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Sono anch'io convinto che il 'metodo Stamina' ideato da Davide Vannoni per gravissime malattie degenerative considerate incurabili sia inefficace. Tuttavia non sono d'accordo con l'accanimento della cosiddetta 'comunità scientifica internazionale' (ma chi sono poi costoro?) nell'escludere tassativamente ogni validità di questo metodo. Perchè toglie la speranza. Ai malati e ai loro familiari. E la speranza è già di per sè una cura. Palliativa finché si vuole, ma una cura. Non ci sarebbero i 'placebo' se non esistesse questo aspetto elementare della psiche umana. «La speranza è l'ultima a morire» dice la saggezza popolare. E Nietzsche: «Amleto, chi lo capisce? Non è il dubbio, ma la certezza che uccide».

Si dice che Vannoni speculi, economicamente, sul dolore dei malati e delle loro famiglie e la solerte Procura di Torino ha aperto un'inchiesta. E' probabile che Vannoni ci marci. Ma allora si dovrebbe mettere ai ferri l'intera chiesa cattolica per quel grande affare che è Lourdes. Sono infatti parimenti convinto che a Lourdes non sia mai guarito nessuno (caso mai il vero miracolo è che da quella calca non si diffondano malattie infettive a catena). Ma non è questo l'importante. Cio' che conta è che Lourdes abbia dato un momento di speranza a milioni di malati.

La tracotante arroganza della Scienza moderna, che si incardina nel solco del pensiero illuminista, sta nella sua pretesa di illuminare tutto Aufklärung, di chiarire tutto, di spiegare tutto. Invece l'uomo ha bisogno anche di chiaroscuri, di zone d'ombra, di irrazionale e di mistero. In una straordinaria pagina de I fratelli Karamazov Dostoevskij fa dire al Grande Inquisitore, il novantenne cardinale di Siviglia che ha appena fatto arrestare Cristo, sprofondandolo nelle segrete di quella città, che è ritornato sulla Terra perchè ritiene che la Chiesa abbia tradito il suo messaggio libertario («Tu non vuoi bene agli uomini perchè hai dato loro il libero arbitrio e non c'è cosa più tormentosa per un essere umano che essere messo di fronte a una scelta. Noi, Chiesa, amiamo gli uomini perchè assumendoci la responsabilità della scelta li abbiamo liberati da questo tormento»): «Oh, ne passeranno ancora di secoli nel bailamme della libera intelligenza, della scienza umana e dell'antropofagia-perchè, avendo cominciato a edificare la loro torre di Babele senza di noi, finiranno anche nell'antropofagia. Ma verrà pure un giorno in cui la fiera si appresserà a noi e si metterà a leccare i nostri piedi e a inaffiarli con lacrime di sangue. E noi monteremo sulla fiera e innalzeremo la coppa e sulla coppa sarà scritto: MISTERO».

Non è sempre necessario sapere. Alle volte è meglio non sapere. La Scienza non

è infallibile come invece pretende di essere (il caso Vannoni è solo un esempio). E se c'è un portato dell'Illuminismo, da cui proprio quella Scienza discende, da conservare è l'esercizio del 'dubbio sistematico'. Ma il dubbio va esercitato innanzitutto su se stessi.

Massimo Fini

Il Fatto Quotidiano, 4 gennaio 2014

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Prendiamo spunto dalla vicenda penale di Berlusconi, ma attribuiamola ad un altro soggetto. Poniamo a un rapinatore che è stato condannato il primo agosto 2013 dal Tribunale di Milano a quattro anni di reclusione per aver svaligiato una banca a mano armata. Tre anni gli vengono condonati per l'indulto. Deve scontarne solo uno. Poichè agosto è mese di ferie per i Tribunali le cose vanno per le lunghe, comunque entro il 15 settembre il rapinatore, che ha più di 70 anni e non puo' essere messo in carcere, deve scegliere fra i 'servizi sociali' e i 'domiciliari'. Ma un po' per la neghittosità del Giudice di Sorveglianza che dovrebbe valutare se il condannato è disposto a farsi 'rieducare' ed è quindi meritevole dei 'servizi sociali' e un po' per la riottosità di costui che rifiuta quell' umiliazione (in fondo è solo un onesto rapinatore, non ha ucciso nè ferito nessuno) a gennaio la procedura non è ancora cominciata. Poniamo inizi ora. La magistratura di Sorveglianza ci mette circa sei mesi per concludere la valutazione. Nella migliore delle ipotesi il nostro rapinatore comincerà a scontare la pena esattamente un anno dopo la condanna. In tutto questo tempo, essendo a piede libero, puo' compiere una decina di rapine.

Ho sempre scritto che il vero problema della giustizia italiana è la lunghezza delle procedure. Il vizio ha origini storiche. Mentre gli anglosassoni hanno preso dal diritto romano, un diritto contadino, pragmatico e veloce, scontando la possibilità di qualche errore, noi abbiamo preso dal diritto bizantino, dalle Pandette di Gaio e Giustiniano, una splendida cattedrale gotica che, attraverso una serie di pesi e contrappesi, di controlli sui controlli, esclude l'errore. Ma poi, in concreto, non è cosi'. Perchè in un processo che si trascina per anni gli avvenimenti diventano sfocati, le carte ingiallite, i testimoni non ricordano più bene e qualche imputato se è messo al sicuro (come Amanda Knox, riparata negli States). Inoltre dopo Mani Pulite il Codice è stato inzeppato, per salvare lorsignori, di leggi cosiddette 'garantiste' che allungano ultriormente la già abnorme durata dei processi. Queste leggi sono fintamente 'garantiste' perchè danneggiano l'innocente, che ha interesse a essere giudicato al più presto, e avantaggiano il colpevole che ha l'interesse opposto: essere giudicato il più tardi possibile o, attraverso la prescrizione, mai.

Nel frattempo in Italia sono state varate pene sempre più severe, feroci, anche per reati risibili (come contro i writers) ma non siamo in grado di applicarle. Una pena non deve essere particolarmente severa nè, tantomeno, 'esemplare'. Ma deve essere certa. Ed è proprio questo che manca in Italia e favorisce ogni tipo di delinquenza (quante volte abbiamo sentito parlare di delitti commessi da pluripregiudicati?).

Torniamo a Berlusconi. In qualsiasi Paese del mondo uno nelle sue condizioni sarebbe sparito dalla scena politica, mentre da noi continua a determinarla. Ma lasciamo perdere, siamo in Italia. Pero' al cittadino comune fa un po' specie vedere che un tale condannato per una colossale frode fiscale puo' evoluire come vuole a sei mesi dalla condanna, mentre lui, il cittadino comune, viene tartassato da ogni parte e strangolato, senza pietà, da Equitalia.

Massimo Fini

Il Gazzettino, 3 gennaio 2014

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Nella conferenza stampa di fine anno un giornalista d'area radicale ha chiesto al presidente del Consiglio se l'Italia non fosse troppo morbida con l'Iran. Letta ha risposto in diplomatichese ma una cosa interessante l'ha detta: “L'Italia puo' essere un buon mediatore con l'Iran perchè entrambi veniamo da grandi culture millenarie e possiamo quindi intenderci”. L'Iran è infatti l'antica Persia. E le vestigia di questa cultura si possono trovare nella plurimillenaria città di Isfahan o a Qom (non a Teheran che, come Tel Aviv, è di costruzione recente). Ma a parte questo, eppero' in sua stretta correlazione, gli iraniani, almeno a partire da un certo livello sociale, sono delle persone colte che non si limitano a sapere a memoria i versetti del Corano. Me ne resi conto quando stavo da quelle parti: la piccola borghesia di Teheran non solo conosceva i nostri maggiori (Dante, Petrarca, Boccaccio) ma in quel periodo (siamo negli anni '80, in pieno khomeinismo) leggeva Moravia e Calvino. Noi della loro cultura letteraria conosciamo, quando va bene, solo Omar Khayyam. E' questa supponenza della 'cultura superiore' (che Letta, gli va dato atto, ha dimostrato di non avere) che infastidisce, soprattutto nel momento in cui questa cultura dovrebbe fare un po' i conti con se stessa e con la lunga striscia di sangue e di violenze, militari, politiche, economiche, che ha alle spalle e non solo alle spalle. Io non riesco a capire su quali basi giuridiche e morali capi di Stato (Obama, Hollande, Cameron) che sono seduti su giganteschi arsenali atomici si possano permettere di impedire all'Iran di farsi il nucleare civile perchè da qui potrebbe, in teoria, arrivare all'Atomica (passare dal 20% di arricchimento dell'uranio, che è quanto serve per il nucleare ad usi civili e medici, al 90% della Bomba è cosa che richiede anni). L'Iran, si dice, fa parte dell' 'asse del Male'. E perchè mai? L'Iran khomeinista non ha mai aggredito nessuno, semmai è stato aggredito, dall'Iraq di Saddam Hussein che gli occidentali hanno sostenuto finchè gli faceva comodo, scippando a Teheran una vittoria che si era legittimamente conquistata sul campo di battaglia. L'Iran, si dice ancora, fomenta il terrorismo internazionale. Non se ne ha alcuna prova. Mentre è certo che il Mossad ha assassinato, in Iran, quattro scienziati che si stavano occupando del nucleare (immaginiamoci cosa sarebbe successo a parti invertite). L'Iran è una Teocrazia. Embè? Non tutti i Paesi sono obbligati a essere delle Democrazie. In ogni caso la teocrazia se non è una democrazia non è nemmeno il governo di un solo uomo, è un regime molto più articolato che non puo' essere messo sullo stesso piano delle dittature dei Somoza, dei Pinochet, dello stesso Saddam che l'Occidente, americani in testa, ha vergognosamente sostenuto e a volte imposto (vero mr. Kissinger?).

L'Iran, a differenza di Israele, ha firmato il Trattato di non proliferazione nucleare, ha accettato le ispezioni dell'Aiea e, nelle trattative in corso, si dimostra disponibile a subirne altre ancora più intrusive e capillari, purchè sia salvaguardato il suo elementare e sacrosanto diritto a farsi il nucleare per usi civili.

Cosa vogliamo ancora? Forse se la smettessimo di considerarci il Bene anche il Male sarebbe meno aggressivo e diffidente nei nostri confronti.

Massimo Fini

Il Fatto Quotidiano, 28 dicembre 2013