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Mi chiedo in quale altro Paese al mondo il Capo dello Stato riceverebbe un pregiudicato, non una persona che qualche anno prima ha avuto una condanna e ha pagato i suoi debiti con la giustizia, ma un soggetto che è in fase di esecuzione della pena e che solo per ragioni d'età non è ancora a San Vittore. Se il Capo dello Stato avesse ricevuto Totò Riina per parlare della questione mafiosa sarebbe stata la stessa cosa. E non lo dico per paradosso. Giorgio Napolitano per giustificare in qualche modo il suo 'rendez-vous' con Berlusconi si è richiamato, implicitamente, a quanto disse la prima volta che incontrò il leader di Forza Italia già condannato in via definitiva: “Un'udienza che non poteva essere negata. Perché a chiederla era il capo di un partito che ha svolto un ruolo di primo piano per un periodo notevolmente lungo della vita politica e istituzionale del Paese”. E che vuol dire? Da quando in qua il consenso autorizza a compiere delitti? Se si seguisse questa logica-illogica, Berlusconi, che gode del seguito di nove milioni di voti, potrebbe uccidere sua moglie e salire lo stesso al Quirinale. Naturalmente una volta concessogli di salire al Colle Berlusconi non si è limitato a fare gli auguri di Pasqua al Capo dello Stato: “O mi dai un salvacondotto, fai in modo che io non sconti la pena, o bloccherò quelle riforme cui tieni tanto”. Un ricatto al limite dell'estorsione. C'è una malattia che colpisce i vecchi, si chiama 'marasma senile' e si manifesta quando un anziano non è colpito da una patologia precisa ma si dà ad atti del tutto scoordinati e non è più in grado di governare se stesso. Ecco, l'Italia è in preda a una sorta di 'marasma senile', istituzionale e morale.

Nel frattempo gli sciagurati 'indipendentisti' veneti, sospettati di “terrorismo ed eversione del sistema democratico”, ma che allo stato, come avrebbe detto Di Pietro, non hanno commesso alcun atto di violenza, non solo vengono indagati, il che ci può anche stare, ma sbattuti senza tanti complimenti in galera. La gente percepisce la differenza: quelli, solo sospettati, in carcere, l'altro, già condannato, ricevuto al Quirinale. Mugugna, ma porta pazienza. Tra l'altro Berlusconi è stato condannato per un reato (frode fiscale, che non è semplice evasione, ma vuol dire aver messo in piedi un'organizzazione per frodare il fisco) che dovrebbe risultare particolarmente odioso alla cosiddetta 'gente comune' in un periodo in cui è tartassata dalle imposte e se non riga più che dritta, si trova puntato alla gola il coltello di Equitalia. Uno pensa che il cittadino dovrebbe essere incazzato a morte col superfrodatore impunito, la cui colossale evasione ricade, pro quota, sulla sua testa. Invece no. Mugugna, pazienta. Anzi in molti continuano a votarlo. E' proprio vero quello che dice Etienne de La Boétie, che siamo sudditi perché vogliamo esserlo: “Com'è possibile che tanti uomini sopportino un tiranno (ma al posto del 'Tiranno' si può mettere qualsiasi altro regime, perché per de La Boétie, come per Stuart Mill, ogni potere è di per sé illegittimo, ndr) che non ha forza alcuna se non quella che essi gli danno?”.

Il popolo, si sa, è bue. Paziente come un bue. Ma bisogna stare attenti a non abusare troppo della sua pazienza. Il silenzioso contadino piemontese che per quarant'anni ha zappato pazientemente la terra, subendo nel frattempo ogni sorta di angherie, un giorno, di colpo, senza alcuna apparente ragione, dà una tremenda roncolata al primo che gli capita a tiro. Perché, come dice la Bibbia, “terribile è l'ira del mansueto”.

Massimo Fini

Il Fatto Quotidiano, 5 aprile 2014

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In seguito alle indagini dei Ros la Procura di Brescia ha emesso 24 ordini di cattura, 16 in Veneto, nei confronti di altrettanti indipendentisti, fra cui lo storico leader della Liga, Franco Rocchetta, e uno dei capipopolo dei 'forconi', Lucio Chiavegato, legati in un gruppo denominato 'L'Alleanza', ad altri indipendentismi, in particolare quello sardo. L'accusa è di “terrorismo ed eversione del sistema democratico”. Avevano commesso atti di violenza? No. Erano in possesso di 'armi di distruzione di massa'? Avevano un 'tanko', una specie di carro armato 'fai da te' non molto diverso da quello giocattolo utilizzato dai 'serenissimi' nel 1997 per una manifestazione chiaramente simbolica e dimostrativa, che peraltro costò loro anni di carcere molti di più di quelli che hanno fatto parecchi terroristi assassini, a cominciare dal beato Adriano Sofri, mandante dell'omicidio Calabresi, santificato sia dalla sinistra (La Repubblica) che dalla destra (Panorama) e da quel giornale, Il Foglio, che non si sa che cosa sia tranne che è mantenuto con i nostri soldi.

Nell'azione della Procura di Brescia sembra di rivedere, in piccolo naturalmente, la teoria di George W. Bush della 'guerra preventiva'. Non importa che tu sia potenzialmente pericoloso, basta che lo sia idealmente. Ed ha ragione Matteo Salvini quando dice che a Brescia “si sta facendo un processo alle idee”.

L'indipendentismo è in sé un reato? No. E' anzi vero il contrario visto che nel 1972 è stato solennemente statuito ad Helsinki il principio dell' 'autodeterminazione dei popoli'. Bisogna intendersi su cos'è un popolo. Certo non coincide con lo Stato, altrimenti la stessa dichiarazione di Helsinki non avrebbe senso. Popolo è una comunità, finita all'interno di un qualche Stato, coesa per storia, tradizioni, costumi, socialità, economia e persino clima. E non vi è dubbio che il Veneto abbia queste caratteristiche, come le ha la Sardegna o la Sicilia dove non a caso era nato un forte movimento indipendentista su cui aveva messo gli occhi Gheddafi. E avremmo fatto bene a lasciargliela, la Sicilia, perchè delle due l'una: o Gheddafi avrebbe distrutto la mafia o la mafia avrebbe distrutto Gheddafi. Poi hanno provveduto gli F-35 dei francesi sempre ammalati di 'grandeur' e dimentichi della lezione che gli diede Hitler nel 1940 aggirando la mitica Maginot e arrivando in due settimane a Parigi, proprio nel momento in cui il rais di Tripoli era diventato innocuo e, anzi, un interessante partner commerciale, e non solo, per noi.

Né si può dimenticare che l'Unità d'Italia fu l'opera di un'élite cui il popolo fu totalmente estraneo. Ai plebisciti partecipò 4% della popolazione. Probabilmente allora l'unità era necessaria perchè in tutta Europa si erano formati degli Stati e anche noi dovemmo uniformarci per non finirne stritolati e avevamo quindi bisogno di un bel po' di inconsapevole carne da macello come ci racconta Verga ne 'I Malavoglia' (ma c'è ancora qualcuno che nell'era di 'masterchef' legge Verga?).

Ma passano i decenni, la Storia va avanti, o indietro a seconda dei gusti, e non è detto che ciò che era valido nel 1961 lo sia anche nel 2014. Per me è molto più comprensibile un'Europa delle 'macroregioni' che degli Stati nazionali sempre più agonizzanti e, proprio per questo, sempre più aggressivi al loro interno. Del resto il buon Nietzsche che vedeva lontanissimo definiva lo Stato “il più freddo di tutti i mostri”. Una comunità, sia essa veneta o sarda o sicula, è una cosa, perlomeno, umana.

Massimo Fini

Il Gazzettino, 4 aprile 2014

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Per nulla al mondo vorrei essere il presidente degli Stati Uniti. Non solo perchè non vorrei essere responsabile di alcune decine di migliaia di morti fatti dai miei bombardieri o di decine di assassinii organizzati, col mio consenso, dalla Cia in qualche extraordinary rendition.

Il poveraccio arriva a Roma, la città più affascinante del mondo, per la sua storia, i suoi monumenti, la varietà dei suoi stili architettonici, dal romano antico al rinascimentale al barocco all'umbertino, per il suo ocra, per i suoi grandi parchi, per la sua dolce mollezza e per la sua gente, cinica, scettica, indolente, caciarona, e non solo deve perdere buona parte del suo poco tempo con una testa cava come Napolitano, un volgare ragazzotto fiorentino che si crede indispensabile (monito ricorrente: «lascio la politica») e persino col Papa perchè dalle sue parti ha bisogno dei voti dei cattolici (ma in questo caso Obama ha fregato Bergoglio sulla 'retorica della modestia': gli ha regalato dei semi), ma dalla sua supercorazzata, con finestrini a cinque strati di vetro, seguita da 26 auto di scorta, di tutto questo, in una città blindata, non vede niente. Il poveraccio vuole andare a vedere il Colosseo che, influenzato forse da alcuni film hollywoodiani, immagina sia qualcosa di simile a uno stadio da baseball. Quello che vede è un Colosseo senza turisti, senza ciceroni, senza i finti gladiatori con le spade insanguinate di vernice rossa. Un Colosseo surreale, che non è mai esistito, nè nel presente nè, ovviamente, nel passato. Un plastico. Avrebbe fatto prima a guardarselo per cartolina o, meglio ancora, via Internet. Al poveraccio sarebbe piaciuto andare a cenare la sera in una trattoria romana, in qualche quartiere caratteristico, a Trastevere o a Campo de' Fiori, anche per avere un minimo di contatto con la gente di Roma. Ma vi rinuncia perchè capisce- non è cretino, è solo americano- che attorno avrebbe avuto solo agenti della sicurezza travestiti da comparse di Cinecittà.

E' difficile la vita dei potenti, oggi. Per quanto democratici si teme sempre che ci sia qualcuno che voglia tirargli se non una fucilata, almeno un qualche simbolico, ma pesante, cimelio (in questo caso una riproduzione del Colosseo).

Anni Trenta. Su una delle strade consolari di Roma due macchine, due Appia, guidate entrambe da un uomo, senza altri passeggeri a bordo, cominciano a farsi dei sorpassi azzardati, spericolati, provocatori. I due guidatori fermano le macchine, decisi a fare a cazzotti. Dalla prima esce Fulvio Bernardini, il centromediano della Nazionale, dall'altra Benito Mussolini. Rinunciano a scazzotarsi. Al Duce piaceva andare al mare nella sua Romagna. Prendeva la macchina e guidando da solo per il lungo tragitto si fermava a dormire in una certa trattoria (che esiste ancora, con la sua stanza così com'era allora) subito dopo la splendida gola del Furlo. La mattina riprendeva la macchina e, arrivato a Riccione, indossato il costumone, si cacciava a bagno senza che nessuno gli rompesse i coglioni.

Facciamo retrocedere la moviola di duemila anni. A Nerone, giovanissimo imperatore, piaceva andare la notte, travestito da schiavo, al Ponte Milvio che era uno dei luoghi più turbolenti di Roma. Perchè voleva sentire di persona cosa diceva e pensava veramente la gente (attitudine che non farebbe male ai nostri politici). Qualche volta veniva coinvolto in una rissa e tornava a Palazzo con un occhio nero.

Se Barack Obama vuole conoscere veramente Roma gli consiglierei di tornarci travestito, non da schiavo (quelli stanno a Guantanamo), ma da portalettere.

Massimo Fini

Il Fatto Quotidiano, 29 marzo 2014