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In una conferenza all’Umanitaria di qualche giorno fa l’ex ambasciatore Sergio Romano ha dichiarato: “Forse ciò che l’Occidente dovrebbe fare rispetto al Medio Oriente è semplicemente voltarsi dall’altra parte. Lasciare che risolvano i loro problemi da soli. Ma non possiamo. Perché abbiamo educato le nostre opinioni pubbliche a pensare che noi siamo i buoni e che le democrazie hanno il diritto-dovere di esportare se stesse. Non è così”. Siamo lieti che un commentatore così autorevole come Sergio Romano sia giunto, sia pur un po’ faticosamente, alle conclusioni che io avevo tratto già nel 2002 con la pubblicazione de Il vizio oscuro dell’Occidente. Il ‘vizio’ dell’Occidente, quando in buonafede, è quello di credersi il Bene assoluto, di essere una ‘cultura superiore’, e di avere quindi come dice Romano, il “diritto-dovere” di intromettersi in culture diverse dalle nostre portandovi le buone maniere, i nostri valori, le nostre istituzioni. E ciò non vale solo per il Medio Oriente ma per l’intero orbe terracqueo dove siamo presenti, a volte solo con la nostra economia assassina, altre in armi.

Tutti gli interventi occidentali, ma soprattutto americani (e in parte francesi) dell’ultimo quarto di secolo si sono risolti in un massacro delle popolazioni che dicevamo di voler aiutare, senza con ciò risolvere i loro problemi ma anzi aggravandoli. Inoltre si sono rivelati un boomerang.

1. Prima guerra del Golfo del 1990. Il pretesto era l’aggressione di Saddam Hussein al Kuwait, Stato peraltro farlocco inventato nel 1960 ad uso degli interessi petroliferi americani. Risultato: circa 158.000 civili iracheni morti sotto le ‘bombe intelligenti’ e i ‘missili chirurgici’ degli Usa senza con questo togliere di mezzo il dittatore lasciato in sella in funzione antiraniana e anticurda.

2. Aggressione alla Serbia paracomunista ma ortodossa di Slobodan Milosevic per il Kosovo (5.500 morti di cui una parte kosovari). Risultato: aver favorito la componente islamica dei Balcani dove ora sono incistate cellule dell’Isis a due passi da noi.

3. Guerra all’Afghanistan del 2001 che col governo talebano aveva trovato sei anni di pace dopo anni di guerre civili (200.000 morti circa). Risultato: in Afghanistan c’è da quattordici anni una guerra civile fra le truppe ‘regolari’ del governo di Ashraf Ghani sostenuto dagli Stati Uniti e i Talebani. Inoltre nel Paese si è infiltrato l’Isis.

4. Guerra all’Iraq del 2003 per eliminare Saddam Hussein. Risultato, oltre a 650.000 morti, una guerra civile fra sunniti e sciiti che ha creato poi lo spazio per la nascita dell’Isis.

5. Guerra alla Somalia del 2006/2007 dove gli Shebab, a somiglianza di ciò che era avvenuto in Afghanistan, avevano riportato un po’ di pace e di ordine, facendo battere in ritirata i ‘signori della guerra’ locali. Risultato, a parte un numero di morti imprecisato, in Somalia c’è oggi una guerra civile fra gli Shebab e il governo fantoccio di Mogadiscio. Inoltre gli Shebab da indipendentisti nazionali si sono trasformati in jihadisti internazionali legati al Califfato di Al Baghdadi.

6. Guerra alla Libia per eliminare Mohammad Gheddafi. Risultato: quel Paese è completamente nel caos, i morti non si contano e dalle sue coste partono migranti di ogni genere diretti verso l’Europa e in particolare verso l’Italia e la Grecia.

Ma Sergio Romano si riferiva soprattutto alla situazione in Siria che è la più ‘calda’ insieme a quella libica. In Siria cinque anni fa erano iniziate rivolte popolari, trasformatesi in seguito in vere e proprie formazioni combattenti, contro il regime del dittatore Assad. Le ipotesi erano due. O queste rivolte avevano il supporto della maggioranza della popolazione e allora Assad sarebbe caduto perché nessun dittatore può resistere a lungo se la popolazione gli è contraria e i rivoltosi avrebbero vinto la partita. Oppure Assad, come in Libia Gheddafi, non era isolato e sarebbe stato lui a prevalere. La guerra ha una sua ecologia e andarvi a mettere il dito provoca guai peggiori di quelli che si volevano evitare. Insomma i siriani, come dice Romano, avrebbero dovuto vedersela fra di loro. Intervennero invece gli americani con le loro solite ‘linee rosse’ a favore dei rivoltosi. Questo ha permesso alla Russia di intervenire a sua volta sul campo a favore di Assad. Siamo quindi tornati ai tempi della ‘guerra fredda’ dove le due Superpotenze si fanno la guerra per interposta persona e sulla pelle altrui. Da qui i massacri quotidiani su Aleppo e dintorni e le lacrime di coccodrillo degli Stati occidentali e dei loro reggicoda intellettuali. Inutile aggiungere che anche qui si sono inseriti quelli dell’Isis, che non sono cretini, e approfittano della confusione generale. I russi bombardano i rivoltosi senza fare troppe distinzioni, gli americani, con i loro droni, vorrebbero colpire l’esercito di Assad e gli uomini dell’Isis ma bombardando, come sempre, a ‘chi cojo cojo’ finiscono per uccidere centinaia di civili. Di mezzo ci vanno i siriani dell’una o dell’altra parte o di nessuna parte.

C’è poi un particolare che contraddistingue le guerre americane degli ultimi venticinque anni: il boomerang si abbatte regolarmente sugli europei. Siamo noi, e non gli Usa, a dover sopportare le migrazioni che queste guerre provocano o aiutano. Angela Merkel, con una politica intelligente, anche se cinica, ha convinto l’Unione Europea a sborsare tre miliardi di euro al presidente turco Erdogan, uno dei veri e peggiori tagliagole della regione, per arginare il flusso dei profughi siriani. Insomma è l’Europa a pagare regolarmente i costi, non solo economici ma sociali, dell’avventurismo yankee. Quando capiremo che avremmo dovuto sbarazzarci da tempo dell’’amico amerikano’ temo che sarà ormai troppo tardi.

Massimo Fini

Il Fatto Quotidiano, 9 ottobre 2016

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Il pulotto pareva deluso. Gli ho detto, se vuole glielo grido: Allah akbar!. Lui ha fatto un sobbalzo. “Non c’è niente di male: vuol dire solo ‘Allah è grande’”. “Ma lei è musulmano?”. “No”. “Allora è un cattolico”. “No”. “E’ forse un ebreo?”. “Meno che mai, è anche grazie alla finanza ebraica internazionale che lei guadagna quattro soldi per rischiare la vita. E come lei i milioni, anzi i miliardi, di poveracci che circolano nel mondo globale. Comunque se esistessero questi Iddii unici sarebbero dei veri maiali”. “Ma questa è una bestemmia”. “Lo sarebbe se esistessero, ma poiché non esistono il mio è solo un ‘flatus vocis’“. “Un che?”. “Lasciamo perdere. In ogni caso i suini sono animali nobilissimi e utilissimi perché, come lei che è di origine contadina sa bene, del porco si può utilizzare tutto. Anche i coglioni, che sono quelli che mancano agli italiani”. “Ma io l’ho già vista da qualche parte”. “Può darsi. Non però in uno schedario criminale. Almeno per ora”. “Ma che lavora fa?”. “Sono uno scrittore. Vuole venire a bere con me un bicchiere di là al bar? Attento, non ho detto ‘Allah akbar!’ ma solo ‘di là al bar’”. “Non posso, sono in servizio”. “Bravo, l’unica cosa dignitosa è far bene e con dedizione il nostro lavoro, importante o modesto che sia”.

m.f.

28 settembre 2016

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L’altro giorno un pulotto mi si è avvicinato minaccioso perché pensava che avessi gridato Allah akbar!. Invece stavo solo dando, a voce alta, un’indicazione a un amico che ne stava cercando un altro. La psicosi avanza.

m.f.

21 settembre 2016