Qualche giorno fa in via Domenico Capitelli, nel centro di Napoli, una donna è vittima di un tentativo di scippo da parte di un malvivente che a bordo di uno scooter cerca di strapparle la borsetta. Lei resiste, il malintenzionato perde il controllo e cade a terra. Intorno i passanti assistono indifferenti alla scena. Solo un giovane clochard, seduto a mendicare, scatta d'istinto, rincuora la donna in stato di choc, prende a male parole l'aggressore finché è a terra e quando costui risale sullo scooter tenta di stopparlo, senza peraltro riuscirci. Dirà poi il mendicante, un senegalese di nome Benjamin, ai giornalisti che già lo definiscono un 'eroe': «Non ci trovo nulla di strano. Quando vedi qualcuno in difficoltà ti viene naturale cercare di aiutarlo».
Sulla A4, fra i caselli di Dalmine e Bergamo, una macchina perde il controllo, va a sbattere contro il guard rail e resta ferma nel bel mezzo di quell'autostrada trafficatissima. A bordo c'è una bambina di otto anni gravemente ferita. Sopraggiunge un Tir. Il camionista capendo che l'auto ferma corre il rischio di essere presa in pieno da altre macchine mette il suo mezzo di traverso per proteggerla. Aspetta che arrivino polizia e ambulanza, poi se ne va. Il camionista, subito ribattezzato 'l'Angelo della strada', verrà rintracciato il giorno dopo. E' un rumeno di 29 anni, Ion Purice.
A Cagliari una donna di mezz'età inciampa sui gradini di un parcheggio, capitombola, batte la testa, perde sangue. Dall'altra parte della strada tre uomini hanno visto tutto, ma non alzano paia, entrano in un bar. La donna, tamponandosi il sangue con un fazzoletto, chiede aiuto a una distinta signora che ha appena parcheggiato. «No, ho fretta». Si avvicina una extracomunitaria, forse una prostituta, «Ti hanno picchiata o sei caduta?». Le sta vicina, la conforta e aspetta con lei il taxi che la donna ha chiamato.
A Bollate, nell'hinterland milanese, una ragazzina di 16 anni ne aggredisce una di 14, pare per motivi di gelosia. La prende a schiaffi e pugni, la afferra per i capelli, la trascina a terra dove la prende ancora a calci, anche in testa. La vittima grida, chiede disperatamente aiuto. Intorno i ragazzi, maschi, non intervengono, incitano anzi la 'bulla', ridono, scherniscono la vittima, battuta e umiliata. E' una scena che abbiamo visto tutti in Tv.
Che cosa ci raccontano queste storie? Che noi italiani abbiamo perso vitalità, istintualità, coraggio, solidarietà, valori elementari, antropologici. Immersi nella grascia del benessere, timorosi di tutto, non siamo disposti a rischiare nulla. Nevrotizzati, non siamo disposti a dare nulla («No, ho fretta»).
Negli anni '50 noi ragazzini, divisi per bande, ci prendevamo a botte quasi tutti i giorni. Prima, per quel che mi riguarda, nella periferica via Washington, poi nella più elegante zona Repubblica che pero' era adiacente all' 'isola di Milano', un 'terrain vague' adattissimo a quelle zuffe. Pero' c'erano delle regole. Solo cazzotti, niente calci. Se il 'nemico' cadeva a terra non lo si poteva più toccare. Se la cosa pareva più grave del solito ci fermavamo tutti per soccorrerlo, come si fa oggi sui campi di calcio quando un giocatore si fa male seriamente. Finchè ho vissuto in periferia episodi di 'bullismo' non ne ho visti, in Repubblica qualche volta si', da parte dei cosiddetti 'figli dei giornalisti' (i giornalisti avevano fatto una piccola speculazione sapendo che di li' a poco in quella zona sarebbe sorta la 'city'). Ma in linea generale la regola era che il più debole va protetto. E chi si azzardava a schernirlo prendeva un sacco di botte. Era la nostra 'educazione sentimentale', fatta sulla strada. Insomma ragazzini o adulti che fossimo avevamo un'etica, magari rozza, ma un'etica. Ma quella era un'altra Milano. E un'altra Italia.
Massimo Fini
Il Gazzettino, 14 febbraio 2014
Marco Travaglio (Il Fatto, 4/2) ha fatto un monumentale e formidabile 'excerpta' degli insulti di cui è stato ricoperto Grillo proprio da parte di coloro che oggi si scandalizzano per le allusioni 'sessiste' nei confronti della Boldrini. Fino a ieri quando si era a corto di argomenti si cercava di annullare l'avversario politico dandogli del 'fascista'. Ora non basta più. Scrive Giuliano Ferrara: «Beppe Grillo è semplicemente un nazista...è il Führerprinzip incarnato... un fuorilegge della democrazia... un mostro antidemocratico». Come ci si deve comportare con un soggetto del genere? «Deve essere sepolto sotto una valanga di indifferenza e di superiorità morale... facciamoglielo sentire addosso l'alito sputazzante della società civile». Poi si comincia ad avvicinarsi al sodo. «La sua operatività politica, la sua dignità di interlocutore della grande stampa e delle televisioni e dei partiti» sarebbe inconcepibile «in una vera democrazia costituzionale». Quindi si arriva ad invocare l'intervento dello Stato, delle Istituzioni e, insomma, della pula e della magistratura. «Grillo dovrebbe essere bandito dalla scena pubblica, con metodi rigorosi ed estremi. Dovrebbe essere inseguito dal disprezzo agente, non inerte, delle Istituzioni».
E' curiosa quest'ultima versione del proteiforme Ferrara. Accusa Grillo di essere un nazifascista e poi suggerisce di bandirlo dalla vita pubblica «con metodi estremi», che è quanto hanno sempre fatto i totalitarismi nei confronti degli oppositori. Si appella all' «alito sputazzante della società civile» quando ha sempre disprezzato la stessa dizione di società civile. Ci parla addirittura di morale quando costui, che è stato prima comunista, poi craxiano (il che non vuol dire essere stato socialista) e infine berlusconiano, è da decenni che ci spiega che la morale in politica non esiste, è roba per ingenui o per deficienti. Se noi chiediamo il rispetto della legge anche per lorsignori siamo moralisti, forcaioli, manettari. Se le manette le invoca lui è «superiorità morale». Basta, siamo arcistufi di questi giochetti delle tre tavolette. Non siamo in via Prè e non siamo nemmeno cosi' cretini come ci fa il Ferrara che gode fama di grande intelligenza. Ma l'intelligenza non è cosa astratta, va dimostrata nei fatti. Questo intellettuale raffinatissimo non ha mai scritto un libro, ha condotto programmi televisivi disastrosi (uno, sul sesso, figuriamoci, chiuso dopo tre puntate), messo a dirigere Panorama è riuscito in poche settimane a distruggere, dimezzandone le copie, il miracolo di Andrea Monti che per sette anni era stato cosi' abile da non far capire ai lettori del settimanale 'di sinistra, che più di sinistra non si puo' ' che era passato nelle mani di Berlusconi, e oggi dirige un giornale molto prestigioso che vende meno della Gazzetta di Peretola.
In realtà questa alleanza trasversale contro Grillo, di cui il florilegio di Travaglio dà ampiamente conto, che mette insieme, per sintetizzare, Eugenio Scalfari e Giuliano Ferrara, nemici acerrimi da sempre, dice una cosa sola: che tutti coloro che son ben incistati, da anni, da decenni, in questo regime hanno una paura birbona del Movimento 5Stelle. «Grillo vuole abolire i partiti» strilla, scandalizzato, Ferrara. Certamente. Perchè la partitocrazia è l'esatto contrario della democrazia, del pensiero liberaldemocratico che intendeva valorizzare meriti, capacità, potenzialità dell'individuo contro le lobby, di cui i partiti sono oggi la massima, anche se non unic a, espressione.
Per finire in bellezza Ferrara twitta: «Grillo fa dichiarazioni da puttaniere, dimostra di avere un pisello piccolo». Beppe ha una moglie, Parvin, bella e affascinante e quattro figli.
Massimo Fini
Il Fatto Quotidiano, 8 febbraio 2014
Mentre in Italia ci si estenua polemizzando per giorni sugli eccessi verbali dei post di Grillo, dei grillini, del loro blog, contrastando questa deriva con altri eccessi, se possibile ancora più grotteschi, definendo Grillo «semplicemente un nazista», come fa Giuliano Ferrara sul Foglio ('nazista' è un termine che ha un significato preciso e per non usurarlo, e quindi svilirlo, andrebbe usato con cautela e a proposito, tanto che nello stesso Israele si sta pensando di proibirne, proprio per questi motivi, ogni utilizzo che «esca dall'ambito storico») o instaurando paradossali paragoni fra l'incendio di 20 mila volumi perpetrato nel 1933, davanti al Reichstag, dai giovani nazisti della Lega degli studenti guidati da Goebbels e il libro di Augias buttato nel caminetto da un certo Francesco Neri di Zagarolo, grillino presunto, mentre la presidente della Camera, Laura Boldrini, minacciata sui blog di stupro virtuale, in una telefonata a Massimo Giletti bolla i grillini come «eversori» e replica in una comparsata da Fabio Fazio a Che tempo che fa, e il premier, il segretario del Pd, alcuni ministri, autorevoli esponenti dell'opposizione twittano ossessivamente, sbertucciandosi l'un l'altro in diatribe senza fine che poi rimbalzano e controrimbalzano nei circa trenta talk show delle Reti televisive, per cui anche il cittadino che abbia la voglia e la pazienza di seguire la politica nazionale finisce per non capirci più nulla (apparterro' a un'epoca pleistocenica ma a me pare che i rappresentanti delle Istituzioni dovrebbero esprimere le loro opinioni e parlare in Parlamento, che proprio per questo cosi' si chiama, piuttosto che nei social network) ci pensa l'Unione Europea a riportarci bruscamente alla realtà. Secondo il Rapporto della Commissione europea la corruzione in Italia pesa 60 miliardi, esattamente la metà di quanto costi in tutti i 28 paesi dell'Unione presi complessivamente (120 miliardi). Quattro imprese su venti falliscono per i mancati pagamenti della Pubblica Amministrazione. Dopo averci dato, per pura cortesia diplomatica, un contentino affermando che qualche piccolo miglioramento lo abbiamo fatto, Bruxelles avanza denuncie pesantissime forse mai formulate in termini cosi' duri nei confronti di uno Stato membro dell'Unione: «Troppi i conflitti d'interesse, leggi 'ad personam' e giustizia lenta. Oltre 30 componenti del passato Parlamento sono stati o sono indagati per corruzione o finanziamento illecito ai partiti». Che anche Bruxelles sia in mano ai grillini? Da un altro sondaggio, sempre europeo, risulta che il 97% degli italiani pensa che «la corruzione sia dilagante» nel nostro Paese. E qui sta il nocciolo della questione. Il problema non è Grillo, non sono le volgarità da blog. Il problema è il crescente e 'dilagante' disprezzo (al 25% conquistato dai grillini alle ultime politiche va aggiunto il fenomeno, ancor più significativo anche se senza voce, dell'astensione che è vicina al 50%) per una classe politica e dirigente che non solo non ha arginato la corruzione ma ne è la principale protagonista, con inevitabili ricadute su una parte (non tutta) della popolazione. Il fatto è che i partiti, per quante 'facce nuove' cerchino di presentare, non sono in grado di riformare se stessi e di ricondursi nel ruolo, limitato, che la Costituzione assegna loro (art.49). Perchè la crisi non è di uomini ma di sistema, un sistema di malgoverno, di corruzione, di ruberie, di occupazione arbitraria di ogni spazio di libertà che affonda le sue radici in almeno trent'anni della nostra storia. Ecco perchè ogni contestazione assume le forme della lotta e della violenza 'antisistema'. Violenza che per ora è solo verbale, ma che se la crisi economica si accentua ancora un po' potrebbe sfociare in una violenza fisica di massa.
Massimo Fini
Il Gazzettino, 7 febbraio 2014