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Breve vocabolarietto delle parole e delle espressioni proibite o sconvenienti da non usare per non incorrere nel rimbrotto sociale o, nei casi più gravi, nella galera. A fianco le dizioni corrette o i dispregiativi utilizzati per innocuizzare le espressioni, in sé normalissime, ma non accettate.

Puttana/Escort

‘Bottana’/ Prostituta da strada

Finocchio/Gay

‘Buco’/Da usare solo nel senso di buca

Lesbiche, travesta e affini/LGBT

Fica/”La natura” (copyright Silvio Berlusconi)

Orgia/Burlesque (idem)

Puttaniere/”Consumatore finale”

Leccare la fica (pardon, “la natura”)/Cunilingus

Leccare il culo/Anilingus

Piscia (femminile)/Plin plin

Anoressica/Vegana

Cessa/Interdetto assoluto

Omicidio di una donna/Femminicidio

Fidanzato accoppato/Era uno stalker

Inculare/Sodomizzare

Inculare/Inchiappettare

Pedofilo vaticano/Pederasta (in senso greco)

Coglioni/Cabasisi

Impotente/Ha raggiunto la pace dei sensi

Merda/Palta

Cazzo/”C…”

Guerriglieri dell’Isis/Terroristi

Guerriglieri dell’Isis/Tagliagole

Stato Islamico/Il sedicente stato islamico

Americani macellai/Custodi della Pace Universale

Eserciti (degli altri)/Orde

Spioni/Intelligence

Spioni (altrui)/Hacker

Pulotto/Agente di Polizia

Sbirro/Idem

Razzismo (occidentale)/Cultura superiore

Religioni non monoteiste/Sètte

Negro/Nero

Morti per fame a causa nostra/Migranti economici

‘Culona inchiavabile’/Angela Merkel

Seguace della Merkel/Criptonazista

Il Presidente Trump/Tycoon, palazzinaro, magnate

Salvini/Non c’è eufemismo

Pirla/Feltri

Pirlate/Articoli del suddetto

Fabietti Fazi and company/Maitre à penser

Esponenti dello star system strafatti/Artisti

Amici furfanti di Matteo Renzi/Membri del ‘Giglio magico’

Padre di Renzi/Il ‘babbo’ (con una venatura di tenerezza)

Politici amministratori ladroni/Colletti bianchi

Grillino/Brutto, sporco, cattivo, rozzo, ignorante, populista ‘de’ noatri’

Italiani/Pietosi, soccorrevoli, amorevoli, si fanno voler bene da tutti

Italiani vigliacchi/Tengono famiglia

Temporale/”Bomba d’acqua”

Qualsiasi vittima di qualsiasi incidente/Persona meravigliosa, straordinaria, genitore affettuosissimo

Biotruffatori/Ambientalisti

Alberi impiccati alle facciate/Boschi verticali

Pitbull che ha sbranato due bimbi/”Il migliore amico dell’uomo”

Esame medico nefasto/Controllo ‘di routine’

Cieco/Ipovedente

Privo delle gambe/Motuleso

Vecchi/Terza Età

Vecchissimi/”Grandi anziani” o Quarta Età

Vecchiaia (in generale)/”Turbo longevità”

Handicappati/Diversamente abili

“Porco…!/Porco Zio (per i veneti)

Particolare attenzione bisogna avere nei necrologi: la parola morto non deve (come non è) essere mai nominata. Sostituti:

“la scomparsa”

“la dipartita”

“la perdita”

“si è spento”

“ci ha lasciato”

“è mancato all’affetto dei suoi cari”

“i parenti piangono”

“è terminata la giornata terrena”

“è tornato alla pace del Signore”

Insomma il morto è semplicemente uno ‘diversamente vivo’.

E’ caratteristica essenziale di questa nostra società bizantina di mettere le parole al posto delle cose pensando di poterle così eliminare.

Massimo Fini

Il Fatto Quotidiano, 20 giugno 2017

 

 

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Dopo l’attentato di Orlando dove un esponente del partito democratico, James T.Hodgkinson un attivista molto vicino a Sanders, socialisteggiante, il meno inquietante dei recenti candidati alla Casa Bianca, si è messo a sparare all’impazzata 400 colpi, ferendo, tra gli altri, in modo gravissimo, il deputato repubblicano Steve Scalise –il che ci dice che in America c’è una sorta di impazzimento generale, se raggiunge anche un uomo politico, sperimentato, strutturato, di 66 anni-  Donald Trump ha tenuto un discorso di incoraggiamento alla Nazione. Un discorso composto, istituzionale, molto diverso dai sui tweet ondivaghi, dove ha detto tra l’altro: “Tutti noi dobbiamo essere orgogliosi di essere americani”. E fin qui niente da dire. Ma poi ha aggiunto che questo orgoglio deriva dal fatto che gli Stati Uniti “sono il campione dei campioni della democrazia e della pace”. Della pace? Non è costui lo stesso Trump che qualche settimana fa ha finanziato l’Arabia Saudita con 120 miliardi di dollari per armamenti che poi questo stesso Paese scarica, non solo con la complicità ma anche con l’intervento diretto dei bombardieri americani, sugli Houti dello Yemen?

Lo stesso Dipartimento di Stato ha ammesso che solo nell’ultimo anno, in Siria e in Iraq, i droni e i caccia americani hanno ucciso 521 civili. Per sbaglio, per carità. Gli yankee sono specialisti, con i loro missili chirurgici e le loro bombe intelligenti, nello sparare a chi cojo cojo, scuole e ospedali compresi, salvo poi, in qualche caso, scusarsi e aprire inchieste che non portano a nulla.

Negli ultimi vent’anni gli Stati Uniti hanno inanellato cinque guerre di aggressione (Serbia 1999, Afghanistan 2001, Iraq 2003, Somalia 2006/2007, Libia 2011). Occupano militarmente e politicamente l’Afghanistan da sedici anni, la più lunga guerra dei tempi moderni, e pur sapendo benissimo che la loro presenza in quel Paese non solo è inutile ma contribuisce a devastarlo ulteriormente, si ostinano a restare e hanno in programma di aumentare di circa 5.000 unità i loro soldati per un totale di 15.000 a cui vanno aggiunti quelli richiesti agli altri Paesi, fra cui l’Italia, che partecipano alla cosiddetta missione ISAF/Nato ora ribattezzata Resolute Support Mission che, sia detto di passata, non ha più nemmeno la copertura dell’Onu. Non hanno nessuna ragione per rimanere in Afghanistan, tranne quella di ‘salvare la faccia’, perché, a differenza dei sovietici, non accettano la sconfitta.

Hanno basi militari, molte delle quali nucleari, in Europa (80 in Germania e 60 in Italia, altre in Olanda, in Belgio, in Islanda) e in tutto l’universo mondo, in una misura tale che riesce difficile contarle con precisione (approssimativamente dovrebbero essere 150).

Hanno 6.800 Bombe. Ma poiché considerano le loro Atomiche desuete sono in avanzata fase di programmazione di nuovi ordigni, sempre atomici, il cui gioiello è  la ‘bomba da crociera B61-12’ che secondo un reportage di Paolo Valentino sul Corriere del 14/6 “è in grado di essere armata con testata nucleare o convenzionale, a potenza variabile e altissima precisione”. Sulla ‘precisione’ ci permettiamo di dubitare visto che (ed è solo un esempio fra i tanti) nella prima guerra del Golfo (1990) i ‘missili chirurgici’ e le ‘bombe intelligenti’, cioè ordigni considerati “ad altissima precisione”, hanno ucciso 32.195 bambini per stessa ammissione del Pentagono. Ma il problema non è nemmen questo. Come aggiunge Paolo Valentino queste Bombe, più piccole e più maneggevoli “e per così dire limitate negli effetti, sono meno impensabili da usare”. Potrebbero, per esempio, essere utilizzate nei conflitti regionali, cioè nel solito Medio Oriente ma anche sulla Corea del Nord e nell’Estremo Oriente.

Pure la Russia di Putin, che ha attualmente 7.000 testate atomiche, diciamo così, tradizionali, si è messa sulla stessa strada della ‘modernizzazione’ del suo armamento nucleare.

Dice un antico proverbio “tanto tuonò che piovve”. A furia di armarsi con ordigni sempre più sofisticati i nostri reggitori del mondo ci stanno portando verso una terza guerra mondiale, tutta nucleare, che proprio queste armi rendono ancor più possibile che nel periodo della Guerra Fredda, che allora “l’equilibrio del terrore” rendeva improbabile perché avrebbe distrutto contemporaneamente Stati Uniti e Unione Sovietica.

Comunque e in ogni caso se gli americani sono i “campioni della pace”, allora chi sono i campioni della guerra?

Massimo Fini

Il Fatto Quotidiano, 17 giugno 2017

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Dare ora addosso ai grillini, anche da parte di coloro che in qualche modo simpatizzano per questo movimento (per gli altri è stata una vera orgia, un urlo liberatorio per lo scampato pericolo, rilanciato, oltre che dai politici, da tutti i media nazionali –quante interviste a Pizzarotti e a Cassimatis abbiamo dovuto sentire?) per gli errori commessi è ingeneroso e maramaldesco. Ma poiché questi errori, almeno quelli di fondo, li ho denunciati in tempi non sospetti, quando il grillismo era alle stelle, mi permetto di tornarci sopra adesso, nel momento di una débacle. 1. Un movimento rivoluzionario che vuole abbattere il sistema, sia pur in modo pacifico e non violento, quando è allo stato nascente non può che essere dirigista, ‘leninista’. Non credo che Lenin e Trotsky consultassero i loro militanti prima della presa del Palazzo d’Inverno. Allo stato nascente di una rivoluzione non esiste “l’uno vale uno”. Grillo se ne è accorto in ritardo e ha cercato di riprendere nelle sue mani il movimento, ma questo ha sconcertato i suoi militanti oltre a dare, per la palese contraddizione fra la teoria e la pratica, facile materia d’attacco agli avversari. 2. Il secondo errore consegue dal primo. Un movimento che può contare su otto milioni di voti non può dare la parola decisiva a meno di 150 mila iscritti.

Ciò premesso queste elezioni ci dicono che a un 50% degli italiani (cioè del complesso del corpo elettorale scontato delle astensioni e di circa il dieci per cento andato ai Cinque Stelle in queste amministrative) questo sistema partitocratico, che ci ha portato al fosso, sta bene, che vogliono continuare sull’andazzo di sempre. Ma anche qualora le astensioni, che sono aumentate del 7% circa e che manifestano un totale disgusto per la classe politica, dilagassero ulteriormente nulla cambierebbe. Una minoranza avrebbe comunque la meglio sulla maggioranza. Sono gli scherzi, i trucchi, le truffe della democrazia. Un sistema a cui personalmente ho finito di credere da molto tempo (Sudditi. Manifesto contro la Democrazia, 2004).

Come se ne potrebbe uscire? Con una rivoluzione violenta. Le rivoluzioni sono fatte in genere da una minoranza figuriamoci se non sarebbero alla portata di una maggioranza. Ma non è possibile. Sostanzialmente per due motivi. Il primo, minore, è che la nostra popolazione è troppo vecchia (45 anni di media contro, poniamo, i 32 della Tunisia una delle protagoniste delle ‘primavere arabe’) per avere l’energia per scendere sul campo, sul terreno fisico. Il secondo è che l’Italia è integrata all’Europa e persino l’Europa, se non gli stessi Stati Uniti a cui il Vecchio Continente rimane sottomesso, ci manderebbe i carri armati. I russi poterono fare la rivoluzione bolscevica senza interferenze, gli italiani quella fascista. Oggi nessun Paese occidentale è più padrone del proprio destino.

Inoltre la democrazia, che è sostanzialmente un sistema di procedure e di parole, ha mille modi per difendersi. In Italia la democrazia, che da noi non è nemmeno una democrazia ma una partitocrazia, ha innocuizzato prima la rivolta che si manifestò nella breve stagione di Mani Pulite, poi la Lega di Bossi e innocuizzerà, come tutto tende a far prevedere, anche il Movimento Cinque Stelle o fenomeni minori come è stato quello dei ‘forconi’.

Per questo da tempo preferisco concentrarmi sull’Afghanistan o sull’Isis. Perché almeno lì parlano i fatti, non le parole.

Massimo Fini

Il Fatto Quotidiano, 14 giugno 2017