In Sud Sudan, Stato nato due anni fa dalla secessione dal Sudan, è in corso una guerra civile fra l'esercito leale al presidente Salva Kiir, di etnia Dinka, che dispone di carri armati, e i ribelli che fanno capo all'ex vicepresidente Riek Machar, di etnia Nuer, che rispondono a colpi di kalashnikov. I morti sono migliaia.
I Nuer sono un popolo nilotico, di staordinaria bellezza, che vive nelle paludi e nelle vaste savane del Sudan meridionale e che negli anni Trenta, quando l'antropologo inglese Evans-Pritchard lo studio' stando a lungo sul posto, costituivano una di quelle 'società acefale' o 'anarchie ordinate' non rare un tempo nel Continente Nero. Pritchcard infatti cosi' li descrive: «E' impossibile vivere fra i Nuer e immaginare dei governanti che li governino. Il Nuer è il prodotto di un'educazione dura ed egalitaria, profondamente democratico e facilmente portato alla violenza. Il suo spirito turbolento trova ogni restrizione irritabile, nessuno riconosce un superiore sopra di sè. La ricchezza non fa differenza. Un uomo che ha molto bestiame viene invidiato, ma non trattato differentemente da chi ne possiede poco. La nascita non fa differenza. Ogni Nuer considera di valere quanto il suo vicino». I Nuer non avevano contatti con altri popoli (al Nuer, per vivere, bastava l'orgoglio di essere un Nuer) tranne che con i contigui Dinka. Poichè sono un popolo guerriero ogni quattro o cinque anni facevano delle razzie fra i Dinka i quali li ripagavano rubandogli il bestiame. Per questa faccenda avevano creato anche un mito fondativo: in origine il Dio aveva dato una vacca al Nuer e un vitello al Dinka, ma di notte il Dinka, imitando la voce del Nuer, si era preso la vacca e il Nuer, scoperto il furto, si era fatto resituire la vacca a colpi di zagaglia. Questo era l'equilibrio che avevano trovato. Tanto che quando nel 1880 arrivarono gli inglesi e vollero impedire le razzie dei Nuer i primi a lamentarsene furono i Dinka. Durante le razzie i Nuer uccidevano qualche Dinka (pochi perchè quelli se la davano a gambe) e altri li facevano prigionieri. Il prigioniero veniva trattato con grande rispetto, il suo carceriere non poteva nemmeno ordinargli di portargli un bicchiere d'acqua. Dopo un periodo di quarantena il Dinka veniva integrato e diventava un Nuer a tutti gli effetti. Racconta ancora Pritchcard: «Se chiedevi a qualcuno 'Senti, ma quello là è un Nuer-Nuer o un Nuer-Dinka?' Si rifiutava di risponderti».
Com'è che da questa realtà a suo modo straordinaria (libertà e uguaglianza messe insieme, una bella lezione per le supponenti democrazie occidentali) si è arrivati a quella odierna? Le ragioni sono sostanzialmente due. L'erezione a Stato nel 1956, del territorio del Sudan con la conseguente radicalizzazione in senso integralista-musulmano del Sudan del Nord che ha cercato di imporre, con i mezzi che ha uno Stato, il suo cupo credo alle popolazioni animiste del Sud che hanno reagito con una guerra civile durata quarant'anni e combattuta non certo a colpi di zagaglia (tutti vendono armi a tutti, non olet).
La penetrazione occidentale, simboleggiata dagli abiti dei suoi leader, Kiir e Mochar, vestiti in giacca e cravatta, il primo addirittura con in testa un cappello da cowboy, ha distrutto l'armonia, gli equilibri, la mentalità, la cultura su cui vivevano, da millenni, queste popolazioni tribali. E cosi' al posto delle innocenti e liberatorie scaramucce di un tempo oggi abbiamo mille morti al giorno.
Massimo Fini
Il Gazzettino, 27 dicembre 2013
L'Europa unita è nata male. Doveva essere prima politica e poi economica. Questo la sapevano benissimo Adenauer, De Gasperi, Spaak che, nel dopoguerra, ebbero quell'idea. Ma sapevano altrettanto bene che gli americani non glielo avrebbero permesso. Del resto Washington si è sempre messa di traverso a ogni tentativo, in qualunque forma fosse espresso, di costituire un'unità europea. Quando a metà degli anni Ottanta Francia e Germania provarono a mettere in piedi un esercito franco-tedesco che doveva essere il primo nucleo di un esercito europeo, senza il quale non sarà mai possibile un'Europa veramente indipendente, gli americani si opposero e mandarono in fumo il progetto.
L'Europa quindi, attraverso lunghe e difficili tappe, si è formata come unione economica e, dal 2002, anche monetaria. E l'unione monetaria, priva di un centro politico formalizzato e legittimato, ha provocato problemi seri in vari Paesi. Ma è grottesco il tentativo dei partiti di scaricare, chi in maggior misura, la cosiddetta destra, chi in minore, la cosiddetta sinistra, il montante disagio italiano sull'euro e sull'Europa. I primi responsabili di quel disagio siamo noi e principalmente proprio quei partiti che oggi se ne lagnano o tentano di cavalcarlo. Deriva da trent'anni di una politica dissennata e malavitosa della nostra classe dirigente. Dalle pensioni di vecchiaia fasulle, dalle pensioni di invalidità false, dalle pensioni baby, dalle pensioni d'oro elargite negli anni Ottanta per ragioni clientelari e di scambio di voti. Dal sistema mafioso delle tangenti che, secondo i calcoli prudenziali di Giuliano Cazzola, ci è costato 630 miliardi, un quarto di quel debito pubblico che oggi è la principale causa delle nostre difficoltà in Europa. Mani Pulite fu l'ultima occasione. Il dernier appel. Ma non fu ascoltato. Al contrario, i magistrati divennero i veri colpevoli e i ladri le vittime. Cosi' le ruberie pubbliche sono continuate nelle forme più vergognose e umilianti e sono all'origine, come ha ammesso lo stesso Napolitano, di una protesta sempre più dilagante (astensione, grillismo, 'forconi').
Lunedi' sera nel salotto di 'Porta a Porta' c'erano Alemanno, Salvini, la Serracchiani oltre a Marcello Sorgi. La solita 'compagnia di giro' di politici e giornalisti complici. Ma Vespa ha avuto l'imprudenza di sentire, sia pur in collegamento, il contadino Danilo Calvani il leader del 'movimento 9 dicembre' il quale a ogni tentativo dell'insetto, come lo chiama Travaglio, di fare il pompiere («Fate proposte concrete. Cosi' non otterrete niente, nemmeno le dimissioni di un usciere») rispondeva invariabilmente: «Tutti a casa. Del resto parleremo dopo»). Ho cambiato canale e ho sentito Nichi Vendola parlare di «un miliardario che sfrutta il disagio della povera gente». Pensavo si riferisse a Berlusconi. Parlava invece di Grillo. Il movimento di Grillo è nato prima della protesta popolare, l'ha semplicemente anticipata e non sfrutta assolutamente nulla perchè ne fa parte. Il 'miliardario' Grillo ha una casa sulle colline di Genova e un'altra sotto Cecina nella parte meno prestigiosa del litorale toscano, belle case indubbiamente ma niente di sesquipedale e comunque frutto di decenni di un lavoro di successo, cosa che non si puo' dire di Vendola che è parlamentare dal 1992. Anche Nichi Vendola è uno di quelli da rottamare. «Tutti a casa».
Massimo Fini
Il Fatto Quotidiano, 21 dicembre 2013
Il Conformista di due settimane fa (6/12) era stato intitolato «Uomini ridotti a chip è questo il rischio della scienza estrema». Era un'ipotesi. Adesso è un fatto. O quasi. Domenica scorsa Rai2 ha mandato in onda un programma, 'A come Avventura', in cui si dava conto in termini entusiastici di studi, assai avanzati, degli scienziati del mitico MIT per inserire nel cervello un chip che ci permetterà di controllare le nostre emozioni, ira, gelosia, stress, ansia, e di ricondurle a livelli 'accettabili'. E' l'ossessione della Scienza di creare l'uomo perfetto, del Doctor Frankenstein. Un Superuomo che non soffra, nè fisicamente nè esistenzialmente. Solo che questo Superuomo si rivela, a conti fatti e del tutto contradditoriamente, un normotipo, omogeneo, omolagato: se tutti siamo perfetti non c'è più alcuna diversità fra di noi. Senza contare che di questi chip inseriti nei nostri cervelli potrebbe impadronirsi un Grande Fratello manovrandoci a suo piacimento.
Aldous Huxley ne 'Il mondo nuovo' aveva immaginato che il Potere, per acquietare gli individui e renderli disponibili e docili, gli avesse indotti a masticare quotidianamente il 'soma', una sorta di betel, una droga soft, cosi' soft da non essere avvertita come tale. Ci aveva azzeccato in pieno: basta sostituire il termine 'soma' con 'consumo'.
Comunque sia qui non siamo in un romanzo di fantascienza o nel laboratorio di uno 'scienziato pazzo' alla Frankenstein ma nel 'sancta santorum' della Scienza e della medicina tecnologica. Sono inoltre arrivati a conclusione altri studi per rimuovere dalla nostra memoria esperienze dolorose. E questo è anche più inquietante del Doctor Frankenstein. Perchè l'esperienza del dolore è formativa («Ogni malattia che non uccide il malato è feconda» scrive Nietzsche) ed è pedagogica e indispensabile per evitare guai peggiori. Se il bambino mettendo la mano sul fuoco non sentisse dolore se la brucerebbe.
A me sembra che questa scienza, autoreferenziale, innamorata di sè, stia diventando il nostro maggior pericolo. Perchè nella sua ansia di perfezione tende a togliere all'uomo tutto cio' che ha di umano. L'uomo, ogni uomo, è un impasto di Bene e di Male, di salute e di malattia, di inquietudine e di serenità, di dolore e di felicità, di ansia e di quiete, e tutti questi elementi sono inscindibili, l'uno non esisterebbe senza l'altro («ognuno di questi opposti mutandosi è l'altro e a sua volta l'altro mutandosi è l'uno», Eraclito).
Poichè c'è nell'aria, anche senza il bisogno di ricorrere a chip ficcati nel cervello, questa tendenza all'omologazione universale, a fare di ogni uomo un normotipo, al 'politically correct' esistenziale spinto fino al ridicolo (adesso sono stati istituiti pure 'corsi di addestramento per padroni di cani e gatti'), all'astrazione perfezionista di origine protestante e nordeuropea, insomma a cavarci il poco sangue che ci è ancora rimasto nelle vene, io provo un certo sollievo, lo confesso, quando sento di un delitto dovuto a qualche incomprimibile impulso. Vuol dire che, nonostante tutto, sotto questa gelida tecnorealtà, la vita, sia pur volta al negativo, scorre ancora.
Massimo Fini
Il Gazzettino, 20 dicembre 2013