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Nel luglio del 1511 Francisco Serrano, capitano di una delle tante flotte portoghesi che stanno saccheggiando i mari d’oriente, amico fraterno di Fernando Magalhanes, alias Magellano, il grande navigatore che qualche anno dopo proverà a fare il giro del globo via mare per dimostrare in modo concreto che la terra non è piatta ma è una sfera, come avevano ipotizzato i greci già nel III secolo a.C., ma che in quel momento è solo un modesto sobresaliente, cioè un soldato semplice, approda per primo alle mitiche ‘isole delle spezie’, oggi isole della Sonda, ancora vergini e non intaccate dalle conquiste europee e maomettane. In alcune lettere all’amico Magellano, Serrano descrive l’accoglienza festosa degli isolani e la loro vita semplice: “La popolazione vive nuda e pacifica allo stato naturale, non conosce il denaro né mira a particolari guadagni”. Serrano, conquistato e non più conquistatore, decide di accettare “la vita primitiva, deliziosamente pigra, di quei cordialissimi indigeni”. Sposerà una ragazza nera del luogo e vivrà nelle Islas de la Especerìa fino alla morte.

Naturalmente le conquiste europee spazzeranno via quella vita idilliaca oltre che quella cordialità e generosità verso il diverso, verso ‘l’altro da sé’. Lo stesso schema si ripeterà, più o meno negli stessi termini, con le tribù dell’Africa nera e con la cultura azteca un po’ più strutturata. Montezuma nel 1519 accoglierà Hernàn Cortés con tutti gli onori e con la stessa generosità con cui gli indigeni delle Isole delle Spezie avevano accolto Serrano. Non poteva immaginare lui che più che un Re guerriero era in realtà un uomo profondamente spirituale, le insidie che si portava in casa. Gli spagnoli faranno piazza pulita della cultura azteca. Dirà un soldato spagnolo: “Per me non è un problema uccidere. Uccidere è il mio mestiere”. Questa era la mentalità.

Non si tratta di ripescare il mito del “buon selvaggio” di Rousseau. Il “buon selvaggio” non è mai esistito come, al contrario, è sempre esistita la guerra anche se nel corso dei secoli ha dilatato enormemente le sue dimensioni e le sue capacità distruttive come ci dicono anche gli eventi che sono sotto i nostri occhi. Ciò che qui ci interessa sono le modalità della vita che Serrano trovò nelle Isole delle Spezie e altri europei nelle tribù africane o nel mondo precolombiano. Quella semplicità, quell’ingenuità, quella sostanziale purezza, quella generosità, quella cordialità nei confronti dello sconosciuto e dell’‘altro da sé’, quella mancanza dello spirito del profitto e soprattutto, direi, quella “deliziosa pigrizia” sono completamente scomparse dal mondo moderno e post moderno. E’ il passaggio da una società statica a una dinamica, qual è, in modo compulsivo, la nostra. Cosa ci ha portato di vantaggioso, in termini di qualità della vita, in termini esistenziali, quello che noi oggi orgogliosamente chiamiamo Progresso? Stress, angoscia, nevrosi, depressione, quel muoversi di continuo, scompostamente, ossessivamente, in nome dell’Economia e della Tecnologia, per raggiungere non si sa bene quali obbiettivi. Altro che la “deliziosa pigrizia” che Serrano trovò nelle tribali e incontaminate Isole delle Spezie. “Indietro non si torna!” gridano con gli occhi iniettati di sangue illuminista i pensatori, o presunti tali, della post modernità. Bravi. Ma proprio questo è il problema. Noi non torneremo più alla leggerezza di vita degli indigeni delle Isole delle Spezie. Ma il presente che viviamo e soprattutto il futuro che ci aspetta assumono contorni sempre più terrificanti. Finché un giorno, forse non tanto lontano, questo modello che io ho definito ‘paranoico’ collasserà su se stesso. Non potremo ritrovare la serenità delle Isole delle Spezie ma perlomeno, io spero, una vita degna di essere vissuta. La nostra non lo è.

Massimo Fini

Il Fatto Quotidiano, 16 dicembre 2016

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'Prohibitionism Tends to Backfire': Italian Kids Name Mein Kampf Among Top Books

An Italian government survey has found that in several schools across the country, Hitler's Mein Kampf made it into the children's top ten list of favorite books to read. A leading Italian journalist has told Sputnik that the result is the latest sign of the anti-establishment resentment, which has resonated across the world in 2016.

Forget J.K. Rowling or Roald Dahl, for many Italian schoolchildren it seems, they'd rather be tucked up in bed with the writings of Adolf Hitler.

That's according to an Italian government cross-country survey of 140,000 classrooms. In 10 school classes across several regions of Italy, including Palermo, Trieste and Udine, Hitler's disturbing semi-autobiography was a top-ten favorite read.

In a darker prelude to Christmas cheer, Hitler's tome, which means 'My Struggle'', outlines his anti-Semitic ideology in 1924 that formed the basis for Nazism. His dogmatic world view went on to manifest itself in the Holocaust, in which around six million Jews were murdered at the hands of Nazi Germany.

Italy's Ministry for Education was trying to promote a love of reading for children.

Massimo Fini, Italian journalist and essayist, told Sputnik that this is the latest sign of a deep anti-elitist resentment that has been festering in Europe for years.

 

"It is a kind of blow back effect of decades of censure towards that very book. As well as a reaction to decades of constant demonization of both Hitler and that historical period. I know of a wonderful book by Fest who explains Hitler, without minimizing the entity of his actions, but explaining them. Blanket condemnation, demonization, and especially censure are not the ways to go."

 

Alessandro Fusacchia, a spokesperson for the Italian Ministry for Education, called the choice as a "particularly nasty case", adding that the book was ineligible for the vote in any case as secondary school pupils had been asked to select books by Italian authors published after 2000.

 

Fini says that for many Italian young people, going against what is expected is a common state of mind.

 

"The youth are, by nature, rebellious against the establishment, and against established truths. I don't think they really like Hitler's book, which is, intellectually, and not just morally, a very flawed book. Actually, I believe that the youth should read Main Kampf to see for themselves how weak the foundations of Nazi ideology really are. It was a poor idea that of censoring Hitler's book. Prohibitionism tends to backfire. And it has backfired this time, as the survey shows".

 

Fini suggests that the wave of discontent against the status-quo that has characterized 2016, from the UK's Brexit decision to the US election of President-elect Donald Trump, should not be ignored, especially in the political sphere.

 

The top three books overall were: Bianca come il latte, rossa come il sangue (White As Milk, Red as Blood) by Alessandro D'Avenia, Io Non Ho Paura (I'm Not Scared) by Niccolò Ammaniti, and Gomorra by Roberto Saviano.

 

Despite the Nazi fascist's unwanted inclusion, Italian Ministry for Education spokesperson Mr. Fusacchia, called the survey "a great celebration of books and reading."

 

https://sputniknews.com/europe 14.12.2016




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Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nei giorni scorsi ha ricevuto al Quirinale per le consultazioni Silvio Berlusconi. Un pregiudicato, uno che è stato definito con sentenza definitiva “un delinquente naturale” (che è cosa diversa e più grave del ‘delinquente abituale’ perché è uno che delinque anche quando non ne ha alcun bisogno), che non ha nessun ruolo istituzionale. E infatti Beppe Grillo, sulla base di quest’ultima considerazione, non si è presentato al Quirinale, ma ci sono andati parlamentari dei Cinque Stelle. Se le cose stanno così Mattarella avrebbe potuto ricevere anche Renato Vallanzasca che almeno una sua etica, per quanto malavitosa, ce l’ha. Mi chiedo in quale Paese normale, mi spiace usare una definizione cara a Massimo D’Alema, una cosa del genere sarebbe possibile.

Lo scorso venerdì sono stato invitato al programma pomeridiano di Sky Tg24 condotto attualmente da Federica de Sanctis (prima c’era Paola Saluzzi, che mi sembrava più centrata, ma adesso è stata esiliata o promossa, non so, al mattino). Il programma iniziava alle quattro e finiva alle cinque. Per il mio solito doverismo imbecille sono partito dalla mia abitazione alle 15 e 20 e sono arrivato agli studi di Sky con largo anticipo. Ho potuto quindi vedere Vittorio Sgarbi che furoreggiava con la solita sequela di insulti nei confronti di chi non era d’accordo con la sua tesi, peraltro un tantino azzardata: il Referendum l’ha vinto Renzi. In particolare l’eterno critico d’arte se la prendeva, con contumelie e le solite parolacce, con Licia Ronzulli deputato europeo di Forza Italia, l’anello più debole di coloro che erano presenti alla trasmissione (con Gianni Barbacetto è stato più cauto salvo definirlo la sera, in sua assenza, alla Zanzara, “un frocetto”. Un comportamento non esattamente coraggioso). La poveretta non poteva aprir bocca che veniva subito zittita dall’energumeno. Ha potuto solo balbettare: “Questa trasmissione è vergognosa”. La conduttrice, che sembrava aver perso il controllo della situazione, ha detto: “Non le permetto di dire che la mia trasmissione è vergognosa”. Invece era vergognosa. Intanto si erano fatte le 16 e trenta, sforando di mezz’ora la prima tranche del programma. Ho chiesto lumi a un assistente di Sky. “Fa share”. Quando è venuto il mio turno ho potuto solo dire che mi sembrava curioso che in un’ora di trasmissione, che seguiva di pochi giorni i risultati del Referendum, non fosse stata spesa una sola parola per i Cinque Stelle che di quel Referendum sono gli indiscutibili vincitori. La conduttrice ha replicato che avevano invitato più volte i rappresentanti dei Cinque Stelle ma quelli si erano negati. “La questione non è questa - ho risposto- voi avete il diritto di invitare chi volete e chi è invitato di rifiutarsi. La questione non è la mancanza di rappresentanti dei Cinque Stelle ma il fatto che nella trasmissione non sono mai stati citati”. Ho poi aggiunto quello che dicono tutti e cioè che bisogna andare a elezioni subito per verificare qual è la reale consistenza delle forze in campo. Perché ci sono partiti che non esistono più o quasi, come Forza Italia. Qui ho capito che la mia partecipazione, durata circa un minuto e mezzo, era finita. Intanto si erano fatte le cinque. Un assistente mi ha chiesto se volevo restare: la seconda tranche era stata prolungata alle cinque e mezza. Ho risposto che rimanevo se avessi avuto un tempo ragionevole per argomentare. Intanto però era uscito dalle consultazioni un rappresentante, mi pare, di Ala. Il quale, senza sprezzo del ridicolo, ha parlato per una quindicina di minuti sottolineando l’importanza e la responsabilità del suo gruppo. Ci sono stati anche un paio di giornalisti che gli hanno fatto delle domande. Siamo arrivati così alle 17 e 15. Mancavano quindici minuti alla fine. Pensavo che sarebbero stati interpellati quelli che erano nello studio di Milano (oltre a me c’era un onorevole del Pd). Ma a questo punto è spuntato, indovinate chi: Massimo Cacciari. Nello spettacolo teatrale Perché No Travaglio fa un esilarante sketch su Cacciari. Lo descrive che dorme sotto vuoto spinto in qualche studio televisivo, a Venezia. Poi al mattino, quando iniziano i talk, gli danno una spolverata e da lì trasmigra, sempre da Venezia, da una trasmissione all’altra fino a sera.

Sgarbi + Cacciari. Per me era troppo e me ne sono andato. Fra anda e rianda ho perso tre ore della mia vita. Ma la colpa è solo mia. Diceva Montanelli: “Certe onorificenze non solo non devono essere accettate, ma non si deve nemmeno meritarsele”. Parafrasandolo, si potrebbe dire che certi inviti non solo non bisogna accettarli ma non bisogna nemmeno meritarseli.

Questi conduttori televisivi, che fanno il bello e il cattivo tempo e si sentono i padroni del mondo, non hanno capito che il vento è cambiato. Che il No al referendum così come la ben più importante vittoria di Donald Trump alle presidenziali americane sono un no all’establishment, del quale fanno parte a pieno titolo i network televisivi. Del resto questo movimento contro l’establishment mediatico, in Italia è già in atto da tempo. Mi ha detto Aldo Grasso, autorevole critico televisivo del Corriere della Sera, che i talk sono arrivati a 30 ma l’audience complessiva si è dimezzata. I cittadini non credono più a quei programmi e ai politici che li infestano. Prima o poi gli uni e gli altri saranno spazzati via.

Ma per tornare alle aggressioni verbali di Sgarbi e anche al trattamento al limite dell’offesa che mi è stato riservato, io credo che la prima, urgente, urgentissima riforma, lasciando perdere per il momento cambiamenti poderosi e utopici, è il ritorno alla buona educazione.

Massimo Fini

Il Fatto Quotidiano, 14 dicembre 2016