0
0
0
s2sdefault
powered by social2s

Per Alessandro Sallusti.

A me premeva che tu riconoscessi la mia integrità morale e professionale. E questo hai fatto. Su Woodcock e tutto l’universo mondo si possono avere, legittimamente, opinioni diversissime com’è stato spesso fra noi, anche se non sempre perché a mia volta devo riconoscere che nonostante io sia un antiberlusconiano doc dal 1986, quando l’allora Cavaliere, non ancora politico, presentò il Milan all’Arena con contorno di majorettes, attricette e cantanti, cioè all’americana, preannunciando la fine del nostro giocattolo preferito, Il Giornale e i media della destra hanno avuto sempre molta attenzione per il mio lavoro di intellettuale e di scrittore, mentre se fosse stato per la cosiddetta sinistra (compreso Il Manifesto di cui sono stato, in un loro periodo di défaillance, anche azionista) io non sarei esistito, culturalmente, in questo Paese.

A bere posso andare avanti fino alle sei del mattino e oltre. Benissimo quindi per la bicchierata. Perché, in questo caso, sarai tu a non avere scampo.

Massimo Fini

Il Fatto Quotidiano, 1 luglio 2017

0
0
0
s2sdefault
powered by social2s

Che brutta cosa apprendere che la difesa servile di John Woodcock è tutta, ma proprio tutta, farina del tuo sacco. Già questo per me è un colpo al cuore, il duello l’hai già vinto. Ma lasciami dire un’ultima volontà. Almeno nella tua difesa, unica in Occidente e al limite dell’esaltazione, che anni fa avevi fatto del capo talebano mullah Omar c’era qualche cosa di bastiancontrario folle ed eroico che appartiene alla tua storia. Ma il tuo amico John no, non è un rivoluzionario, studialo bene e vedrai che alla fine converrai che non meritava la tua penna, resta indipendente e non farti arruolare nel partito dei magistrati traffichini. Verrebbe da dirti, ti perdono perché “omnia munda mundis”. E tu sei “mundus”, cioè puro, al punto che hai scelto per il duello l’arma – la pistola – a te più sconveniente. Potevi sfidarmi sui libri letti (e scritti), sul quoziente intellettivo, pure sul fascino e avresti vinto facile. Per sparare non ci vuole testa ma occhio, in questo sono meno acciaccato di te. Non avresti scampo. Controproposta: facciamola fuori davanti a una bottiglia di buon vino. Perché “in vino veritas”, e lì cadrai. Ne sono certo.

Alessandro Sallusti

Il Giornale, 30 giugno 2017

0
0
0
s2sdefault
powered by social2s

Ieri, su Il Giornale della famiglia Berlusconi, il direttore Alessandro Sallusti ha scritto che il pm John Henry Woodcock è “ben spalleggiato una parte della stampa. Non a caso ieri il Fatto Quotidiano (forse già sapendo di quello che sarebbe successo a ore) ha affidato alla penna di Massimo Fini –una volta grande e libero pensatore- un ritratto del pm napoletano così in ginocchio che neppure Paolo Brosio sulla Madonna di Medjugorje riuscirebbe a vergare. Che Massimo Fini, ahimè, si sia bevuto o venduto la testa spiace, ma è un problema suo”.

Ecco la risposta di Massimo Fini.

Non è Marco Travaglio a chiedermi i pezzi, ma sono io a mandarglieli. Il Direttore del Fatto li vede solo dopo. Avresti quindi potuto risparmiarti un’insinuazione partorita esclusivamente dalla tua testa. “Omnia sozza sozzis” verrebbe da dire.

Che la mia testa sia confusa può essere. Invecchiamo tutti male. Ma che tu ti permetta di dire che si è “venduto la testa” a un giornalista che a differenza di tanti, di troppi colleghi, in 45 anni di professione non si è mai legato a partiti, a giornali di partito, a camarille di sorta, come tu stesso di recente hai ammesso in pubblico, è un’offesa così sanguinosa che non può passare. Non ti querelo, come non ho mai querelato nessuno, ho la penna per difendermi e in ogni caso tu saresti graziato dal Presidente della Repubblica come mi pare sia già avvenuto. Ritorniamo ai vecchi metodi con cui un tempo fra gentiluomini si regolavano le questioni d’onore. So bene che il duello è attualmente proibito in Italia. Ma potremmo farlo a riparo da occhi indiscreti. Io scelgo l’arma adatta alla nostra età: la pistola. A te lascio il primo colpo. Accetta. Se sei un uomo d’onore.

m.f.

Il Fatto Quotidiano, 29 giugno 2017