo, del diritto, per le quali la pena capitale ha un senso. Rispettiamo i loro costumi, anche se ci paiono aberranti, e smettiamola di crederci migliori. E di fare processi, come quello a Saddam Hussein.